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Bergamo, tir travolge ciclista 75enne e lo uccide«Hai fatto qualcosa,Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza. Non sei un terrorista». Così, intercettato, diceva Nicola Turetta nel primo colloquio con il figlio Filippo il 3 dicembre scorso, nella casa di reclusione di Montorio. Parole che scavano un baratro umano tra la famiglia della vittima, Giulia Cecchettin, e quella del reo confesso dell'omicidio. La conversazione, intercettata dagli investigatori, ed ora all'interno del fascicolo processuale, è stata pubblicata dal settimanale Giallo e riportata da alcuni quotidiani. Ed esplode la polemica sulla diffusione di quelle parole: le Camere Penali giudicano il fatto «grave perché non aggiunge nulla alle indagini né alla cronaca, si tratta solo di voyeurismo fuori luogo», dice il segretario, Rinaldo Romanelli. Filippo Turetta, i genitori in carcereCondanna anche da parte del capogruppo di Forza Italia in Commissione Giustizia a Palazzo Madama, Pierantonio Zanettin che sollecita Nordio a «iniziative ispettive per verificare possibili violazioni di legge». Il 3 dicembre, giorno del colloquio intercettato, è una data cruciale: Nicola Turetta ed Elisabetta Martini incontrano Filippo per la prima volta da quel sabato 10 novembre nel quale il 22enne è uscito di casa con la sua Fiat Punto determinato a porre fine alla vita dell'ex fidanzata, Giulia. Filippo è ristretto in carcere dal 25 novembre, dopo essere stato preso in Germania al termine della lunga fuga che ha concluso il suo piano criminoso. Anche i suoi genitori hanno vissuto settimane terribili, nel dubbio che il figlio si potesse essere suicidato. Ma Filippo non c'è riuscito, non ha avuto il coraggio per farlo. Almeno così ha raccontato agli inquirenti. A Nicola Turetta escono così queste frasi, mentre Filippo si guarda intorno nella saletta del parlatorio del carcere, forse sospettando di essere intercettato. «Devi farti forza. Non sei l'unico... Ci sono stati parecchi altri... Però ti devi laureare». Turetta, il processo per l'omicidio di Giulia si terrà il 23 settembre: il rito abbreviato e il nodo della perizia psichiatricaFilippo Turetta, la chat con Giulia Cecchettin su Whatsapp: «O ci laureiamo insieme o la vita è finita per entrambi» Filippo Turetta si preoccupa per il padreFilippo si preoccupa per il papà, gli chiede se a causa del clamore della vicenda sia stato licenziato dal lavoro, per colpa sua. «Ci sono altri 200 femminicidi! - risponde il padre - Poi avrai i permessi per uscire, per andare al lavoro, la libertà condizionale. Non sei stato te, non ti devi dare colpe perché tu non potevi controllarti». Affermazioni che, lette oggi, scavano una distanza siderale con le parole di dolore e cordoglio che Nicola Turetta aveva indirizzato Gino Cecchettin e i fratelli di Giulia, implorandoli del perdono. Pur inserite nel fascicolo, queste intercettazioni non avranno probabilmente alcun peso nel processo in Corte d'Assise che si aprirà per Filippo il 23 settembre a Venezia.Chi è Nicola Turetta, il padre di Filippo. Dal cambio di lavoro alla difesa del figlio: «Voleva solo far paura a Giulia»Negli spezzoni pubblicati non ci sarebbe però tutto: agli atti dell'inchiesta figurano altri stralci nei quali il tono di Nicola Turetta è ben diverso, e non nasconde nulla della gravità del fatto di cui il figlio si è macchiato. Il genitore lo invita poi a «dire tutto» agli avvocati difensori, a non tacere niente. Questo dopo che Filippo dice di temere che il suo legale, il professor Giovanni Caruso, affiancato dall'avvocato Monica Cornaviera, lo possa abbandonare, perché «magari non ce la faccio a riferirgli tutto». Quasi una «impossibilità umana'", è la lettura che viene data da fonti vicine all'inchiesta, ad ammettere l'orrore dei fatti di cui si è accusati. Nelle intercettazioni, non a caso, non vi sono parole di Filippo sulle fasi dell'omicidio, che forse ha voluto risparmiare ai suoi genitori. Su questo aspetto, tuttavia, l'avvocato Caruso, in occasione dell'interrogatorio-fiume dell'1 dicembre 2023 con il pm Andrea Petroni, aveva avuto modo di sottolineare come il suo assistito fosse stato «del tutto veridico e completo» nella testimonianza resa al magistrato. Ultimo aggiornamento: Mercoledì 7 Agosto 2024, 18:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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