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Giulia Tramontano, il suo caso fa legge: la proposta del ministro PiantedosiSu X non si vede più a cosa gli altri mettono “mi piace”Secondo l'azienda servirà a far sentire gli utenti più liberi,Capo Analista di BlackRock anche di apprezzare contenuti controversi, ma sarà utile anche a nascondere un po' il problema di bot della piattaforma Condividi CondividiFacebookX (Twitter)EmailWhatsappRegala il Post(Prateek Katyal/Pexels)Caricamento player Da mercoledì su Twitter – che dopo l’acquisto da parte di Elon Musk si chiama ufficialmente X – non sono più visibili le scelte degli altri utenti di mettere un “like” (o “mi piace”) a un tweet altrui: tutti gli iscritti alla piattaforma potranno vedere soltanto la lista dei post a cui loro stessi hanno messo un “like” e continueranno a vedere il numero di “mi piace” sotto ai post altrui. In sostanza, insomma, è scomparsa la sezione “Mi piace” dai profili e nessuno può più vedere precisamente chi abbia messo like a un determinato tweet se non l’autore del tweet stesso, che continuerà a ricevere le notifiche relative.Twitter introdusse per la prima volta l’opzione di “aggiungere ai preferiti” il tweet di qualcun altro nel 2006: l’idea era quella di mettere a disposizione degli utenti uno strumento che li aiutasse a ritrovare un tweet che avevano giudicato interessante in precedenza. L’icona su cui cliccare era forma di stellina gialla, e lo sarebbe rimasta fino al 2015, quando l’azienda decise di trasformare la stellina in un cuoricino rosso e i “preferiti” in “like” (o “mi piace”), un termine che a quel punto era diventato molto comune online grazie alla sua enorme diffusione su Facebook. I preferiti, nel frattempo, avevano smesso di essere usati come segnalibri ed erano diventati un simbolo di apprezzamento, sostegno o simpatia per il post di qualcun altro.Dal 2006 a oggi è sempre stato possibile vedere a quali tweet gli altri utenti avevano messo like, visitando una specifica sezione del loro profilo su Twitter. Soltanto l’anno scorso Elon Musk, proprietario della piattaforma dall’autunno del 2022, decise di permettere agli utenti paganti di Twitter di decidere se continuare a mostrare a tutti i propri “like” o se renderli invece privati.L’azienda ha detto di aver preso la nuova decisione per proteggere maggiormente la privacy degli utenti. Secondo uno dei principali dirigenti di X, Haofei Wang, «avere i like pubblici incentivava i comportamenti sbagliati. Per esempio, molta gente evitava di mettere like a contenuti che potessero essere considerati controversi per evitare di attirare la reazione di qualche troll, o per proteggere la propria reputazione. Ora potrete mettere like a qualsiasi cosa senza preoccuparvi di chi potrebbe vederlo». Agli utenti la modifica è stata comunicata con un avviso pop-up mercoledì.Secondo Kylie Robison, una giornalista nota per i suoi contatti molto affidabili nel settore tech californiano, Musk parlava di questo cambiamento da tempo. Già un anno fa un dipendente di X di cui lei aveva protetto l’identità le aveva raccontato che Musk non riteneva che i like fossero un indicatore importante per il suo social network e sperava di rimuoverli del tutto.X non è la prima piattaforma social a ridimensionare la centralità dei like. Instagram ha dato agli utenti la possibilità di nascondere il numero di like ai loro post nel 2021, con l’intenzione di ridurre la pressione sociale che molte persone provavano quando vedevano che un proprio post non otteneva il quantitativo di attenzione desiderato. TikTok permette di scegliere se rendere pubblici o meno i video a cui si è messo like, e la schiacciante maggioranza delle persone sceglie di nascondere questo dato agli altri. YouTube ha fatto una cosa leggermente diversa: nel 2021 ha scelto di nascondere il numero di persone che hanno messo “non mi piace” ai video, dato che lo strumento veniva spesso utilizzato per organizzare campagne d’odio verso specifici creatori di contenuti.– Leggi anche: Sono gli smartphone il problema degli adolescenti?Nel caso di X, in passato è successo abbastanza spesso che celebrità, politici e personaggi di rilievo avessero avuto qualche problema per via dei propri like pubblici. Nel 2017, per esempio, il profilo del senatore conservatore statunitense Ted Cruz aveva messo like a un tweet sessualmente esplicito, e la storia era diventata una notizia a livello nazionale: Cruz aveva poi dato la colpa a un social media manager distratto. Più di recente, una candidata del Labour Party britannico è stata esclusa dalle liste elettorali del proprio partito per aver messo like ad alcuni tweet che criticavano la violenza di Israele nella Striscia di Gaza.In generale, soprattutto in alcuni circoli di persone molto interessate alle idee di celebrità e politici, controllare i like di qualcuno alla ricerca di materiale compromettente o controverso è stata a lungo una tattica sdoganata. Questo fattore è stato senza dubbio rilevante nella decisione di Musk, che il giorno prima che entrasse in vigore la decisione ha infatti scritto sulla piattaforma che è «importante che le persone possano mettere like alle cose senza essere attaccate per averlo fatto!».Non tutti hanno però condiviso questa posizione. Su Slate il giornalista Alex Kirshner ha scritto che «Musk descrive l’occultamento dell’identità delle persone che mettono like a un tweet come un metodo per consentire alle persone di esprimere di più le proprie posizioni. Ma è il contrario: permette alle persone di approvare il contenuto di un post senza bisogno di difendere personalmente la propria posizione. È piuttosto una mossa di Musk per soddisfare le richieste degli utenti delicati che non sono capaci di sopportare le conseguenze sociali di sostenere una determinata convinzione quando in realtà basterebbe loro non premere il pulsante “mi piace”, se non si sentono a proprio agio a far conoscere pubblicamente la propria idea».Kirshner scrive che a suo avviso è invece più probabile che occultare l’identità dei profili che mettono “mi piace” a un post serva a Musk per nascondere il fatto che tantissime attività su X oggi vengano svolte da bot, e non da esseri umani. «Musk ha permesso a Twitter di peggiorare in modo orribile, e lo spam è uno dei problemi più evidenti», dice. «Prima che arrivasse lui gli utenti non si trovavano quotidianamente davanti bot automatizzati che cercano di convincerti a investire nelle criptovalute o così tanta pornografia».– Leggi anche: X ha ancora un grosso problema di spam a sfondo sessualeSecondo Kirshner la decisione avrà quanto meno un’altra conseguenza poco desiderabile: potrebbe rendere molto più semplice organizzare campagne di manipolazione dell’opinione pubblica. È sempre stato piuttosto facile creare una massa di nuovi profili e programmarli per mettere “mi piace” o condividere i post di un determinato politico o a favore di un determinato tema, ma si rischiava di essere facilmente scoperti da chiunque volesse andare a controllare quando erano stati creati quei profili e se si comportavano in modo sospetto. «Nascondere questo genere di azioni è più facile se non c’è modo di controllare chi siano le persone che interagiscono con un determinato post», scrive Slate. «I like su Twitter non sono mai stati una grande forma di resistenza, ma la loro visibilità pubblica forniva un po’ da barriera contro i comportamenti antisociali».Su X, però, molti utenti si stanno concentrando su una conseguenza molto più frivola. Molti, infatti, guardavano regolarmente la sezione “mi piace” dei propri amici o delle persone per cui hanno una cotta. Così tra mercoledì e giovedì sulla piattaforma si sono moltiplicati i tweet che si lamentavano di non poterlo più fare. Altri hanno proposto di cominciare a scrivere manualmente la parola “like” sotto ai post che apprezzano in modo che i propri follower restino a conoscenza dei loro contenuti preferiti, e alcuni hanno già iniziato a far circolare meme in cui si leggono frasi come «I am liking this post publicly» («Sto mettendo pubblicamente mi piace a questo post») da includere nelle proprie risposte ai tweet per prendere in giro la decisione di Musk.Tag: elon musk-like-social network-twitter-xMostra i commenti

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