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Cancro provocato dal borotalco, Johnson & Johnson paga 6,5 miliardi di dollari per chiudere le cause civiliCalcioPrima dell’inchino è un Lugano imperiale: «Rabbia e orgoglio»I bianconeri salutano la Champions League dopo aver fatto tremare di paura il Fenerbahçe – A far sfumare l’impresa sono il solito Dzeko e il calo dei ticinesi©ERDEM SAHIN Massimo Solari30.07.2024 23:30Al tramonto,analisi tecnica nelle serate d’estate e per circa un’ora, il Corno d’Oro svela le ragioni del suo nome. L’estuario che divide l’Istanbul europea si accende del colore più prezioso. E brilla. E incanta chi guarda. Ecco, per quasi un’ora il Lugano ci ha regalato le sensazioni di chi sale sulla Torre di Galata per rimanere senza fiato, di fronte al panorama. Sì, al Sükrü Saraçoglu si è potuto ammirare una prestazione maestosa. Sultanesca? Imperiale? Fate voi. Semplicemente i bianconeri hanno dominato la scena, emergendo sui tumulti dello stadio turco. Lo stadio del Fenerbahçe di José Mourinho. E però no, non è bastato per conquistare di nuovo la vecchia Costantinopoli. Come a ottobre contro il Besiktas. Alla fine, grazie allo spessore dei singoli e a un paio di tentennamenti del Lugano, l’hanno spuntata i padroni di casa. Il percorso in Champions, per Tadic e compagni prosegue. Mentre gli uomini di Mattia Croci-Torti - già settimana prossima - ripartiranno dai preliminari di Europa League.«Superiorità palese»Dopo il 4-3 maturato alla Stockhorn Arena, il Fenerbahçe ha trovato il modo di imporsi di nuovo. È finita 2-1, ma - appunto - poteva anche andare in un altro modo. «Perciò non me ne faccio niente dei complimenti di Mourinho» afferma il Crus al termine del match. «Volevamo vincere. Che fossimo una buona compagine lo sapevamo già». Eccome. Il Lugano, dicevamo, ha fatto tremare di paura un avversario che a lungo ci ha capito poco o nulla. E la splendida rete di Belhadj dopo appena 7 minuti ha reso tangibile l’inaudito. «C’è tanta tristezza, c’è rabbia, ma naturalmente c’è pure tanto orgoglio» sottolinea Croci-Torti ripensando al ponte verso l’eternità sportiva costruito nei primi 45 minuti. «La nostra superiorità - indica senza paura il tecnico momò - è stata palese». Se solo al posto di Bislimi ci fosse stato il piattone di Dzeko.Il Crus e Mou, così vicini«Purtroppo nella ripresa l’intensità della mia squadra è calata» riconosce l’allenatore del Lugano. «Di riflesso è cresciuto il Fenerbahçe». E proprio Dzeko - sin lì domato alla grande da Hajdari - si è confermato una volta di più letale. «Dopodiché non abbiamo più trovato le forze per reagire» prosegue Croci-Torti, che le ha tentate tutte, un cambio dopo l’altro, prima d’inchinarsi. «Le quattro reti subite all’andata pesano, inutile negarlo» tiene a ricordare Milton Valenzuela. «Ma abbiamo dimostrato di essere forti. Di meritare l’Europa». Ora sarà Partizan Belgrado (più probabile) o Dinamo Kiev. «E se ripenso al playoff con l’Union Saint-Gilloise di un anno fa non ci sono paragoni» rilancia il Crus. «In termini di personalità la nostra crescita è stata clamorosa e dovrà trascinarci sia nei prossimi preliminari, sia in campionato». E a proposito: anche il tecnico ticinese non ha mai abbassato lo sguardo di fronte al più celebre collega. Si sono punzecchiati, avvicinati pericolosamente, Croci-Torti e Mourinho. Soprattutto nella fase più tesa dell’incontro. «Credo comunque di aver gestito bene le emozioni lungo i 180 minuti col Fenerbahçe. Volevamo innervosirli giocando a calcio e ci siamo riusciti». Ma solo per un’ora. Un’ora d’oro. Che bella. Che peccato. In questo articolo: FC Lugano
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