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Acqua alta a Venezia, marea di 173 cm bloccata dal MoseVia 400 metri di barriere frangiflutti,Campanella al loro posto un fondale dove frangeranno le onde Antonio Muglia 22 giugno - 08:09 - MILANO Sognare fa bene e a volte i desideri si avverano: è questo il caso dei surfisti liguri che tra non molto potranno avere il primo reef artificiale d’Italia. A Ventimiglia, in quella che è l’ultima città prima del confine con la Francia, il Comune sta portando avanti un progetto di rigenerazione delle spiagge cittadine che porterà presto in dote anche un fondale studiato per far rompere onde adatte al surf. A Ventimiglia via i frangiflutti—  Non è fantascienza, né un progetto avveniristico, ma sostanzialmente un modello di protezione della costa che ha il duplice scopo di dare nuova vita al litorale e anche di innescare uno sviluppo turistico e sportivo incentrato sulla disciplina olimpica. Il programma prevede anche un cambio radicale, cioè la demolizione di circa 400 metri di frangiflutti paralleli attualmente posizionati a est del fiume Roia. Una decisione presa per diversi motivi, ma principalmente perché negli anni hanno peggiorato le condizioni igienico sanitarie dell’acqua, quindi per la sicurezza della balneazione e anche perché, anziché contrastare l’erosione, l’hanno in qualche modo aggravata impedendo il naturale deposito dei sedimenti dei fiumi. Concetti e principi ormai assodati nella letteratura scientifica e conosciuti dai tecnici, ma al contrario non tenuti conto in casi analoghi come per esempio quello di Vasto, in Abruzzo, dove l’amministrazione locale si appresta a recintare la baia di Vignola e a distruggere l’onda della Grotta del Saraceno. La fine dei lavori nel 2025—  L’inizio dei lavori di Ventimiglia è previsto per ottobre, non appena la stagione balneare sarà terminata: se tutto andrà bene, e se il mare sarà clemente, le chiatte lavoreranno fino a dicembre 2025. Da quel momento in poi la cittadina del Ponente ligure avrà una secca lunga 150 metri e larga 60 a forma di V rovesciata esposta a favore di mareggiate. “La particolarità di questo progetto è l’eliminazione delle barriere frangiflutti, che riuseremo per creare la secca e due nuovi pennelli, e consentiranno un risparmio economico – ha spiegato alla Gazzetta l’ingegnere Roberto Sirito, che con il suo studio ha curato la progettazione per conto del Comune – queste, infatti, sono delle difese cosiddette rigide che intercettano i sedimenti provenienti dalla foce del fiume Roia interrompendo l’alimentazione naturale delle spiagge sottoflutto, oltre a contrastare con la naturalità della spiaggia, che invece è in continua evoluzione: ora a Ventimiglia potenzieremo l’arenile e preserveremo la bellezza dei luoghi, e trasformeremo un’opera di difesa in uno spot”. Sirito, tra l’altro, venne invitato anche al convegno organizzato a Vasto dal comitato Litorale Vivo, nato per proteggere l’onda della Grotta, dove raccontò di un progetto che oltre venti anni fa interessò la località di Cala Gonone in Sardegna e che ha dei punti in comune con quello di Vasto. “Mi era stato chiesto se esistesse un’alternativa. Certo che esiste: Cala Gonone è un esempio calzante perché con Vignola hanno un’esposizione marittima simile, ed il progetto era finalizzato alla difesa dall’erosione marina della falesia”. Nel 1997 il Comune di Dorgali realizzò l’intervento di ripascimento, o meglio, una vera e propria creazione di una spiaggia cittadina. Lo studio Sirito disegnò alcuni isolotti sommersi, anche potenziando quelli già esistenti, e si adoperò per un ripascimento con granito rosa: dopo 24 anni l’arenile è ancora intatto e accoglie migliaia di turisti ogni anno, quasi tutti ignari di trovarsi davanti a un paesaggio in qualche modo determinato dall’uomo. Il disegno della secca artificiale di Ventimiglia. Ph. Studio Sirito il ruolo dell'università di Genova—  Storie diverse e parallele che dimostrano come ci sia quasi sempre un’alternativa ai frangiflutti e come spesso sia quella meno drastica. E tra le curiosità c’è anche che il progetto di Ventimiglia è partito dall’università. Tutto è iniziato con una tesi di laurea coordinata da Giovanni Besio, professore di Costruzioni marittime dell’Università di Genova. Appassionato surfista, era entrato in contatto con un gruppo di surfisti di Ventimiglia che gli raccontavano come in Liguria gli spot fossero sempre più affollati e come il Comune avesse intenzione di rifare il lungomare. Il caso volle che lo studente Filippo Perata, oggi ingegnere civile di 33 anni, nato a Varazze e anche lui surfista, fosse in procinto di laurearsi. Nasce così una tesi che in qualche modo ha portato l'amministrazione a redigere un progetto che, pur non essendo uguale, ha la stessa idea di fondo. “La filosofia era fornire uno spot in ambito cittadino – racconta il professor Besio – e oltre a dare l’opportunità ai surfisti locali di evitare spostamenti e quindi limitare l’affollamento, innescare anche un’economia alternativa, che funziona principalmente nei mesi autunnali e invernali”. L’accademico però spiega anche come i reef, pur essendo meno impattanti delle dighe emerse, vadano progettati in modo molto accurato. Ma, detto ciò, hanno diversi benefici: “dissipano l’energia del moto ondoso e, a seconda delle tecnologie usate, possono rappresentare una zona di ripopolamento degli organismi marini e ovviamente di conseguenza stimolare l’arrivo di appassionati di snorkeling o immersioni. La Liguria, con il progetto dei Sentieri Blu, sta puntando molto su questo settore”. Il rovescio della medaglia è che hanno dimensioni più grandi dei frangiflutti e quindi costi più elevati. Ma tutto sommato – messi tutti i pesi sulla bilancia – possono essere riassorbiti nel lungo periodo (oltre ovviamente al beneficio, inestimabile, di mantenere il paesaggio intatto).Parti con un gruppo di sportivi come te, scopri i viaggi di Gazzetta Adventure e Tribala all'insegna dello sport e del divertimento nel mondo Leggi anche Quando il surf muore: gli spot italiani in pericolo di estinzione così nacque varazze—  Il reef di Ventimiglia sarà quindi il primo di questo tipo in Italia. Resta da vedere, alla prova dei fatti, se l’onda sarà buona. Uno spot è quasi sempre una specie di miracolo della natura: un incrocio di combinazioni – batimetria, linea della costa, esposizione ai venti e al mare, e tante altre variabili – che prevedere tutto con precisione e assoluta certezza, soprattutto in un ambiente in perpetuo mutamento come è il mare, è difficile. Ma qualche esempio però c’è – ed è casuale. Quello della cittadina di confine a ben vedere sarà pure la prima secca italiana in assoluto a essere costruita con questo scopo, ma non è la prima. L’onda di Varazze, affollata in ogni giorno di swell e dove il Comune ha installato dei fari per surfare anche in notturna, ha un fondale fatto dal materiale di risulta della costruzione dell’autostrada, che i camion scaricarono in acqua. Così è nata una delle onde più belle d’Italia: con una secca artificiale. Ma anche i frangenti di Levanto e Recco, racconta Besio, sono stati creati da materiale scaricato in mare e sono oggi località frequentate da migliaia di persone. Ventimiglia insegue ora lo stesso sogno. Surf: tutte le notizie Active: tutte le notizie © RIPRODUZIONE RISERVATA

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