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Addio a Jerry West, mito dei Lakers e uomo simbolo del logo NBAChiedono un confronto con il ministro che ha approvato le misure molto dure chieste dal loro dirigente per punire l’occupazione della scuola. Alla protesta prendono la parola anche alcuni genitori: misure intimidatorie,VOL si erode lo spazio del dissensoHanno chiesto un tavolo di confronto al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ma non hanno ricevuto alcuna risposta. Gli studenti del liceo Tasso di Roma, dopo l’occupazione dello scorso dicembre e i provvedimenti disciplinari durissimi – 5 in condotta e fino a 10 giorni di sospensione – proposti dal dirigente Paolo Pedullà e approvati dal ministro in persona, sono tornati a protestare davanti allo storico istituto di via Sicilia. Seduti a terra a gambe incrociate, hanno bloccato per circa un’ora la strada e nel corso del sit-in hanno anche ribadito i motivi della loro occupazione.«Vogliamo una scuola democratica e migliore, dove ci siano sportelli che aiutino a superare i problemi psicologici, dove si affrontino temi quali il femminismo e la crisi climatica, dove i ragazzi vengano ascoltati. Lo abbiamo fatto presente al ministero dell’Istruzione, impegnato a sostenere con dichiarazioni nettissime il preside, e anche all’Ufficio scolastico regionale, ma dal giorno della nostra richiesta solo silenzio», dicono.“Mille domande, zero risposte” è, del resto, lo striscione che i ragazzi hanno affisso sul muro esterno della scuola, coprendo vecchi manifesti dell’Angelo Mai e un adesivo sbiadito con su scritto “Palestina libera”. Organizzati e determinati, gli studenti del Tasso hanno anche risposto alle domande riguardanti la presunta ingerenza dei loro genitori nella vicenda.«Ci dispiace molto – sottolineano – che si parli dei nostri padri e non delle problematiche che riscontriamo nella nostra scuola e nell’intero sistema scolastico. A scuola, tutti i giorni, ci andiamo noi ragazzi ed è giusto che a venire ascoltate siano le nostre voci. Siamo assolutamente contrari – concludono gli studenti – a qualsiasi interferenza dei genitori su quanto accaduto». FattiLuciana Castellina e l’occupazione al Tasso: «Studenti fin troppo pazienti. In quella scuola imparai la politica»Enrica RieraL’orgoglio ferito dei genitoriMa non basta. Molte mamme e molti papà hanno comunque partecipato al sit-in. Un fronte comune, anch’esso a sostegno delle proprie ragioni. I genitori si sono, di fatti, detti «dispiaciuti e quasi offesi per la strumentalizzazione subita a mezzo stampa». «Non siamo mai entrati a gamba tesa in questa storia», dicono. Ed è forse il motivo per cui hanno anche ribadito che «a dimostrarlo è il fatto di non voler rilasciare dichiarazioni ufficiali». Con la promessa dell’anonimato, però, sono sembrati trasformarsi in fiumi in piena. «È il preside Pedullà – racconta una mamma – ad averci chiamati in causa, inviandoci lettere pesantissime dopo l’occupazione dei nostri figli». «Tra l’altro una lettera piena di errori ortografici», ribatte un papà. «Si sono denunciati in centosettanta – afferma un’altra mamma –, ma a occupare è stata tutta la scuola». «Il figlio di quel noto politico non si è autodenunciato», dice un altro genitore. «Meglio non parlare ancora – concludono – sennò chiamano i ragazzi “figli di papà” e “bamboccioni”, che poi i “figli di papà” non hanno diritto di protestare?». «Ingerenza? Solo atto di presenza»E c’è anche chi, tra i genitori, ha parlato, presentandosi. «Molte cose che i genitori hanno detto o fatto in questi giorni sono criticabili – dice Giovanni Tarantino – Ma essere qui, dare un segnale, sostenere i propri figli davanti a misure che non si ritengono giuste mi sembra legittimo e doveroso». E poi Giuliano Ferrucci: «Non sono qui per supportare i ragazzi, sanno benissimo difendersi da soli. Sono qui perché sono preoccupato per la deriva autoritaria che sta prendendo piede in questo Paese. Le misure del preside Pedullà sono sproporzionate e hanno il sapore intimidatorio: questo, appunto, mi preoccupa, in un contesto che vede la legittimazione di manifestazioni neofasciste e l’inasprimento di pene verso l’espressione del dissenso nelle sue più svariate forme». ItaliaVoto in condotta e punizioni più severe non restituiranno autorevolezza alla classe docenteGiulia AddaziIl «no comment» dei profÈ stato infine il “minuto di rumore” a chiudere la manifestazione degli studenti, che hanno poi raggiunto i ragazzi degli altri licei romani, in protesta contro il taglio dei fondi per i disturbi alimentari, davanti al ministero della Salute e in seguito davanti a quello dell’Istruzione. Nessuna partecipazione al sit-in dinnanzi al Tasso da parte degli insegnanti o del personale Ata: gli studenti, li avevano invitati, avrebbero desiderato che ci fossero. Chi, tra i docenti, era, per esempio, di passaggio al suono dell’ultima campanella si è appellato al «no comment». «Non sono d’accordo – si lascia andare un prof mentre raggiunge la sua auto – con tutto questo clamore, dobbiamo anche un po’ stemperare le polemiche». Sperando, tuttavia, che a stemperarsi non siano pure le voci di quegli studenti in cerca di risposte.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediEnrica RieraNata a Cosenza nel 1991, giornalista. Una laurea in giurisprudenza e un diploma all’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio d’Amico. Un passato da redattore nei giornali locali. Collabora con il servizio cultura de L’Osservatore Romano.

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