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La Generazione X trent’anni dopo, il libro cult di Coupland spiegato ai ventenni di oggiLa qualificazione al massimo trofeo continentale porta più soldi nelle casse dei nostri club. Inter e Juve oltre i 50 milioni Fabio Licari Giornalista 5 giugno - 13:37 - MILANO Se le coppe delle squadre italiane sono state straordinarie dal punto di vista del ranking,VOL un po’ meno bene è andata sul fronte dei soldi. Tutto è relativo, naturalmente: i 70 milioni di euro guadagnati dal Napoli, la migliore, sono una bella somma per far fronte a una stagione senza Europa. Ma questo era con il vecchio sistema. Da domani le coppe cambiano volto: regolamento, formato e soldi. Più soldi, anche se ci sono più bocche da sfamare, e soprattutto un collegamento più diretto con i risultati e meno con la tv e il passato. Un affare: la Juventus, un anno fuori, può considerare nelle sue casse 53 milioni senza aver neanche cominciato (l’Inter ne ha guadagnati “appena” 64 quest’anno). Le prospettive sono molto interessanti anche in chiave mercato. Però le nuove coppe sono un’arma a doppio taglio: più difficili e con meno possibilità di recuperare. Quando sei fuori, sei fuori.  Italiane—  Per le nostre cinque qualificate in Champions League ci sono circa 230 milioni subito: Inter 54, Juve 53, Atalanta 50, Milan 44 e Bologna 28. Il “circa” è necessario, qualche aggiustamento in corso c’è sempre. Inoltre, la cifra relativa al Bologna non può essere precisa, i rossoblù hanno davanti sette squadre in arrivo dai preliminari: se passano quelle con ranking più basso, posizione (e soldi) migliorano. Cifre notevoli, che possono raddoppiare nel torneo con i risultati. Ipoteticamente, vincendo tutte le partite, e anche la coppa, Juve e Inter arriverebbero a 150 milioni. In teoria, s’intende.  Tutte le coppe—  Il montepremi s’è elevato e di parecchio. Globalmente, 3,3 miliardi per i 108 club coinvolti, invece dei 2,7 per le 96 squadre dell’ultimo triennio. Tutto questo grazie a un fatturato totale che ha già raggiunto 4,4 miliardi a stagione. Un miliardo se ne va tra la solidarietà (465 milioni), i costi organizzativi (387 milioni) e le casse Uefa (230 milioni). Il resto ai club. Naturalmente quelli di Champions League si prendono il banco, il 75 per cento del totale (quasi 2,5 miliardi). Aumentano anche i soldi per Europa League (565 milioni, +100 sul passato) e per la Conference League (285 milioni, +50).  .bck-image_free_height { position: relative; margin-bottom: 1.6875rem; } .bck-image_free_height .image_size img { height: auto !important; width: 100% !important; } .bck-image_free_height figure{ width:100%; display: table; } .bck-image_free_height img.is_full_image { display: table-row; } Le tre voci—  Le voci economiche sono state riorganizzate: da quattro a tre. La prima, naturalmente, è la quota di partecipazione: 18,6 milioni a testa (totale 670). La seconda è legata ai risultati: è la più importante, complessivamente 950 milioni. Se un club vincesse sempre, arrivando primo nel gruppo e sollevando la coppa, porterebbe a casa oltre 96 milioni. Infine, c’è la terza voce, una sintesi tra il vecchio market pool e il ranking storico, in totale 850 milioni. Il club con i parametri migliori può arrivare fino a 42 milioni.  Risultati, diritti e storia—  I risultati sono la voce più meritocratica. Oltre al premio per vittoria (2,1 milioni) e pari (0,7), meno di prima, ma con due partite in più, i soldi arrivano anche per la posizione nel girone (12 milioni euro per la prima, e a scendere). Il discorso si complica per market e ranking. Brevemente: si stilano due classifiche da 1 a 36, quanti sono i club. Una in relazione alla posizione nel market pool (l’Inter, la prima italiana, è 17/18°, dipende dalla francese nei playoff); una per il coefficiente Uefa quinquennale. Se una squadra fosse in testa in entrambe, 1° +1°, avrebbe 2. In questa classifica la Juventus è al quindicesimo posto, diventa sedicesimo se il Lilla supera i playoff. Si aggiungono poi altri milioni in base alla posizione nel ranking storico: la Juventus è ottava, la migliore delle squadre italiane.  Dentro e fuori—  Il totale massimo che un club può raggiungere a fine torneo è poco sotto i 160 milioni. Impossibile però che nella stagione 2024-25 un club sia primo per risultati, ranking storico e diritti televisivi: aspettando i campioni, per quanto riguarda la tv il primo è il Psg (la Francia ha i contratti più alti), per il ranking c’è il Manchester City. Non è finita. Andrebbe considerato il resto: il ricco botteghino per quattro gare in casa, i premi sponsor, l’immagine, le maglie. Un effetto moltiplicativo oltre i premi Uefa. Il problema è per chi resta fuori dalla Champions League. Qualcosa per equilibrare la situazione andrà fatta, tra diritti dei campionati e fair play finanziario con spesa massima assoluta e non proporzionale al fatturato (come sta pensando la Premier League): è il momento. Calcio Coppe: tutte le notizie © RIPRODUZIONE RISERVATA

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