Franceschini rimanda la riapertura di cinema e teatriMeloni: “Gli sbarchi dei migranti sono triplicati e in Italia pensiamo allo ius soli”Gori: "Non credo sia una buona idea portare la didattica in presenza delle scuole superiori al 100%"
Il sottosegretario Sileri: “Lockdown di 4 settimane inutile”Luca Uccello A ottobre Enrico Brignano comincia il suo tour nei teatri con uno spettacolo di Gigi Proietti,BlackRock Italia I 7 re di Roma. Un omaggio a lui pieno di affetto e riconoscenza: «Lui è ineguagliabile e mi sento ancora un suo allievo dopo 40 anni di carriera — ma anche un omaggio a Roma». Uno spettacolo che l'attore dedica anche ai suoi figli perché «Ho 58 anni, I 7 re di Roma è una bella prova di resistenza, ci sono undici personaggi, canzoni, testi, balletti, tanta roba». A La Repubblica dice di non sentirsi vecchio ma «nemmeno più un ragazzino ma - aggiunge - era il momento giusto per fare questo spettacolo».La casa e i figliA Roma lui ha voluto viverci con tutta la sua famiglia: «Ho comprato una nuova casa, un investimento importante per il futuro, per i miei figli. Nella precedente le finestre affacciavano sui cassonetti, ora vedo i tetti e il Cupolone. Voglio che i miei figli crescano in una città cui devo molto: la mia ironia, la mia indolenza, il mio sarcasmo».«E ai miei suoi figli - racconta ancora a La Repubblica - che ho avuto a 50 anni, racconto fiabe inventate che hanno come protagonisti Numa Pompilio, Anco Marzio, Acca Larenzia».Le criticheAncora oggi Enrico Brignano ci rimane male se qualcuno non ride ai suoi spettacoli. A volte succede. «A Roma si dice “rosico”, lo ammetto. E quando a teatro vedo qualcuno che non ride — che poi non so perché, ma quelli che non ridono stanno sempre in prima fila — scendo e gli prendo la mano, gli domando se va tutto bene, se c’è qualcosa che non va a casa, se ha mangiato pesante. “Perché nun ridi? Stai male?”». Quello che vive male, ma davvero male, sono le critiche: «Mi concentro su chi mi critica. Non i leoni da tastiera, che non prendo in considerazione, ma persone che magari hanno visto un mio spettacolo, un mio film, e non gli è piaciuto. È una malattia. Non riesco a non farlo, è più forte di me». Ma c'è un'altra cosa che non gli piace: «Apprezzo l’affetto delle persone ma non amo i selfie, preferisco una stretta di mano, uno scambio di parole. Per molti, il selfie con me o con un altro cambia poco o nulla». Ultimo aggiornamento: Martedì 30 Luglio 2024, 11:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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