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La Maddalena, sbarco sull'isola protetta di Soffi con ombrelloni, frigo e tavoli da picnic: turisti “cafoni” segnalati alla Capitaneria VIDEOIl rocker Omar Pedrini protagonista a "Voci per la libertà - Una canzone per Amnesty" - Foto Stefania Brovetto COMMENTA E CONDIVIDI Dare voce ai diritti umani con la musica,VOL gli incontri, le storie. Succede a Rovigo, che chiude stasera la seconda Settimana dei diritti umani, un grande festival multidisciplinare capitanato dall’Associazione Voci per la libertà, che ha riunito oltre quaranta associazioni e realtà culturali del rodigino dalle diverse anime, da Amnesty International a Caritas Diocesi Adria-Rovigo, Libera, Emergency Rovigo, Arci, Legambiente oltre a Cgl, Cisl e Uil e tanti altri, con il sostegno dei comuni di Rovigo e di Adria.A concludere la settimana è la XXVII edizione di “Voci per la libertà – Una canzone per Amnesty”, che stasera avrà il suo clou in piazza Vittorio Emanuele II con l’esibizione dei cinque finalisti del Premio Amnesty Emergenti e con la proclamazione dei vincitori. Ospite musicale d’eccezione della serata conclusiva Diodato che ha vinto il Premio Amnesty per la sezione Big col brano La mia terra dedicato alla sua Taranto e che oggi alle 18 dialogherà con il pubblico al Cinema Teatro Duomo di Rovigo insieme a Francesca Corbo di Amnesty International Italia e Michele Lionello direttore artistico di “Voci per a libertà”.«È un grande onore ricevere questo riconoscimento da Amnesty International Italia e sono davvero felice che arrivi con il brano La mia terra – ha dichiarato Diodato –. La questione tarantina è stata spesso relegata a una pura problematica lavorativa, occupazionale, nascondendo il vero nocciolo della questione e cioè i diritti umani. Sono soprattutto questi a essere violati continuamente nella mia città. Il disastro ambientale e la violenza verso gli esseri viventi è sicuramente il tema principale da cui partire. La bellezza che la mia terra continua a mostrare nonostante tutto è un monito che lancia a noi tutti è richiesta d’amore e di giustizia. Ringrazio Amnesty anche per essere da sempre al fianco dell’Uno Maggio Taranto Libero e Pensante, venendo sul nostro palco a dar voce a tantissimi esseri umani che ogni giorno lottano per i propri diritti». Emanuele Conte uno dei giovani concorrenti di "Voci per la libertà - Una canzone per Amnesty" sul palco di Rovigo - Foto di Andrea "Artax" ArtosiTanti i messaggi per la pace e la solidarietà dal palco di “Voci per la libertà”, dalla delicatezza di Matteo Faustini (vincitore del Premio Amnesty Giovani con IL girasole innamorato della luna) al brano contro la guerra del giovane talentuoso concorrente Emanuele Conte Proiettile bambolina ai sentiti appelli per gli sfruttati del mondo della cantautrice Patrizia Laquidara e di Erica Mou. Sino ad arrivare all’energia rock di Omar Pedrini che ieri sera ha infiammato col suo concerto la piazza di Rovigo aprendolo con l’inno contro la guerra Con il fiato sospeso che fa parte del suo ultimo album Sospeso, ricco di riflessioni sui temi sociali, dalla pace, alla spiritualità, ai giovani, che lo vedono impegnato sin dai tempi dei Timoria soprattutto sull’ambiente cui dedicarono nel 1994 il primo album italiano sui pericoli ecologici. Ad aprire il disco una Ave Maria con cui Pedrini ha commosso la piazza di Rovigo. Dolce Maria è un ringraziamento scritto dopo le ultime tre delle sette operazioni al cuore del rocker bresciano. «L’Ave Maria è la cosa più trasgressiva per uno che ha un vissuto disordinato come il mio, sono felice perché ha anche il sapore della redenzione – racconta Pedrini ad Avvenire -. Sono stato operato ultimamente tre volte in due anni: sono abituato a fare queste operazioni, ma quando le prime due non sono andate bene e mi hanno dovuto operare una terza volta dopo dieci giorni io, che sono sempre ottimista, ho pensato di non farcela. Quando ho riaperto occhi ho pregato il cielo e ho voluto dedicare a Maria, di cui sono devoto, un brano. Nel videoclip è centrale la figura della donna perché credo che le donne abbiano il bisogno di essere sostenute anche da noi maschi. Se oggi Maria scendesse sulla terra sicuramente sarebbe vittima di violenza di qualche uomo, occorre far capire quanto grave è la violenza». Il brano Dolce Maria ha anche una finalità benefica. «Non dobbiamo dimenticarci che Gesù è stato il primo a combattere per gli ultimi» prosegue Pedrini che nel giorno dell’Immacolata Concezione l’anno scorso ha partecipato alla cena condivisa tra le 40 persone che vivono in povertà e fragilità accolte a Palazzo Migliori, che si affaccia su Piazza San Pietro, per iniziativa di Papa Francesco. L’Ave Maria del rocker è stata l’espressione del momento di preghiera guidato dal cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa e prefetto del Dicastero per il prefetto del Dicastero per il servizio della carità. «In quell’occasione ho regalato Dolce Maria al Papa dicendogli di farne quello che vuole. Non è in vendita ma è a disposizione per sostenere iniziative solidali per le persone povere e sole. Mentre gli parlavo, Francesco si è messo a giocare col mio piccolo Paolo che si chiama così in onore di papa Montini». Pedrini, che pratica il buddismo, racconta di essersi riavvicinato al cattolicesimo grazie «a don Bruno Bignami che è un caro amico e la mia guida spirituale, un prete coraggioso che nella sua missione in Sudamerica lotta per il diritto all’acqua delle popolazioni indigene. Ci sono dei preti eccezionali, penso a don Gallo o a don Ciotti con cui collaboro per Libera, o lo stesso cardinale Krajewski. Oggi dobbiamo ringraziare i preti: la politica fa poco, i preti che sono sul campo sono i più rivoluzionari. E Papa Francesco incarna perfettamente questo spirito, questi preti sono dei Che Guevara senza fucili».Finita la tournée a novembre, Pedrini si prenderà una lunga pausa: «Non so se tornerò a fare questo mestiere, ci sono tante incognite, e per un po’ di mesi devo pensare alla salute. Torno a fare il contadino nella mia tenuta in Toscana dove da 25 anni produco olio e vino. Adesso voglio acquistare degli animali. I mie prossimi impegni sono lì».
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