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Muore a soli 9 anni: "Ciao, piccolo grande Francesco"Lo scorso febbraio,èandata Professore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock tra i fiordi del sud del Cile, è morta una donna anziana e con lei si è spenta per sempre una lingua conosciuta da pochissime persone, lo yaghan Lo yaghan era una lingua isolata: Molte lingue ancora oggi parlate da poche persone non hanno lingue affini e quindi potrebbero andare perse nell’arco di una o due generazioni La luna Encelado che ruota attorno a Saturno sta emettendo un enorme pennacchio di vapore acqueo. Il James Webb Telescope è riuscito a fotografarlo Lo scorso febbraio, tra i fiordi del sud del Cile, è morta una donna anziana e con lei si è spenta per sempre una lingua conosciuta da pochissime persone. Cristina Calderón, una 93enne molto amata, era l’ultima madrelingua conosciuta di yaghan, che un tempo la si poteva sentire dalle persone della Terra del Fuoco nel più profondo sud America. La perdita di una lingua, indipendentemente da numero di persone che la parlano, è una tragedia, ma l’estinzione di Yaghan sarà avvertita in modo particolarmente intenso, perché questa non era una lingua ordinaria. Era una "isolata": una lingua completamente diversa da quelle usate in qualsiasi altra parte del mondo. Senza sorelle Gli isolati linguistici comprendono circa 200 delle 7.400 lingue stimate in uso oggi e molti sono pericolosamente vicini a seguire Yaghan nell’oblio. Le stime suggeriscono che il 30 per cento di tutte le lingue sarà scomparso entro la fine del secolo. Gli isolati, alcuni utilizzati solo da poche centinaia di persone, sono tra i più vulnerabili. E con l’aumentare della loro vulnerabilità, è aumentata anche la consapevolezza che gli isolati possono dirci molto sulla comunicazione e la cognizione umana. Solo negli ultimi anni, ci hanno offerto una nuova visione dell’interazione tra evoluzione culturale e linguistica e fornito supporto per un’ipotesi controversa che collega la nostra comprensione della realtà con la lingua che usiamo. «Ciascuno di questi isolati è una finestra completamente diversa sulla mente», afferma Lyle Campbell dell’università delle Hawaii in un’intervista su NewScientist. Inoltre, c’è una nuova speranza che la ricerca possa anche identificare strategie migliori per aiutarci a salvarli dall’estinzione. Le lingue isolate non hanno lingue sorelle: sono totalmente uniche. Probabilmente l’esempio più suggestivo è il basco, parlato da una comunità a cavallo del confine tra Francia e Spagna. Mentre il vin è una bevanda francese preferita e gli spagnoli possono godersi un bicchiere di vino con la loro cena, l’equivalente basco è l’ardoa . E mentre gli agricoltori in Spagna e Francia si dedicano all’agricoltura o all’agricolture, le loro controparti basche preferiscono la nekazaritza. Avere un vocabolario così insolito rispetto alle lingue circostanti può favorire un senso di orgoglio e resilienza tra coloro che la parlano. Questo può aiutare a spiegare perché il basco è sopravvissuto per millenni: una tavoletta di bronzo a forma di mano trovata nel 2021 mostra che un antenato del moderno basco venne usato per delle scritte 2000 anni fa , mentre il basco stesso potrebbe avere una storia che risale a 5000 anni fa. La genesi A dire il vero, tuttavia, gli isolati sono più convenzionali di quanto possa sembrare. Molti di essi infatti, un tempo erano membri di famiglie linguistiche più numerose, ma sono rimasti isolati perché le lingue sorelle sono scomparse, di solito a causa di una miscela di influenze culturali. Ket, ad esempio, una lingua isolata della Siberia, un tempo faceva parte della piccola famiglia linguistica yeniseiana. Ora è solo e sembra a causa della diffusione della lingua russa in seguito alla conquista della Siberia tra il XVI e il XVIII secolo da parte dei russi che ha assorbito tutte le altre lingue “vicine”, mentre chi parlava il ket si è imputato sempre più nel non volersi farsi fagocitare linguisticamente. Perché è importante conoscere il significato profondo delle lingue? Perché è attraverso di esse che l’uomo dà un senso non solo alle cose materiali, ma anche a quelle immateriali. Anna Belew dell’università delle Hawaii spiega: «Attraverso la lingua parlata da un gruppo di uomini si comprende quanta diversità esiste nel modo con cui gli esseri umani costruiscono il “mondo cognitivo” che sta loro attorno. E gli isolati, proprio in virtù del fatto di non avere lingue sorelle, tendono a possedere modi abbastanza unici per codificare il mondo». La lingua Kutenai, ad esempio, è un isolato parlato dal popolo Kutenai, una comunità indigena a cavallo del confine tra Stati Uniti e Canada. È una delle poche lingue al mondo con una “quarta persona” grammaticale, che consente di chiarire completamente il significato di frasi come “tenetevi forte” che non implica alle persone cui è diretto il fatto di aggrapparsi a qualcosa. Il kusunda, parlato in Nepal, si trova all’estremo opposto. Mancano alcune delle caratteristiche grammaticali che si trovano nella maggior parte delle lingue , parole come “no”. Un altro esempio ci viene dal popolo Pirahã, un gruppo indigeno che vive nel nord del Brasile, famoso tra i ricercatori perché parla una lingua – chiamata anch’essa pirahã – che sembrerebbe non avere parole che identificano i numeri. E gli studi suggeriscono che i parlanti pirahã fanno fatica a contare, il che implica che le parole per i numeri sono davvero necessarie per fare matematica. Ma al di là di queste considerazioni sulle lingue gli isolati sono, per definizione, vulnerabili. A differenza di altre lingue, le cui intuizioni possono essere conservate in lingue imparentate, gli isolati non hanno una famiglia su cui fare affidamento. «Abbiamo davvero bisogno di ottenere tutte le informazioni possibili sugli isolati e possibilmente subito», afferma Campbell, «perché se li perdiamo, quelle informazioni sono perse per sempre». CulturaA decifrare il cuneiforme ora ci pensa l’intelligenza artificialeLuigi Bignamidivulgatore Il vapore acqueo da Encelado AP Photo/Stocktrek Images Giove e Saturno possiedono complessivamente centinaia di lune, alcune delle quali con caratteristiche che si assomigliano di molto. Possiedono un nucleo solido il quale è circondato da un oceano di acqua sua volta ricoperto da una crosta ghiacciata. Alcuni di questi nuclei sono caldi a causa della forte attrazione gravitazionale che agisce su di essi del pianeta attorno a cui ruotano. Tale attrazione li tiene in costante movimento e ciò determina un riscaldamento del materiale di cui è composto il nucleo. A sua volta il nucleo caldo può riscaldare l’oceano sovrastante che là dove la crosta ghiacciata mostra delle fratture crea veri e propri geyser che si espandono nello spazio profondo. Una di queste lune a presentare una simile caratteristica è Europa che ruota attorno a Giove. Recentemente però, un pennacchio di vapore acqueo emesso da Encelado, una luna di Saturno, che si estende per oltre 9.600 chilometri dalla superficie è stato rilevato dagli astronomi che utilizzano il James Webb Space Telescope della Nasa. Non solo è la prima volta che una tale emissione d’acqua è stata osservata su una distanza così ampia, ma Webb sta anche dando agli scienziati uno sguardo diretto su come questa emissione d’acqua alimenta l’intero sistema di Saturno e i suoi anelli. Encelado, un mondo oceanico grande circa il quattro percento della Terra, con un diametro di soli 500 chilometri, è uno degli obiettivi scientifici più entusiasmanti del nostro sistema solare nella ricerca della vita oltre la Terra. Stretto tra la crosta ghiacciata esterna della luna e il suo nucleo roccioso c’è un immenso serbatoio di acqua salata, un vero e proprio oceano che potrebbe contenere forme semplici di vita. E questo strano mondo possiede vulcani simili a geyser che emettono getti di particelle di ghiaccio, vapore acqueo e sostanze chimiche organiche. In precedenza, getti simili erano già stati osservati soprattutto dalla missione Cassini dell’Esa/Nasa, ma la sensibilità degli strumenti di Webb rivelano una nuova storia. Spiega Geronimo Villanueva del Goddard Space Flight Center della Nasa a Greenbelt, nel Maryland: «È stato così scioccante rilevare un pennacchio d’acqua 20 volte più grande della luna stessa che mi era difficile crederci». Lunghezza e velocità La lunghezza del pennacchio non è l’unica caratteristica che incuriosisce i ricercatori. Un’altra è la vlocità con cui il vapore acqueo fuoriesce, circa 300 litri al secondo, una quantità impressionante. A questo ritmo, potresti riempire una piscina olimpionica in un paio d’ore. In confronto, farlo con un tubo da giardino sulla Terra richiederebbe più di due settimane. «L’orbita di Encelado attorno a Saturno è relativamente veloce, appena 33 ore. Mentre gira intorno al pianeta, la luna e i suoi getti stanno praticamente sputando acqua in continuazione, lasciando dietro di sé un alone, quasi come una ciambella di vapore», ha detto Villanueva. Nei prossimi anni, Webb servirà come principale strumento di osservazione per la luna oceanica Encelado, e le scoperte di Webb aiuteranno a strutturare meglio le future missioni satellitari del sistema solare che cercheranno di esplorare la profondità dell’oceano sotto la superficie, quanto è spessa la crosta di ghiaccio e altro ancora. FattiLa caccia ai buchi neri più antichi dell'Universo stessoLuigi Bignamidivulgatore© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediLuigi Bignamidivulgatore Giornalista scientifico italiano, laureato in scienze della terra a Milano
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