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Il mito di morire per la patria: la storia dell’Italia in battagliaIl monumento in ricordo della strage di Marzabotto - Fotogramma COMMENTA E CONDIVIDI Sulle orme dei preti martiri. Perché «storia dei preti martiri - sottolinea il cardinale Matteo Zuppi,Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock presidente della Cei e arcivescovo di Bologna - che hanno dato la vita per testimoniare il Vangelo e per il legame che li univa alle loro comunità ispirano oggi la scelta di affrontare il demone della violenza, della contrapposizione, delle guerre, raccogliendone la loro eredità: restare vicini alle loro comunità, difenderle fino alla fine, restare umani e cristiani in quella barbarie che cancellava la vita e abbrutiva l’uomo. È una meditazione che chiede di esserlo oggi e di combattere il male e le ideologie che li hanno uccisi». A questo si ispira il pellegrinaggio rivolto ai sacerdoti di oggi, dal Nord al Sud del Paese, pellegrini di speranza in occasione del Giubileo e dell’80° anniversario dell’eccidio di Marzabotto. L’appuntamento è dal 14 al 16 ottobre 2024 per un itinerario che si sviluppa da Argenta, luogo di sepoltura di don Giovanni Minzoni passando per Montesole fino al sacrario di Marzabotto. Un’idea nata da un gruppo di parroci e sacerdoti le cui comunità sono state coinvolte da stragi nel corso della Seconda guerra mondiale come Boves, Marzabotto, Stazzema, Castello di Godego. Da alcuni anni si confrontano anche su come vivere una memoria riconciliata. «Da questi scambi di esperienze – racconta don Bruno Mondino, parroco a Boves e tra i promotori della causa di beatificazione di don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo- sono emerse figure di sacerdoti che hanno saputo essere pastori fedeli alle loro comunità fino al dono della vita. Per alcuni di essi la Chiesa ha riconosciuto il martirio con la loro beatificazione, per altri è in corso lo studio presso il Dicastero delle cause dei santi. Ci siamo resi conto che la loro testimonianza parla ancora oggi e in modo particolare a noi sacerdoti”. Un pellegrinaggio perché come sottolineano i promotori: “i luoghi hanno una memoria”. La proposta è quella di vivere alcune giornate intense con la visita alle località dei preti martiri, l’incontro con testimoni e comunità che ne custodiscono la memoria a cui si aggiunge un tempo per la riflessione e la preghiera nel segno di uno scambio fraterno tra i partecipanti. La scoperta di esperienze del passato per vivere l’oggi. «Sacerdoti che vogliono aiutare altri sacerdoti a comprendere il sacerdozio ministeriale, attraverso la figura di questi preti martiri», con questo spirito don Gianluca Busi, parroco di Marzabotto accoglierà i suoi confratelli. «Desideriamo collegare sul territorio la storia, la vita di figure come don Minzoni e don Fornasini, storie diverse ma che vanno nella stessa direzione di come vivere il sacerdozio. L’organizzazione prevede la collaborazione con i vescovi, in particolare con Lorenzo Ghizzoni, - arcivescovo di Ravenna-Cervia e di Andrea Migliavacca, vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Una bella visione sinodale». Un programma a due velocità che tiene conto dell’età dei partecipanti. Una versione per gli over 60 meno «spartana» e una rivolta agli under 40, con la partenza dalle Valli di Comacchio in bicicletta fino ad Argenta, la notte passata in tenda e poi l’arrivo a piedi a Marzabotto. Don Busi evidenzia come in questo tempo di crisi dell’identità di come vivere l’essere prete il pellegrinaggio vuole essere un’esperienza di comunione, «che aiuta a ricomprendere il sacerdozio inteso come completa donazione di sé, addirittura fino al sangue. Quindi l’idea è quella di creare una rete spirituale per i sacerdoti. Abbiamo anche coinvolto “Unione apostolica del clero”».Don Andrea Adamo, rettore del Seminario interdiocesano di Fossano che ha collaborato all’ideazione dell’iniziativa, sottolinea il valore di far conoscere la vita di sacerdoti che in passato si sono spesi per il bene comune. È importantissimo mantenere viva la memoria, queste figure di martiri sono anche molto importanti nel cammino di formazione al ministero che è il tempo del Seminario. Inoltre, non è da escludere che attraverso questi pellegrinaggi potremo scoprire altre figure di sacerdoti che negli anni della guerra hanno dato la vita per la loro comunità». Sarà un momento molto importante per la Chiesa di Bologna, per le Chiese dell’Emilia-Romagna, conferma don Angelo Baldassarri, profondo conoscitore dei temi legati alla strage di Monte Sole. «Guardare a questi martiri ci aiuta a metterci in connessione con tutte le comunità cristiane che adesso nel mondo sono costrette a vivere situazioni simili, perché sotto attacco o prive della libertà. Guardando a queste situazioni si può essere aiutati a far emergere il bene di cui siamo capaci. Nella vita di Giovanni Fornasini che è stato riconosciuto martire, si nota che la capacità di un’offerta così grande nasce dal fatto che nel suo passato aveva avuto tante difficoltà e situazioni difficili».Informazioni dettagliate sul viaggio possono essere chieste all’Associazione don Bernardi e don Ghibaudo di Boves ([email protected],) luogo che potrebbe essere tappa del prossimo pellegrinaggio.© riproduzione riservata
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