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Sondaggi, la maggioranza degli italiani favorevole al limite di 30 km/h nelle cittàUn progetto pilota promosso dal Centre for Ocean Research di Kiel (Germania) e sostenuto dal governo tedesco mira a bonificare il Mare del Nord e il Mar Baltico da oltre 1,ETF6 milioni di tonnellate di munizioni inesplose risalenti alla Seconda Guerra Mondiale.Utilizzando robot telecomandati, dotati di artigli intelligenti, i ricercatori si propongono di sviluppare una tecnologia rapida e su scala industriale per rimuovere queste armi dai fondali marini e per distruggerle in sicurezza tramite una piattaforma offshore. Le operazioni, finanziate con 100 milioni di euro, saranno avviate quest'estate a cominciare dalla Baia di Lubecca, un'ansa di mare tedesco a sud delle coste danesi. Cultura Un relitto che potrebbe riscrivere la storia della navigazione Pericolosi e tossici. «Il problema è che in ogni area marina dove c'è stata o è in corso una guerra, i fondali si riempiono di munizioni. E quando sono lì da molto tempo, possono rilasciare sostanze cancerogene e altri materiali tossici», spiega il prof. Jens Greinert, intervistato dalla BBC.Le tecnologie impiegate nel progetto includono veicoli comandati a distanza (ROV) e automi cingolati (crawler) che pattugliano il fondale marino. Questi robot, attrezzati per immergersi senza rischi nei siti di discarica, utilizzano telecamere e sensori per identificare e rimuovere ordigni di vario tipo. Una delle imbarcazioni del progetto pilota finanziato dal governo tedesco per liberare il fiondo del Mar Baltico da residui bellici tossici della Seconda guerra mondiale. © SeaTerra Tecnologia avanzata. Gli artigli intelligenti, montati su gru di navi equipaggiate ad hoc, sono capaci di afferrare gli oggetti delicatamente o con forza, a seconda del loro stato di conservazione. I crawler raccolgono le munizioni di piccolo calibro, depositandole in ceste metalliche subacquee, suddividendole per facilitare la fase della successiva distruzione.L'innovazione risiede nell'uso combinato di queste tecnologie, che permette di bonificare rapidamente ampie aree densamente infestate da quintali e quintali di residuati bellici che sono lì da oltre 75 anni, retaggio del disarmo della Germania nel dopoguerra. Cultura Siamo nell’età dell’oro dell’esplorazione dei relitti marini Smaltimento sicuro. Il metodo per la distruzione prevede l'uso di una camera di detonazione, un grande dispositivo simile a un forno, che sarà posizionato su una piattaforma offshore. Qui le munizioni verranno bruciate, evitando l'uso della detonazione che potrebbe contaminare l'ambiente marino. L'operazione sarà monitorata in modo continuativo, con turni di specialisti che identificheranno e posizioneranno gli armamenti nelle ceste, che saranno poi sollevate da una seconda nave per il trattamento. Cultura È mai stato mandato in guerra un finto esercito fatto di manichini, gonfiabili ed effetti speciali? Programma ecologico. Questo approccio mira a ridurre drasticamente i tempi necessari per bonificare le acque tedesche, passando dai 150 anni previsti con i metodi attuali a circa 30. Il progetto rappresenta una novità anche per il suo scopo ecologico: «Nessuno aveva mai detto prima d'ora: rimuoviamo le munizioni per il bene dell'ambiente, puliamo per purificare il mare», spiega Dieter Guldin di SeaTerra Impatto ambientale. Studi condotti da ricercatori come Jacek Bełdowski dell'Istituto di Oceanologia dell'Accademia Polacca delle Scienze hanno dimostrato che queste armi possono diventare più pericolose ogni anno che passa. Occorre perciò monitorare e recuperare prima di tutti gli ordigni chimicamente più rischiosi, utilizzando precauzioni aggiuntive per prevenire fuoriuscite.Tuttavia, il volume di questa spazzatura bellica è tale che la rimozione completa è impraticabile con le tecnologie attuali. La priorità del progetto in questione è dunque quella di liberare l'ambiente marino dalle munizioni pericolose, ma in futuro queste metodologie potrebbero essere utilizzate anche per supportare progetti infrastrutturali come, per esempio, l'espansione di parchi eolici offshore, garantendo un ambiente marino più sano e sicuro.
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