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Renzi pone veto su Conte: "Meglio mandato esplorativo a Fico"Joel Embiid,ETF il giocatore camerunense, con cittadinanza francese e naturalizzato statunitense, che ha scelto gli Usa - ANSA COMMENTA E CONDIVIDI Il razzismo, come insegna il massimo divulgatore dell’antirazzismo nello sport, il campione del mondo del calcio francese Lilian Thuram, è ovunque. Perciò inutile dire che i francesi siano esenti dalla pandemia discriminatoria, che magari viene esercitata in maniera più blanda sul fronte del razzismo per il colore della pelle o del credo religioso. Però da quando sono iniziati i Giochi i francesi si sono accaniti contro un solo uomo che hanno scelto come vittima predestinata, quasi fosse il signor Malaussène di Daniel Pennac. Un loro connazionale che ha “rinnegato” la causa cestistica dei Bleus. Si tratta del 30enne Joel Embiid. Lungagnone non aggraziatissimo di 2.13, ma molto efficace e star della Nba, è il cecchino dei Philadelphia 76ers e perno fondamentale del Dream Team. Per lui la federbasket francese si era messa in ginocchio pur di convincerlo a vestire la casacca della nazionale. Ma le sirene americane l’hanno stregato e lui figlio di coloniali camerunensi (è nato nella capitale Yaoundé) alla fine ha mantenuto il doppio passaporto francese-americano ma ha scelto, non senza patemi: “Pardon,ma giocherò con gli Usa”. Un affronto al nazionalismo francese che non risparmia mai nessuno dei suoi traditori, fin dai tempi di Marat. Perciò non poteva passare sotto traccia e tanto meno sotto canestro la scelta di Embiid. Ad ogni possesso palla dell’americano è scattata la protesta e il dissenso del pubblico francese. All’Arena Bercy durante Usa-Brasile perfino i bambini di Parigi, indottrinati dai genitori, hanno spumato rabbia e partecipato ai cori anti-Joel. “Traite e ingrat”, traditore e ingrato il coro prolungato fino alla semifinale Usa-Serbia in cui i francesi hanno sperato che Embiid e compagni venissero umiliati con la sconfitta che li avrebbe relegati alla finalina per il bronzo. Ma con una rimonta spettacolare da -17, gli Usa alla fine hanno superato i serbi (95-91). Un sorpasso realizzato grazie alle magie da “tre” di Curry, ma anche i soliti preziosi 19 punti di Embiid che sabato (21.30) sfiderà i suoi ex connazionali nella finale che i francesi hanno sognato molto prima che iniziassero i Giochi. Embiid non ne può più di giustificarsi davanti alla sua prima patria e ribadisce: “Giocare per gli Usa è stata una decisione difficile, ma alla fine conosco questi ragazzi da una vita e sapevo che con loro mi sarei sentito più a mio agio. Sentivo che gli altri compagni di Team Usa mi volevano qui. Io sono americano.” Gli americani in campo, LeBron e Edwards su tutti, e i tanti tifosi del Dream Team, lo difendono a spada tratta. Il Team Usa confida in lui per la vittoria di questa finale che come abbiamo già sottolineato nei giorni scorsi è il più grande affare dello showbiz olimpico. Una finale si spera senza fischi e gli oltraggiosi “buu-buu” che riecheggiano ancora dall’Arena Bercy, e che in una gara di campionato sarebbero costati multe salatissime alla società di casa (Cio Francia?) ed eventuale sospensione della partita. “La Francia non discrimina, è multirazziale e democratica”, si difendono gli organizzatori di Paris 2024. Conferma Victor Wembanyama, stella della nazionale francese e prima scelta in Nba dei San Antonio Spurs. Per lui, come per Abiid, questo Francia-Usa è un “derby”. Contro i campioni del mondo della Germania Super Victor dall’alto dei suoi 2metri 24 centimetri ha giocato la partita perfetta: 11 punti, 7 rimbalzi, 4 assist e 3 stoppate. La Francia lo idolatra quanto il nuotatore ed eroe nazionale Lèon Marchand e si raccomanda a sua altezza Wembanyama per frenare la corsa all’oro di LeBron James (insegue il terzo titolo olimpico personale), ma soprattutto dell’indesiderato Abiid. Una grande occasione per tutti e per il 20enne di Le Chesnay addirittura è già “un sogno che capita una sola volta nella vita. Nessuno può replicare questo, e ora abbiamo la nostra chance”. Come si dice dalle parti di Bercy, bonne chance à tous.
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