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A Udine ci sono già tensioni in vista della partita tra Italia e Israele - Il PostCare lettrici,criptovalute cari lettori la settimana della giustizia ha visto al centro una questione settoriale ma che ha creato un fronte se non proprio unito almeno vicino tra magistratura e avvocatura. La questione riguarda il regolamento ministeriale relativo ai criteri di redazione degli atti nel settore civile, a cui dedico un approfondimento con l’intervista al presidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco. Sul fronte dei commenti, invece, il giurista Francesco Merloni è intervenuto sul dibattito in merito ai poteri della Corte dei conti e le mosse politiche del governo, sottolineandone le contraddizioni. Caldissimo rimane il tema delle nuove tecnologie digitali legate al diritto e su questo interviene l’avvocato Matteo Bonetti, che spiega come il nuovo indice nazionale dei domicili digitali potrà impattare sul lavoro dei professionisti. La sinteticità degli atti diventa un caso Il regolamento ministeriale relativo ai criteri di redazione e ai limiti degli atti giudiziari nel settore civile è al centro di un duro dibattito. Il regolamento prevede limiti stringentissimi, con grande contrarietà dell’avvocatura. Proprio questo dibattito sarà al centro degli Stati generali convocati dal Consiglio nazionale forense in accordo con Ocf, Cassa forense e tutti gli Ordini territoriali, saranno l’occasione, il prossimo 14 giugno a Roma, per discutere sul presente e sul futuro della professione. Anche il Csm ha dato parere negativo, approvando all’unanimità il parere con cui si chiede un rinvio dell'entrata in vigore del regolamento prevista per il prossimo 30 giugno. «La brevità della tempistica dell'entrata in vigore, l'applicazione delle nuove disposizioni ai processi in corso e a quelli che necessariamente devono essere introdotti, per evitare decadenze, a ridosso di quella data, rischia di creare non poche difficoltà ai professionisti. Sembrerebbe, dunque, più opportuno posticipare la data di efficacia rispetto a quella di adozione del decreto». Per i magistrati è positivo che lo schema di decreto riprenda i contenuti del protocollo sulle regole redazionali del processo civile in Cassazione, tra le criticità però segnalano un rinvio non chiaro nelle disposizioni sui criteri redazionali degli atti. Infine, il Csm ribadisce nel suo parere l'importanza di prevedere anche nel processo civile l'autorizzazione preventiva del giudice per superare i limiti di estensione degli atti. Penalisti in sciopero La camera penale di Roma ha proclamato astensione delle udienze del 6, 7 e 8 giugno, per le criticità del tribunale di Sorveglianza della capitale. In un documento i penalisti parlano di «permanente condizione di dissesto nella quale operano gli uffici di Sorveglianza di Roma» che «determina una quotidiana gravissima lesione dei diritti dei cittadini che con quegli uffici debbono relazionarsi». Il personale amministrativo però replica agli avvocati, stigmatizzando le espressioni usate in riferimento alle responsabilità del personale nell’aggravarsi della situazione. La Consulta sul diritto al silenzio La Consulta ha pubblicato la sentenza 111 sul diritto al silenzio, esteso anche alle domande sulle qualità personali dell’imputato. Secondo i giudici costituzionali, che hanno dichiarato parzialmente incostituzionali gli articoli 64, terzo comma, del codice di procedura penale e l'articolo 495 del codice penale, chi è sottoposto a indagini o è imputato in un processo penale deve essere sempre espressamente avvertito del diritto di non rispondere alle domande relative alle proprie condizioni personali. Il Tribunale di Firenze doveva decidere sulla responsabilità penale di un imputato per il reato di false dichiarazioni a un pubblico ufficiale sulla propria identità o le proprie qualità previsto dall'art. 495 del codice penale, che, accompagnato in Questura per l'identificazione nell'ambito di un procedimento penale, aveva dichiarato alla polizia di non avere mai subito condanne, senza essere stato avvertito della facoltà di non rispondere. Il diritto a un avvocato Il caso del brutale omicidio di una giovane donna incinta e l’arresto del suo presunto assassino hanno sollevato la questione della difesa di fiducia. Il legale dell’uomo, infatti, ha rimesso il mandato e non è stato possibile trovare un altro avvocato di fiducia, così l’indagato è ora difeso da un avvocato d’ufficio. Tra le ragioni di questa difficoltà, forse, anche il fatto che sempre più spesso i legali denunciano di venire attaccati, anche dalla pubblica opinione, come “complici” dei propri assistiti. Vincenzo Comi, consigliere dell'Ordine degli avvocati di Roma e già presidente della Camera penale di Roma, ha commentato dicendo che «L'avvocato garantisce a tutti - e dico tutti - il diritto costituzionale alla difesa affinché il processo sia celebrato nel rispetto delle regole e del diritto. Così una sentenza sarà legale e giusta. Niente di più, niente accostamenti suggestivi e niente abbracci mortali con gli assistiti. Solo garanzia di un processo giusto per garantire non solo l'accusato ma tutta la collettività. L'avvocato fa il suo dovere e svolge la sua funzione. È difficile e coraggioso nello stesso tempo difendere i mostri, ma l'avvocato è il notaio della legalità del processo penale». La questione, tuttavia, deve far riflettere sullo stato di salute del dibattito pubblico. Assunzioni per la giustizia «Assunte 8.625 risorse umane nell'intero territorio nazionale e dovrebbero essere aggiunte anche 11.919 unità relative ai profili di addetto all'ufficio del processo giungendo così a un numero cospicuo di 20.500 assunzioni», ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che ha espresso l’obiettivo di trasformare le assunzioni a tempo determinato in quelle a tempo indeterminato. Riforme e separazione delle carriere Nordio ha ribadito la volontà di portare avanti la separazione delle carriere e a compimento la riforma del Csm, «anche dopo i doverosi consulti con le parti interessate quindi soprattutto la magistratura, l'avvocatura e il mondo accademico». Quanto ai tempi per la presentazione dell’ormai famigerato primo pacchetto di riforme – che dovrebbe contenere l’abuso d’ufficio e reati contro la pa e le intercettazioni – non ci sono novità precise. Il ministro ha detto che «La prossima settimana, posso dire con ragionevole certezza, sarà portato il primo pacchetto di riforme». Report Ue sui processi Lo scoreboard dell’Ue sulla situazione dei sistemi giudiziari rileva che l’Italia è ancora agli ultimi posti per la lunghezza delle cause della giustizia civile. L'Italia, se si guarda ai tre gradi di giudizio, risulta penultima, seguita solo da Cipro. Guardando alle sentenze di primo grado risulta invece sempre penultima, ma questa volta seguita dalla Grecia. Riferendosi al 2021 la durata delle cause in Italia viene computata di circa 600 giorni per il primo grado, di oltre 800 per il secondo e di oltre 1000 per il terzo. Svezia, Repubblica Ceca e Ungheria si piazzano invece ai primi tre posti. Tra i dati c’è anche quello della percezione dell'autonomia del sistema giudiziario tra i cittadini: il 2% di intervistati fornisce una valutazione molto positiva, il 37% abbastanza positiva, il 33% abbastanza negativa, il 16% molto negativa. L'11% non sa dare una risposta. «Tuttavia, quest'anno abbiamo visto, per la prima volta, i risultati delle misure prese e i miglioramenti portati dalla digitalizzazione della Giustizia», è stato sottolineato dagli estensori del report, «Nel 2021 c'è stato un calo significativo dei tempi medi previsti in tutte le istanze di giudizio, sia per i casi civili che per quelli commerciali». Task force per le pratiche critiche al Csm Il plenum del Csm ha previsto la creazione di una task force ad hoc per le pratiche più critiche, composta da sei collaboratori esterni per sei mesi, salvo successive proroghe, reclutati tra i magistrati che presenteranno domanda, ma con alcuni paletti: escluse tra l'altro le toghe a inizio carriera, quelle sotto procedimento penale o disciplinare e i capi degli uffici giudiziari e i loro vice. Tra i titoli preferenziali, l'aver fatto parte in passato di un Consiglio giudiziario, l' organo che a livello territoriale collabora con il Csm, o aver lavorato nella segreteria o nell'ufficio studi di Palazzo dei marescialli. L'incarico sarà attribuito senza esonero dall'attività giurisdizionale e con la previsione di un compenso per ogni singolo fascicolo trattato. Il Csm corregge il piano della Dna Il Csm ha valutato il piano relativo al triennio 2020-2022 presentato dal procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e ha ritenuto che vada maggiormente dettagliato, soprattutto vanno esplicitati meglio i risultati che si intendono raggiungere. Il progetto riguarda il periodo in cui il capo della procura era Federico Cafiero De Raho, ora parlamentare dei Cinquestelle, ma del monito dovrà inevitabilmente tenere conto il suo successore, Giovanni Melillo. Il Csm chiede di inserire nel progetto «l'analisi dettagliata ed esplicita della realtà criminale relativa al territorio nazionale, tenuto anche conto del contesto della criminalità organizzata internazionale, ed ai singoli distretti di competenza delle procure presso le quali svolgono funzioni di collegamento i magistrati dell'Ufficio». Scontro tra governo e Corte dei conti Il governo non cambia direzione e ha portato ad approvazione i due emendamenti su cui la Corte dei conti aveva espresso parere contrario: l’eliminazione del controllo concorrente sul Pnrr e la proroga a giugno 2024 dello scudo erariale, che elimina la colpa grave commissiva dal vaglio della responsabilità erariale degli amministratori pubblici. Il tema è stato al centro di forti polemiche tra governo e Corte dei conti, di cui mi sono occupata in questo retroscena. Ora dentro la corte, che ha sempre considerato più problematica la proroga dello scudo erariale e su questo ci sarebbe la volontà di sollevare una questione davanti alla Corte costituzionale, c’è preoccupazione rispetto al tavolo di confronto con il governo. «Non è corretto che il controllore vada a casa del controllato», spiega una fonte interna, «oggi subiamo le misure del governo, domani rischiamo di avallarle ad un tavolo di cui siamo partecipi». Il problema, allora, è chi siederà al tavolo, con quale mandato e cosa poi si farà in concreto. L’appello al capo dello Stato sul caso Palamara Rosario Russo, già sostituto procuratore generale presso la Corte di cassazione, ha trasmesso al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, un appello «affinchè voglia indurre il Csm a rimediare sulla questione istituzionale allo scopo di sanare definitivamente il gravissimo vulnus provocato alla magistratura dallo scandalo Palamara». Secondo Russo, il Csm sarebbe mancato in parte alla sua funzione disciplinare «allorchè, perfino in contrasto con il dettato delle Sezioni unite, il Pg illegittimamente teorizza la generale archiviazione delle autopromozioni o se omette di agire anche nei casi di eteroraccomandazioni». Il ruolo del Rup nel nuovo codice degli Appalti Il 6 giugno si è svolto presso il Ceida di Roma un convegno sul ruolo del Responsabile unico di progetto, come modificato con l’entrata in vigore del nuovo codice dei contratti pubblici, la cui efficacia, tuttavia, sarà effettiva solo a partire dal 1 luglio 2023 e, per alcune disposizioni, dal 1 gennaio 2024. Sono intervenuti esperti del settore (il Prof. Gennaro Terracciano, Ordinario di diritto amministrativo, Stefano Toschei, Consigliere di Stato e membro della commissione che ha redatto il nuovo codice ed il Presidente di sezione del Consiglio di Stato, Raffaele Greco, esperto e studioso della materia) analizzando i cambiamenti rispetto al responsabile unico del procedimento previsto dal precedente codice. In particolare, è stata messa in risalto la mission di questa nuova figura: il raggiungimento del risultato attraverso forme organizzative della stazione appaltante tese a garantire al contempo una alta prestazione (performace) dei singoli dipendenti, proiettati verso una professionalizzazione e, dunque, specializzazione utile ad assicurare la correttezza delle dinamiche procedimentali e la soddisfazione dell’interesse pubblico. Il convegno fa parte di una serie di incontri che intendono affrontare i tratti più problematici ed innovativi del nuovo Codice. Il prossimo incontro è previsto per la metà di luglio. Assemblea dell’Anm sul caso Artem Uss Domenica 11 giugno 2023 si terrà l’assemblea generale dell’Anm presso l'Aula Magna della Corte di Cassazione in Roma. Al centro del dibattito c’è l’azione disciplinare nei confronti dei magistrati della Corte d’Appello di Milano (procedimento estradizione Artem Uss) e i magistrati valuteranno iniziative a tutela dell’indipendenza della magistratura. Su questo è intervenuto il segretario dell’Anm, Salvatore Casciaro, con una intervista. Le critiche di Articolo 101 all’Anm I componenti del comitato direttivo centrale dell’Anm eletti con Articolo 101, Cristina Carunchio, Giuliano Castiglia e Andrea Reale hanno redatto un documento critico rispetto all’azione dell’associazione, parlando di «straordinaria capacità dell’ANM a guida correntizia di agitare polveroni riuscendo al contempo a stoppare ogni reale iniziativa». Tre le critiche: - il rinvio del dibattito sul tema dei carichi esigibili «narcotizzando la questione fino alla campagna elettorale per il prossimo CDC»; - la lentezza nella risposta rispetto all’iniziativa disciplinare del ministero nei confronti dei colleghi di Milano, «l’azione disciplinare è in corso e non attende nessuno. Sarebbe naturale una reazione forte e immediata. Il CDC, però, ad onta del dichiarato sconcerto generale, si limita a dare corso alle richieste delle GES, rimettendo tutto all’Assemblea Generale»; - «Lo Statuto calpestato» nello stabilire l’ordine del giorno dell’assemblea generale, con «la maggioranza che impedisce di mettere in discussione il suo operato dinanzi all’Assemblea Generale». © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGiulia Merlo Mi occupo di giustizia e di politica. Vengo dal quotidiano il Dubbio, ho lavorato alla Stampa.it e al Fatto Quotidiano. Prima ho fatto l’avvocato.
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