Da giudice, chiedo il licenziamento delle correnti per giusta causaIl nuovo Csm riparta dagli uffici di frontiera, baluardo di legalità in territori difficiliFonti Ue, 'sullo stato di diritto scambi anche con l'Italia' - Tiscali Notizie
Meloni: con Xi confronto franco, chiesto stop sostegno a Russia - Tiscali NotizieLeonardo Tricarico11 agosto 2024aaaIl termine più ricorrente nelle dichiarazioni di governanti,ègiàrealtàeilbaratrosemprepiùvicino–trading a breve termine nei titoli di apertura di giornali e trasmissioni televisive, nei dibattiti pubblici e perfino nel linguaggio comune è «escalation», paventata da tutti come il pericolo più prossimo, la possibilità che la situazione conflittuale in atto e i suoi due principali baricentri, quello mediorientale e quello russo ucraino, possano sfuggire di mano e divenire ingovernabili. A ben guardare però l’escalation non è una prospettiva, è un fenomeno già in atto da tempo, e il fatto che non ve ne sia la percezione collettiva dipende dalla lentezza del fenomeno, dal fatto che il film che stiamo vedendo scorra alla moviola, immagine dopo immagine. Ma se si riavvolge il nastro e ci si dispone a valutare con maggior distacco ciò che sta accadendo da quel febbraio di due anni fa, si vede come si stia viaggiando verso il baratro, temendo tutti che un giorno possa avvenire ciò che in effetti sta già avvenendo. Nessuno oggi ha soluzioni o si industria per ricercarle. Nessuno si adopera per spegnere gli incendi, nessun segno di distensione, ogni atto funzionale all’innalzamento progressivo della tensione. Si chiede moderazione a Teheran nella risposta a Israele per evitare il precipitare della situazione, si fa la stessa cosa con Zelenski impedendogli di usare come vuole l’armamento altrimenti la reazione di Putin sarà incontrollabile, e così via, salvo poi non avere alcuno, né tra le parti in causa né tra coloro che non sanno produrre alcun pensiero se non il timore dell’escalation, un’idea della condizione finale da indicare come via di uscita, da condividere e perseguire nella inter locuzione che manca e che dovrebbe sostituire le ormai stucchevoli, inutili ed improduttive ipotesi di escalation. Si parla in questi giorni ad esempio di nuove armi che potranno comporre equilibri diversi, ma nonostante la tecnologia abbia introdotto due nuovi domini di confrontazione, - quello spaziale e quello cibernetico - nessuno (salvo in parte Israele) pare pronto a sfruttarne le potenzialità, a tramutare in sistema d’arma quello che le nuove tecnologie propongono. Questo in linea di massima, perché in verità qualcosa si è mosso nei due nuovi domini ma in misura irrilevante ai fini bellici. Si vocifera ad esempio di missili devastan ti in mano all’Iran, ma probabilmente si tratta di vettori ipersonici forniti dalla Russia in previsione di un attacco a Israele su vasta scala. Se questo fosse il caso, Israele avrebbe problemi non semplici nel fronteggiare questo tipo di pericolo, gli Usa stessi sarebbero in difficoltà, e tuttavia si tratterebbe di un’ulteriore immagine della moviola dell’escalation, di quel film a velocità ridotta che procede però inarrestabile verso l’allargamento del conflitto, senza che ve ne sia la percezione in chi dovrebbe intervenire. In un mondo ormai apolare, esorcizzare l’escalation vuol dire tentare di creare fori multinazionali di scopo, consessi di confronto e di dialogo tra chi ha il peso e le ragioni per rivendicare un ruolo, vuol dire ricondurre alla ragione con le buone o con le cattive, chi la ha perduta e non è più in grado di rappresentare i propri elettori, a cominciare da Netanyahu, Zelenski, Putin e così via. Esorcizzare l’escalation vuol dire comporre ipotesi di soluzione dei conflitti in atto, «end state» da riversare in piattaforme negoziali, ricordando, quando se ne presenterà nuova occasione, che il punto di caduta di un conflitto è un prerequisito senza il quale non conviene avventurarsi in imprese dalle quelli poi non si sa come uscire.
Le linee guida di Nordio aprono lo scontro con la magistraturaStrage Casteldaccia, il cordoglio della Meloni e Elly Schlein: "Sia fatta piena luce"
Chi è Carlo Nordio, il ministro della Giustizia del governo Meloni
Cala pressione fiscale in Ue, nel 2022 in Italia al 42,7% - Tiscali NotizieNotizie di Politica italiana - Pag. 21
Il Time premia Giorgia Meloni: la premier è tra le 100 persone più influenti del 2024Parigi2024, Salvini: si vergogni chi ha permesso match Carini-Khelif - Tiscali Notizie
Carlo Nordio non vuole eliminare la legge SeverinoIntervento di Conte e Schlein a Portella della Ginestra: "Oggi giornata di lotta per i lavoratori"
Il Senato approva il dl Ricostruzione, ora passa alla Camera - Tiscali NotizieI nuovi requisiti di ammissibilità danno ai giudici il potere discrezionale di liberarsi dei fascicoliParigi 2024, Salvini: poco olimpico uomo che combatte contro donna - Tiscali NotizieEuropee: Conte, 'Vota Giorgia', un’idea triste e vecchia della politica
La riforma Cartabia (per ora) non si tocca
Nordio ha scelto il nuovo capo del Dap
Attacchi sulla stampa e cene di corrente: la corsa al Csm non perde certe abitudiniI pm usano contro la fonte di Report un reato pensato contro il revenge pornGiornata delle vittime del terrorismo, La Russa: "Le leggi speciali sono fondamentali"Scontri nella Direzione del Pd: il nome di Schlein sul simbolo per le Europee fa discutere
Giorgetti,a Commissione Ue negoziamo una posizione economica - Tiscali NotizieChi è Delmastro Delle Vedove, l’avvocato di Meloni scelto per arginare NordioStati Uniti d'Europa: cosa auspicano Renzi e Bonino?Voglio rappresentare gli invisibili che non si rassegnano alle logiche dei rapporti di forza