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Guerra in Ucraina, anche i fabbri si mobilitano per difendere le città dai carri armati russiStati UnitiDonald Trump ha proposto di bombardare il Messico,Professore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock ma (quasi) nessuno ci ha fatto casoÈ successo durante un'intervista con Fox News e, leggiamo, non è la prima volta che il tycoon prende di mira i cartelli della droga© Alex Brandon Red. Online29.07.2024 20:15«Trump dice tante cose, per fortuna non fa tutto quello che dice». Vittorio Parsi, ordinario di Relazioni internazionali all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, aveva inquadrato così l'ex presidente degli Stati Uniti, candidato per il Partito Repubblicano alle prossime presidenziali. Fra le tante cose dette, la scorsa settimana, c'è anche una mezza promessa – anzi, minaccia – fatta al Messico. Quale minaccia? Bombardare il Paese o, meglio, i cartelli della droga qualora il governo messicano non risolvesse la questione. E attenzione, perché – come riporta Vox – non è la prima volta che il tycoon ha affrontato il tema. In passato, ad esempio, ha suggerito di lanciare missili, chiesto ai suoi consiglieri un «piano di battaglia» contro i citati cartelli e, ancora, proposto di inviare agenti speciali per assassinare i narcotrafficanti. Incredibilmente, le proposte più estreme (e per certi versi sconclusionate) di Trump raramente hanno guadagnato i riflettori. L'intervista concessa a Fox News, durante la quale ha minacciato di bombardare il Messico, è stata a malapena ripresa dagli altri media. Possibile? Sì. In generale, in queste ultime, concitate settimane si è parlato poco, pochissimo di due capisaldi della politica trumpiana: l'imposizione di una tassa minima del 10% su tutte le importazioni e, citiamo, «la più grande deportazione nella storia degli Stati Uniti», ovvero il piano per contrastare l'immigrazione illegale. Due promesse elettorali che Vox ha definito estreme.Una tassa sulle importazioni, di fatto, colpirebbe non solo la Cina, contro cui l'America sta combattendo una vera e propria guerra commerciale, ma anche alleati storici come il Canada e l'Unione Europea. Se entrasse in vigore, costringerebbe i consumatori americani ad acquistare, diciamo così, a chilometro zero ma a prezzi più elevati rispetto a ciò cui sono abituati oggi (comprando appunto dall'estero) o, ancora, a rimanere fedeli al Temu della situazione con un ricarico del 10%. Secondo le stime del think tank di destra Tax Foundation, i dazi ridurrebbero la crescita del PIL statunitense di quasi l'1% all'anno e farebbero saltare circa 684 mila posti di lavoro. Una seconda stima, effettuata dal think tank centrista Peterson Institute, suggerisce che ogni gruppo di americani, dal povero al ricco riassumendo al massimo, vedrebbe diminuire il proprio reddito annuale. E attenzione, perché entrambe le stime non tengono conto delle eventuali, anzi possibili ritorsioni degli altri Paesi, che quasi certamente imporrebbero a loro volta sanzioni sui prodotti americani. Rifilando una mazzata sia all'economia statunitense sia a quella mondiale. Altrettanto estremo, ancorché poco chiaro, è il piano per deportare milioni e milioni di immigrati illegali. Negli Stati Uniti, secondo le stime, vivono circa 11 milioni di sans papiers. In genere, conducono una vita normale e non vengono «cercati» attivamente dalle autorità. Vengono individuati per caso, durante un controllo di polizia ad esempio. E, a quel punto, segnalati all'ICE. ICE sta per United States Immigration and Customs Enforcement, l'Agenzia federale che molti migranti chiamano «Migra» e che è responsabile del controllo della sicurezza delle frontiere e dell'immigrazione. È questa Agenzia ad avviare le pratiche di espulsione. La stessa ICE organizza, di tanto in tanto, retate. Ma rappresentano una rarità nell'insieme delle azioni anti-immigrazione. Affinché il piano di Trump funzioni, secondo Vox il tycoon dovrebbe dedicare risorse straordinarie a livello federale e locale per individuare e arrestare gli immigrati illegali. Per tacere della sfida logistica legata alle deportazioni vere e proprie. Fra i motivi per cui le politiche più radicali ed estreme di Trump vengono spesso ignorate c'è la convinzione, quantomeno sulla carta, che difficilmente queste politiche troverebbero un'applicazione concreta. In realtà, il primo mandato del tycoon alla Casa Bianca ha dimostrato proprio il contrario. Ovvero, che – come qualsiasi altro leader, d'altro canto – Trump ha tenuto fede, o cercato di farlo, a molte promesse elettorali. Non solo, sullo sfondo c'è l'abitudine, di Trump, di dire qualsiasi cosa gli venga in mente. Di getto, spesso. Un'abitudine che, negli anni, ha contribuito a far passare queste politiche in secondo piano. Ma, ha sottolineato in conclusione Vox, forse è arrivato il momento di prendere sul serio quello che dice il tycoon. Bombardamenti sul Messico inclusi.In questo articolo: Donald TrumpUSA 2024
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