Carcere di Salerno, continue aggressioni agli agenti e violenzeIncidente a Cernusco, morto Vito Cascella: l'assistente dei Modà aveva 47 anniSciopero della fame da febbraio: detenuto in 41bis chiede suicidio assistito
Tragedia in Friuli, morti due finanzieri durante cordata: aperta un'inchiestaI pochi dati esistenti dimostrano che è falso che il giudice sia appiattito sul pm: circa la metà dei processi in dibattimento con rito ordinario e addirittura i due terzi per le opposizioni a decreto penale di condanna finisce con una pronuncia di assoluzione o di non luogo a procedere. Separando le carriere esalteremmo una deriva con pm che mostrano una crescente insofferenza al controllo del giudice: avremmo un giudice più debole a fronte di un pm che impersonificherà la volontà punitiva di una società sempre più incattivita. Questo scenario sarebbe garantista?criptovalute A me sembra esattamente il contrario. Interventi sono necessari ma devono andare in una direzione radicalmente opposta, quella di unire e non di separare. Continuiamo ad inseguire parole magiche d’un tratto capaci di risolvere i problemi che da decenni affliggono il nostro sistema. Uno di questi è la riforma della giustizia, su cui in astratto nessuno può dirsi contrario, ma che quando viene declinata in concreto dimostra troppe volte o la sua modestia o la sua valenza fondamentalmente ideologica e propagandistica. Si dimentica che negli ultimi quindici anni abbiamo avuto una complessiva riforma ordinamentale con i decreti legislativi del Ministro Castelli del 2005 e del 2006 (solo parzialmente modificati dal Ministro Mastella), la riforma della giustizia appunto. Riforma che però non è stata evidentemente risolutiva se oggi ci troviamo di nuovo a dover riaffrontare il problema. Ed anzi a dover rimediare ad alcuni drammatici effetti che proprio quella riforma ha innescato quali i rapporti di potere personalistici all’interno del Csm e il carrierismo nella magistratura. La realtà è che quando si parla di riforma della giustizia in generale ci si riferisce ad intervenire su due settori quali l’ordinamento giudiziario e le regole processuali, che sono importanti, ma che non sono determinanti, dovendosi invece affrontare anche le modalità organizzative, le priorità nell’investire risorse, le pratiche e la governance degli uffici giudiziari. Il problema è che è molto più facile lanciare parole magiche con la pretesa che di per sé risolvano i problemi, rispetto ad affrontarli in concreto con pazienza, umiltà e conoscenza della realtà degli uffici giudiziari e dell’avvocatura. Servono (anche) riforme normative, ma soprattutto investimenti mirati, interventi organizzativi, formazione e accompagnamento allo change management. Nulla è di per sé risolutivo, bisogna operare su più canali con una visione complessiva ed una strategia condivisa. Separazione delle carriere La separazione delle carriere è uno dei mantra che viene spesso presentato come risolutivo di alcuni dei mali della giustizia, ma che in realtà rischia di essere un poderoso boomerang con effetti del tutto opposti a quelli che almeno alcuni dei proponenti si propongono. Ci viene raccontato, spesso in buonissima fede, che con la separazione delle carriere tra giudicanti e requirenti il giudice verrebbe liberato da ogni legame con il pm e ciò lo renderebbe più libero e indipendente di decidere. Ciò come se oggi i giudici fossero condizionati dall’operato dei pm. I pochi dati esistenti dimostrano come la vulgata di un giudice appiattito sulle richieste del pm sia del tutto falsa: circa la metà dei processi in dibattimento con rito ordinario (il 50,5 per cento) e addirittura i due terzi per le opposizioni a decreto penale di condanna (67,1 per cento) finisce con una pronuncia di assoluzione o di non luogo a procedere. (Fonte Relazione per l‘inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2021 del Presidente della Corte di Cassazione Pietro Curzio). E i pochissimi dati relativi all’accoglimento o rigetto delle richieste di misure cautelari da parte dei Gip parlavano di circa un quarto delle richieste non accolte (fonte Bilancio Sociale del Tribunale di Milano 2013). Il rischio del pm superpoliziotto La realtà è diversa: separando le carriere esalteremmo una deriva di cui abbiamo già qualche sintomo con pm che mostrano una crescente insofferenza al controllo del giudice ed un’enfatizzazione del momento delle indagini preliminari e delle ipotesi accusatorie. Avremmo un giudice più debole a fronte di un pm che impersonificherà la volontà punitiva di una società sempre più incattivita. Non dobbiamo illuderci: il rischio è di produrre un pm superpoliziotto, molto più forte del giudice, soggetto ai richiami dell’allarme sociale e alle pressioni dell’opinione pubblica, attento più al risultato da perseguire che alle garanzie. Se a questo uniamo il perverso connubio che si può facilmente creare tra prospettazioni accusatorie, mass media e social arriveremmo ad un pm potentissimo e sostanzialmente incontrollabile. Nessuno oggi ha il coraggio di augurarsi un pm sottoposto all’esecutivo, ma se si imbocca questa strada è facile preconizzare che nel giro di pochi anni questo passaggio sarebbe auspicato da molti, in modo da non avere un organo sostanzialmente incontrollabile. No alla gerarchizzazione Non è neppure pensabile di risolvere il tutto con una forte gerarchizzazione verticale in capo al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione per poi scendere ai Procuratori Generali presso le Corti di Appello, per arrivare ai Procuratori della Repubblica e ai singoli sostituti. Sarebbe una sorta di militarizzazione che, come ci insegna l’esperienza di questi anni, che già hanno visto una forte gerarchizzazione degli uffici (comunque autonomi), si rivelerebbe fallimentare. Un’autonomia del singolo pm nella gestione della fase delle indagini, ed ancora più dell’udienza, è inevitabile. Il ruolo del procuratore, necessario per assicurare una uniformità di indirizzo dell’Ufficio, può essere efficace e porta risultati solo quando si basa su scelte trasparenti e condivise e non con mere imposizioni. Questo scenario sarebbe garantista? A me sembra esattamente il contrario. Interventi sono necessari ma devono andare in una direzione radicalmente opposta, quella di unire e non di separare. Formazione e coordinamento A partire dalla formazione che deve essere comune e unitaria per tutti coloro che aspirano a professioni giuridiche (tramite nuove Scuole di specializzazione comuni a numero chiuso obbligatorie come era previsto in origine o attraverso un V anno di università a numero chiuso destinato unicamente a chi voglia accedere a professioni giuridiche) per creare un’osmosi ed una cultura comune. E poi un forte coordinamento tra procure e tribunali, con l’interlocuzione dell’avvocatura, per far sì che i progetti organizzativi di Procure e Tribunali (le tabelle), non si muovano su piani distinti, ma siano un unico progetto coordinato e sinergico che sia compatibile con le risorse esistenti, con le esigenze dei territori, capace di fare i conti con continuità e trasparenza con risultati ed esiti. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediClaudio Castelli Presidente della Corte d'appello di Brescia
Gli cade il ciuccio in giardino: bimbo di 2 anni avvelenato da topicidaOmicidio Vera Schiopu, i dettagli che hanno smascherato il finto suicidio
Venezia: donna taglia il pene del compagno dopo un litigio
Michela Murgia, il discorso emozionante di Chiara Valerio al funerale: "Parlerò di lei solo al futuro"Andrea Purgatori, dall'autopsia emergono tumore avanzato e metastasi in tutto il corpo
Ponte Morandi, morto l’ingegnere Francesco Pisani: era teste al processo sul crolloNetturbino torna a casa per dare la buonanotte alla figlia autistica e muore schiacciato dal camion dei rifiuti
Porto Cervo, 2 caffè con l’acqua a 60 euro: lo scontrinoBimbo di 18 mesi cade mentre veniva allattato dalla mamma, è in coma
Incidente sulla Caltanissetta-Gela: 3 morti e 3 feritiPitbull aggredisce i padroni in casa a Monza, si valuta l’abbattimento del caneIncidente sul lavoro a Ragusa: morto l'operaio 59enne Vincenzo ZangariRimini, 21enne aggredita in spiaggia: ipotesi stupro
Disagi in molte aree italiane sulla rete in Fibra: i gestori interessati
Truffa in vacanza: prenotano la casa al mare ma è occupata
Ritrovata a Roma Benedetta Cristofani, la ragazza era scomparsa a TarquiniaUdine, a 2mila metri con ciabatte da mare: è polemicaTruffa agli anziani, coppia raggirata a Perugia con il trucco del finto nipoteSabato da bollino rosso sulle autostrade: incidenti e rallentamenti, cos'è successo
Sabato da bollino rosso sulle autostrade: incidenti e rallentamenti, cos'è successoInvestito da un'auto pirata mentre camminava in via San VitoNeve ad agosto sulle DolomitiRimini, 21enne aggredita in spiaggia: ipotesi stupro