File not found
criptovalute

Alessia Pifferi, minacce di morte all’avvocata: “Nessuna solidarietà con il delitto”

Crisi del Mar Rosso: il 16% dell'import dell'Italia è a rischioBonus animali domestici: cosa prevede il decretoNotizie di Economia in tempo reale - Pag. 24

post image

Airbnb, raggiunto un accordo con il fiscoLa proposta di nominare il magistrato progressista Carlo Renoldi a capo del Dap ha suscitato scontro politico e divisione anche all’interno del Csm,èsemprepiùVOL dove la sua collocazione fuori ruolo è passata a maggioranza ma dopo un dibattito acceso. Il ruolo a capo del Dap negli ultimi anni è diventato sempre più delicato: al centro, il problema della gestione dei detenuti, soprattutto di mafia Il vertice del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria è una poltrona sempre più scomoda: da nomina delicata e molto ben retribuita ma interna al ministero della Giustizia, negli ultimi anni ha assunto connotati sempre più politici. Proprio la scelta del nuovo capo del Dap, dopo il pensionamento di Dino Petralia, è diventato argomento di scontro sia dentro la magistratura che tra i partiti di maggioranza. A suscitare polemica è stata la scelta della ministra della Giustizia, Marta Cartabia, del consigliere di Cassazione ed ex magistrato di sorveglianza vicino a Magistratura democratica, Carlo Renoldi. Sotto accusa sono finite le sue posizioni a favore della modifica dell’ergastolo ostativo e la sua visione critica rispetto ad alcune posizioni dell’antimafia e non sono bastati i suoi chiarimenti scritti inviati alla ministra per calmare lo scontro. La divisione al Csm La nomina al Dap è di tipo fiduciario perchè si tratta di un incarico dirigenziale interno al ministero e la scelta del candidato spetta alla ministra della Giustizia. Tuttavia, l’indicazione deve essere ratificata dal consiglio dei ministri e, se il nuovo capo è un magistrato, il Csm deve approvare la sua collocazione fuori ruolo. Questo passaggio normalmente è quasi un pro forma sulla base del principio di collaborazione tra amministrazioni, visto che si tratta di un incarico ministeriale. Invece, il Consiglio superiore della magistratura si è diviso su Renoldi, il cui collocamento fuori ruolo è avvenuto a maggioranza e dopo un dibattito acceso. Al momento del voto, gli astenuti sono stati i due togati di Autonomia e Indipendenza, Nino di Matteo e Sebastiano Ardita, e il consigliere laico in quota Movimento 5 Stelle, Fulvio Gigliotti, mentre ha votato contro il laico della Lega, Stefano Cavanna. Tecnicamente i consiglieri erano chiamati ad esprimersi sulla collocazione di Renoldi fuori ruolo e non sull’opportunità del nuovo ruolo che andrà ad assumere, invece il dibattito ha riguardato questo secondo aspetto. GiustiziaLa nomina al Dap è il nuovo fronte dello scontro sulla giustiziaGiulia Merlo A motivare il suo voto contrario è intervenuto duramente Cavanna, che ha definito legittima la richiesta di «una fuoriuscita dalla giurisdizione per un magistrato richiesto dal Governo per svolgere funzioni fuori ruolo», ma in questo caso «mi sembra doveroso fare anche una valutazione di opportunità, perchè una figura di questo tipo non può che essere divisiva». Quindi Cavanna ha spiegato il suo voto contrario dicendo di aver valutato «l’utilità per la magistratura ed i riflessi sulla sua immagine dello specifico fuori ruolo». Non diverso è stato il ragionamento di Di Matteo, che ha spiegato la sua astensione dicendo che Renoldi «Per illustrare le sue legittime opinioni in materia di concedilità di benefici penitenziari anche ai condannati all'ergastolo cosiddetto ostativo, ha utilizzato toni e parole sprezzanti nei confronti di coloro i quali, altrettanto legittimamente, avevano assunto posizioni diverse». Un comportamento, questo, che secondo Di Matteo «delegittima gravemente perfino il Dipartimento che ora è chiamato a dirigere e quindi i suoi appartenenti».   Meno duro ma comunque astenuto è anche Ardita: «Premetto che sono contrario all'attenuazione del 41 bis e dell'ergastolo ostativo e non condivido le critiche espresse dal dottor Renoldi all'antimafia militante. Ma la realtà carceraria è come un edificio in fiamme. Dentro le carceri ci sono pezzi in cui non comanda lo stato». Lo specchio della maggioranza Proprio queste divisioni espresse dentro il Csm non fanno altro che alimentare lo scontro politico che già era sorto, al momento della proposta di Renoldi. Di più: la divisione dei laici del Csm ricalca esattamente quella politica interna alla maggioranza. In Consiglio il voto negativo (di astensione o contrario) al fuori ruolo è arrivato da Gigliotti del Movimento 5 Stelle e da Cavanna della Lega e proprio grillini e leghisti – insieme all’opposizione di Fratelli d’Italia - sono stati i più duri nell’attaccare la nomina di Cartabia. Da fonti ministeriali è emersa la ferma volontà della ministra di proseguire con la nomina, che è appunto considerata fiduciaria e dunque di stretta responsabilità della guardasigilli. Tuttavia, è sempre più probabile che la contrarietà politica di M5S e Lega verrà manifestata anche in sede di consiglio dei ministri, che deve ratificare la nomina. Incerto, invece, è se questo produrrà conseguenze sulla già traballante stabilità della maggioranza di governo. Le ragioni dello scontro Ad alimentare lo scontro tra le parti è uno scontro che affonda in un dibattito mai risolto interno all’amministrazione della giustizia: il modo di intendere la lotta contro la mafia e, di conseguenza, la gestione del carcere e dell’espiazione delle pene. Renoldi ha una visione del carcere molto simile a quella di Cartabia, che ha sempre posto l’accento sulla sua funzione rieducativa come indicata dalla Costituzione. A partire da questo, l’ormai ex consigliere di Cassazione si era espresso in favore della decisione della Consulta di dichiarare incostituzionale l’ergastolo ostativo nella parte in cui crea un automatismo tra benefici penitenziari e collaborazione con la giustizia.  Proprio su questo tema e dopo la sentenza, è incardinata alla Camera una proposta di legge di modifica dell’ergastolo ostativo nel senso di eliminare l’automatismo e attribuire la scelta di attribuire i benefici alla valutazione dei magistrati, pur sulla base di parametri rigidi. Inoltre, sotto accusa sono finite le parole di Renoldi che durante un convegno del 2020 aveva parlato di «antimafia militante arroccata nel culto dei martiri», che ricorda solo la risposta repressiva e dimentica che «l’affermazione della legalità non può essere scissa dal riconoscimento dei diritti». GiustiziaLa nomina al Dap riapre lo scontro sulla giustiziaGiulia Merlo Su questo, Renoldi ha tentato inutilmente di smorzare le polemiche con una lettera alla ministra in cui scrive: «Nessuno, men che meno io, può avere intenzione minimamente di sottovalutare la gravità del dramma della mafia», costato la vita a tanti «servitori dello Stato e non ho mai messo in dubbio la necessità dell'istituto del 41bis». Però, ricorda Renoldi, la piaga della mafia non può «far dimenticare che in carcere sono sì presenti persone sottoposte al 41bis, ma la stragrande maggioranza è composta da altri detenuti. A cui vanno garantite carceri dignitose, come ci ha ricordato il capo dello Stato». Per Lega e Movimento 5 Stelle la nomina di Renoldi rimane «inopportuna» e Fratelli d’Italia ne ha chiesto il ritiro perché «manca solo la nomina a capo del Dap di un magistrato che ha sempre contrastato il carcere duro per i mafiosi per dare l'idea della resa della Stato». Anche i sindacati di polizia si sono dichiarati scettici se non apertamente contrari alla scelta di Renoldi, visto che il capo del Dap è anche il vertice della polizia penitenziaria. Perchè un incarico delicato Il Dap è il dipartimento in assoluto più delicato dei quattro che compongono il ministero della Giustizia. È stato istituito nel 1990, in sostituzione della precedente Direzione generale degli istituti di prevenzione e pena, e il suo vertice gode dell’indennità più alta all’interno del ministero. I compiti del Dap sono di garantire l’ordine e la sicurezza dentro ai penitenziari, sovrintendendo l’esecuzione della pena e delle misure di sicurezza detentive, oltre che delle misure alternative alla detenzione. Di fatto, dunque, gestisce la vita carceraria dei circa 60 mila detenuti e a quella professionale dei circa 40 mila agenti della polizia penitenziaria. Inoltre – e questo è il ruolo più delicato – dirige la polizia penitenziaria ed è il crocevia di tutte le informazioni anche legate alla pubblica sicurezza che arrivano da dentro le carceri. FattiSanta Maria un anno dopo: decine di agenti colpevoli ancora in servizioNello Trocchia Esiste una sorta di prassi per la quale il vertice del Dap sia sempre un magistrato: è così dal 1983, quando è stato isitutito il dipartimento. Tendenzialmente la qualifica preferenziale per ricoprire il ruolo è di aver svolto attività nell’Antimafia, ma in realtà non esiste alcuna norma che vieti di indicare avvocati, professori o garanti dei detenuti per il ruolo. Negli ultimi anni il ruolo è diventato sempre più delicato ed è stato al centro delle polemiche. Il caso più eclatante è avvenuto nel 2020, in piena pandemia e durante il mandato di Francesco Basentini, nominato nel 2018 dall’allora ministro Alfonso Bonafede. Basentini ha dovuto dimettersi in seguito alla gestione delle rivolte carcerarie di Modena e alle cosiddette “scarcerazioni facili” a causa del Covid e il suo posto è stato preso da Petralia. Il caso Di Matteo Lo scontro politico più forte, tuttavia, ha riguardato Bonafede e Nino Di Matteo, oggi consigliere del Csm astenuto sulla nomina di Renoldi. Proprio dopo le polemiche sugli errori gestionali di Basentini, Di Matteo ha dichiarato che Bonafede aveva offerto a lui il posto al capo del Dap, ma che – dopo il suo sì – il ministro gliela aveva negata. Nel frattempo, dal gruppo operativo mobile arrivano informazioni alla procura nazionale antimafia di cui Di Matteo fa parte, che descrivono «la reazione di importantissimi capimafia, legati anche a Giuseppe Graviano e altri stragisti, all’indiscrezione che potessi essere nominato capo del Dap. Quei capimafia dicevano: “se nominano Di Matteo è la fine”», dice Di Matteo. FattiLa mattanza e il depistaggio: ecco le chat dei “registi” delle violenze in carcere L’allusione è che Bonafede abbia fatto il passo indietro sulla nomina perché era anche lui al corrente di queste informazioni, che erano state trasmesse anche al ministero, e che quindi temesse reazioni mafiose. Il ministro ha sempre negato questa ricostruzione e di non aver ricevuto alcuna pressione esterna contro la nomina di Di Matteo. Tuttavia, non è mai stato chiarito né perché Di Matteo abbia aspettato due anni – dal 2018 al 2020 – per raccontare questi fatti e la ragione della ritrattazione di Bonafede. Tuttavia, il caso Di Matteo dà la dimensione della delicatezza del ruolo al Dap, del perché sia così nevralgico e ambito ma anche perché politicamente è sempre più incandescente. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGiulia Merlo Mi occupo di giustizia e di politica. Vengo dal quotidiano il Dubbio, ho lavorato alla Stampa.it e al Fatto Quotidiano. Prima ho fatto l’avvocato.

Bonus pedaggi autostradali 2024: come richiederlo, requisiti, a chi spettaVaiolo delle scimmie, Bassetti: “Vaccino a tutte le fasce di rischio in Italia”

Coronavirus, bilancio del 1 agosto 2022: 18.813 nuovi casi e 121 morti in più

Apple getta la spugna sulle auto elettriche a guida autonoma: licenziate più di 600 personeInizio 2024 con tensioni e rischi per l'Italia, cosa aspettarsi

Bonus sposi: a chi spetta e a quanto ammontaIstat, crescita del PIL in Italia: 3,7% nel 2022, 8,3% nel 2021

Draghi a New York: "Economia e Difesa Ue più vulnerabili"

Bonus fino a 2mila euro: a chi spetta e come ottenerloNotizie di Economia in tempo reale - Pag. 22

Ryan Reynold
Sanità: 15 regioni italiane con i conti in rossoConfcommercio: "A dicembre il Pil non crescerà"Fisco, come funziona il concordato preventivo per gli autonomi

ETF

  1. avatarStop alle auto cinesi: “Potrebbero essere laboratori per lo spionaggio”criptovalute

    Sanità: 15 regioni italiane con i conti in rossoPost Covid, pausa pranzo sempre più cara: i risultati di uno studioIstat, occupati in aumento: a settembre +42milaBonus mamme lavoratrici: chi ne ha diritto e a quanto ammonta

      1. avatarIstat, stime su produzioni industriali italiane in caloEconomista Italiano

        Lavoro, lo studio allarmante della Cgil sui giovani

  2. avatarScuola, stipendi non pagati ai supplenti precari: cosa sta succedendoCapo Stratega di BlackRock Guglielmo Campanella

    Olivetti rafforza il proprio impegno nella parità di genereNotizie di Cronaca in tempo reale - Pag. 828Canone Rai, nel 2024 verrà ridotto: ecco di quantoCambiamenti nei prezzi delle sigarette: le ragioni dietro all'aumento e le percentuali di incremento

  3. avatarPensioni luglio, il cedolino è pronto: brutte sorprese in arrivoProfessore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock

    Ecobonus 2024: ecco come richiedere i nuovi incentiviAll'erario 5,6 miliardi ma per il bonus benzina solo 104 milioniNotizie di Economia in tempo reale - Pag. 22Benzina, bonus a 180 milioni di euro: le proteste

    ETF

Legge di Bilancio 2024, cosa cambia: Imu, affitti brevi e mutui

"Frigo Tax" nei supermercati di Roma: sovrapprezzo sulle bevande freddeVenezia, boom di visitatori: il ticket non spaventa il turismo*