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Lo sdegno del mondo per la «carneficina» a Gaza. L’Onu chiede un’inchiesta indipendenteIn coppia con Francesco Marsaglia,èGiovanniTocciilcampionedituffivenutodallacittàinvestimenti il calabrese ha conquistato un inedito secondo posto nella specialità del sincronizzato da 3 metri, alle spalle della Cina. Una storia iniziata dalla piscina di Campagnano, dove le tavole per tuffarsi furono costruite in modo improvvisato con delle travi abbandonate nel cantiere Alzando il naso all’insù, col riverbero dell’acqua che si mescola all’azzurro di questa “primavera” di febbraio si può fantasticare di stare a Doha e non a Cosenza. Dove i trampolini della piscina comunale del quartiere Campagnano, poco più avanti della caserma dei bersaglieri da poco partiti per il Kosovo, danno le spalle all’unico grattacielo della città, la Torre Skyline.Le originiGiovanni Tocci cominciò proprio qui. Ma lo Skyline ancora non c’era, né nessuno a Cosenza avrebbe scommesso una lira sul nuoto o, peggio, sui tuffi. Perché questa è terra di lupi della Sila, di pallone, di mitiche battaglie sul campo della “Morrone” e le galoppate addirittura del Napoli contro i rossoblù in Serie B, prima dello Stadio “San Vito” poi ribattezzato “Gigi Marulla”.Ed è umanità di montagne, di neve e di camini dove arrostire patate sotto la cenere, più che di acqua e mare, Cosenza, seppure il Tirreno non disti che una mezz’ora di macchina dal capoluogo a nord della Calabria.Sulla testa di Francesco Manna, presidente della Asd Aqa Academy, sopra lo squalo che è simbolo della società sportiva (quella che ha in A1 la squadra femminile di pallanuoto) ci sono invece tutte le mascotte che Giovannino ha portato a casa, dalle Olimpiadi di Rio 2016 fino a Tokyo 2020 e i recenti Europei di Roma.Anche stamattina si tuffa, impegnato ai Mondiali degli sport acquatici del Qatar con le eliminatorie dai 3 metri, dopo che domenica scorsa lui e il romano Lorenzo Marsaglia hanno regalato all’Italia uno storico argento nel trampolino sincro dei 3 (la prima vinta dagli azzurri in questa specialità e la prima della competizione in corso), eguagliando la medaglia d’argento mondiale al femminile di Cagnotto e Dallapè, dietro a una irraggiungibile Cina, ottenendo così un pass per l’Olimpiade di Parigi, dove già sono qualificati per la gara individuale. Lorenzo Marsaglia e Giovanni TocciArrangiarsi«Se penso a tutto questo, davanti ai miei occhi ho quelli di mio padre. Di quando tornava a casa contento sciogliendosi, lui, omone duro dal cuore d’oro, abbracciando mia madre Adele Rosella», racconta Francesco. Senza i trampolini di Giancarlo Manna, morto nel 2018, a quest’ora chissà dove sarebbe stato Giovanni. Certamente non a Doha. Imprenditore visionario se pensiamo, appunto, alla storia sportiva (e no) di questa città, lasciò il calcio, da presidente del Rende che militò in C1 e vicecampione d’Italia nelle giovanili, per l’acqua.La grande piscina di Campagnano era già stata costruita, era il 1978. Pochi anni più tardi Manna e Gaetano Aceti, detto Nino, istruttore di nuoto, che allenò poi a lungo Tocci prima dell’arrivo dell’ucraina Ljubov Basrukova – la coach che lo prese sotto la sua ala («non senza dispiacere per Nino, che si sentì messo da parte, ma mio padre aveva bisogno di un tecnico internazionale», chiarisce il presidente), seguendone il percorso fino ai successi mondiali, e che da un paio di anni allena La Triestina Nuoto – scoprirono i tuffi.«Prendiamo quelle tavole. Faranno da trampolini», disse una mattina Manna a Nino. Da lì alle piroette dei ragazzini in piscina fu un attimo. Giancarlo Manna che fa da contrappeso è, poi, genuina epica. «Le tavole, rimasugli del cantiere, le piazzavano sul gradino a bordo piscina. Papà si sedeva su, tenendole ferme alla base, in modo che gli atleti potessero allenarsi saltando in acqua», ricorda Francesco.Tra questi, sarebbe arrivato anche Giovanni Tocci. «Non saltava mai un allenamento», dice, «gli altri pensavano alla pizza, lui soltanto ai tuffi. Un campione da sempre. Un campione come uomo, e anche già da bambino».Andò avanti per un po’ anche per lui con quelle assi rimediate. Finché Giancarlo Manna si presentò un giorno in federazione a Roma, tornandosene in Calabria con i trampolini elastici. Oggi eccola lì, la grande piscina da cinquanta metri scoperta, le piattaforme e i trampolini da un metro, tre, cinque, sette e mezzo e dieci, questo adibito a fare i tuffi in doppio.Giovanni torna spesso a Cosenza, pur allenandosi a Roma con Oscar Bertone, ct della nazionale. «Certo potrebbe farlo da noi, se avessimo una struttura degna dei successi che abbiamo ottenuto in questi anni», lamenta il presidente.Le carenzeManca la palestra dei tuffatori, la cosiddetta “buca”, una vasca senz’acqua riempita da quadrati di spugna. Manca la copertura alla piscina esterna. Occorrerebbero 200 milioni. Il comune di Cosenza, proprietario dell’impianto, sonnecchia. Idem la regione. Ma in quelle stanze manca un talento visionario, alla Giancarlo Manna, per comprenderne l’importanza sociale in una terra come questa.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediValerio Giacoia
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