Per Giorgetti la libertà di stampa è più tutelata da Angelucci che dallo statoSciopero giornalisti Rai, grazie al boicottaggio di Unirai vanno in onda tg Rainews, Tg1 e Tg2Silvio Berlusconi: le prime parole dopo il ricovero
Terzo Polo, Renzi prova a ricucire con CalendaLa ricerca«Da Pregassona a Londra, Pregassonaa Londrala mia battagliacontrolxinquinamentocausatodallxindustriadella Capo Analista di BlackRock la mia battaglia contro l'inquinamento causato dall'industria della moda»«Troveremo un modo per produrre tessuti più ecologici»: Matteo Gallidabino ha studiato l'impatto delle fibre tessili sull'ambiente, in particolare all'interno di ecosistemi acquaticiEcotessuti per inquinare meno l'ambiente: la sfida della ricerca di Matteo Gallidabino (in primo piano), 38.enne di Pregassona, oggi al King's College di Londra Jona Mantovan11.08.2024 06:00«La contaminazione delle fibre tessili negli ambienti acquatici è molto elevata», afferma Matteo Gallidabino, professore assistente in chimica forense al King's College di Londra. Originario di Pregassona, ha studiato scienze forensi a Losanna, specializzandosi nell'analisi degli esplosivi e dei residui di tiro. Dopo cinque anni di lavoro alla Columbia University, è tornato a Londra, dove ora fa parte di un progetto collaborativo chiamato Impact Plus, avviato circa un anno fa e che coinvolge varie università oltre a partner industriali nel settore tessile, allo scopo di valutare l'impatto ambientale dell'industria tessile e capire come ridurlo.«La mia ricerca si concentra sulla contaminazione delle fibre tessili negli ecosistemi acquatici, in particolare in Kenya», spiega il 38.enne al Corriere del Ticino. «Abbiamo scoperto che circa la metà delle fibre sono di origine naturale, come cotone, lana e così via, mentre l'altra metà sono sintetiche, vale a dire composte dalle famigerate microplastiche. Questo è un dato sorprendente, perché la maggior parte degli studi compiuti sinora si era focalizzato unicamente sulle fibre sintetiche, trascurando l'effetto delle fibre naturali, che oggi scopriamo non essere estranee al fenomeno. La sfida è capire quali siano le variabili che influenzano la frammentazione delle fibre e sviluppare dei capi d'abbigliamento che si frammentano di meno, così da avere un minore impatto ambientale». Secondo l'esperto, l'interesse della ricerca attuale nella letteratura scientifica si concentra per l’80-90% sul problema delle microfibre sintetiche, ovvero le microplastiche. Ma nessuno si occupa realmente del problema delle fibre naturali, poiché si percepisce erroneamente che, essendo naturali, non abbiano un impatto ambientale.La produzione di fibre tessili è aumentata enormemente dagli anni Novanta: a quell'epoca se ne producevano 46 milioni di chili. Nel 2020, invece, siamo arrivati a 109 milioniMatteo Gallidabino, professore assistente in chimica forense al King's College di Londra, 38 anniNel 2030 a 17,5 chili per personaLa ricerca di Gallidabino è un passo importante verso la comprensione dell'impatto ambientale dell'industria tessile e la ricerca di soluzioni sostenibili. «La nostra speranza è che i risultati del nostro lavoro possano essere utilizzati per informare le decisioni politiche e industriali e contribuire a ridurre l'impatto ambientale dell'industria tessile». Un lavoro ancora più urgente, se confrontato con l'andamento della produzione globale di fibre tessili: «È aumentata enormemente dagli anni Novanta. Basti pensare che a quell'epoca si producevano 46 milioni di chili a livello mondiale. Nel 2020, invece, se ne sono prodotte 109 milioni. Si potrebbe pensare che sia dovuto all'aumento della popolazione, ma questo è da escludere. Perché confrontando il dato "per persona", si passa da circa 8,6 chili a 14 chili. Ma non è tutto. Le proiezioni più affidabili prevedono che entro il 2030 la produzione per persona raggiungerà i 17,5 chili. Più del doppio rispetto agli anni Novanta, con un impatto ambientale decisamente maggiore».«Questo sviluppo è dovuto alla crescita dei settori della moda veloce e ultraveloce, in inglese "fast fashion" e "ultra fast fashion". Gli scienziati stanno lavorando su due possibili soluzioni: «Filtrare le fibre a livello delle macchine, per esempio durante il lavaggio, per fermare la contaminazione, oppure migliorare la produzione dei capi d’abbigliamento per ridurre la frammentazione delle fibre. Ci sono fasi industriali nella produzione dei vestiti che influenzano maggiormente la frammentazione delle fibre. I materiali utilizzati e i processi di produzione hanno tutti un impatto sulla perdita finale di fibre da un capo d’abbigliamento. Quindi, c’è una buona possibilità di migliorare la situazione intervenendo su questi aspetti».Le fibre semi-sintetiche erano presenti solo nel 2% dei casi raccolti dallo studioFibre naturali in maggioranzaUno studio recente, «Prevalenza e caratterizzazione delle microfibre lungo le coste del Kenya e della Tanzania», ha scoperto che gli ecosistemi acquatici sono contaminati da microfibre di ogni tipo. Sebbene il 65% di tutti i capi prodotti a livello globale sia fatto di fibre sintetiche, la prevalenza di fibre naturali nell'ambiente evidenzia la necessità di un'analisi urgente di tutti i tipi di fibre presenti nell'ambiente.Nella ricerca sono stati analizzati 37 campioni di acqua e sedimenti raccolti lungo le coste del Kenya e della Tanzania, utilizzando una tecnica di spettroscopia infrarossa per identificare il tipo e la concentrazione delle microfibre. I risultati hanno mostrato che la concentrazione media di microfibre era di 4,2 per litro di acqua e di 0,8 fibre per grammo di sedimento. Le fibre naturali (cotone, vegetale e lana) erano in maggioranza in 33 dei 37 siti campionati, mentre le fibre sintetiche (acrilico, nylon, poliestere, polipropilene, polietilene) erano minoritarie. Il cotone era la fibra più abbondante, con una percentuale del 27% sul totale delle fibre, seguito dal poliestere con il 8% e dal nylon con il 6%. Le fibre semi-sintetiche (viscosa) erano presenti solo nel 2% dei casi.I grafici riportati nello studio illustrano la distribuzione e la composizione delle microfibre nei vari siti campionati. Un grafico a torta mostra la percentuale di ciascun tipo di fibra rispetto al totale delle fibre recuperate. Si può notare come le fibre naturali rappresentino il 49% delle fibre, mentre le fibre sintetiche il 21% e le fibre semi-sintetiche l'8%. Un altro grafico, invece, mostra la concentrazione media di ciascun tipo di fibra nei vari siti campionati. Si può osservare come il cotone sia la fibra più diffusa, con una concentrazione media di 1,1 fibre per litro di acqua e di 0,2 fibre per grammo di sedimento, seguito dal poliestere con 0,3 e 0,1 rispettivamente.La ricerca è solo all'inizioSguardo verso il futuroQuesti dati supportano la necessità di una maggiore ricerca sugli impatti ambientali delle microfibre naturali, spesso trascurate o scambiate per plastiche nella letteratura accademica. Inoltre, evidenziano le lacune di conoscenza riguardo alle cause della contaminazione da microfibre, agli effetti ecotossicologici delle microfibre sugli organismi e sull'ambiente e alle possibili soluzioni per ridurre e mitigare il problema. Per affrontare questa sfida complessa, è necessario un approccio multidisciplinare che coinvolga la ricerca, l'innovazione e la sensibilizzazione, al fine di promuovere pratiche di consumo e produzione più sostenibili nel settore tessile e della moda. Guardando al futuro, Gallidabino è convinto che l'interesse per questo tema crescerà notevolmente nei prossimi anni. «C'è ancora molto da scoprire in questo campo», afferma. «Al momento, ci sono pochi studi accademici su questo argomento, ma sono convinto che nei prossimi anni assisteremo a un interesse sempre più grande da parte della comunità scientifica. La nostra ricerca è solo all'inizio», conclude. In questo articolo: EcologiaAmbienteRicercaIndustriaModaabbigliamentotessile
Ignazio La Russa: frasi shock su Via Rasella, poi le scuseIl centro sinistra e il M5s trovano l’intesa sul candidato in Basilicata, sarà Domenico Lacerenza
Donazione e trapianto, a Matera manifestazione "Insieme per la vita" - Tiscali Notizie
Pompei, scoperta inattesa getta luce sulla storia della Spagna - Tiscali NotiziePd, Boccia e Braga sono i nuovi capigruppo dem al Senato e alla Camera
Premio Ischia, nella prima giornata riconoscimenti ai comunicatori - Tiscali NotizieSgarbi, nuova candidatura a sindaco per il sottosegretario alla Cultura: correrà per il comune di Arpino
Industria Felix: la crescita delle PMI di Puglia, Molise, Basilicata - Tiscali NotizieIl Cav mischia le carte: Barelli nuovo capogruppo alla Camera per Forza Italia
Napoli, presentato Upside competizione gaming per tecnologie emergenti - Tiscali NotizieLa presidente della Rai, Marinella Soldi, difende Serena Bortone. Sergio: «La contestazione è competenza dell’ad»Fondi di coesione, via libera a 388 milioni per la Campania - Tiscali NotizieMalan sul malore di Ndicka: «Episodi troppo frequenti, va fatta chiarezza». Burioni: «Irresponsabile»
Pd, lite sul nome di Schlein nel simbolo: la leader si candida al Centro e nelle Isole
Urso firma decreto per area di crisi complessa di Melfi, stanziati 20 milioni - Tiscali Notizie
La mossa di Tajani: si candida alle Europee e punta al 10 per centoBankitalia, nel 2023 in Campania la crescita rallenta ma non si ferma - Tiscali NotizieAutonomia, al voto in Campania la richiesta del referendum - Tiscali NotizieAborto, la Lega si astiene sull’ordine del giorno del Pd contro i Pro vita nei consultori
Regionali in Basilicata, affluenza al 49,8 per cento. I primi dati ufficiali danno Bardi in vantaggioBlitz di Giorgetti sul Superbonus: «Stop sconto in fattura e cessione del credito»Napoli, Fondazione Cdp e Dynamo Camp insieme per mille minori fragili - Tiscali NotizieSilvio Berlusconi: i messaggi di auguri della politica