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Samele, sciabolate d'amore contro guerra e pregiudizioRita Vecchio Artisticamente la vita di Federico Zampaglione ha trovato il fulcro di un equilibrio tra musica e cinema. E quando si parla con lui,ETF 56 anni compiuti esattamente un mese fa, è come se la storia fosse divisa a metà. Da una parte quella con i Tiromancino, la band romana tra pop, rock ed elettronica, dall’altra il genere horror. Entrambe meritevoli di racconto, entrambe degne di essere ascoltate e viste. Ad accomunarle è il suo estro eclettico e senza confini. Attualmente in tour con “Puntofermo” e in promozione con il suo quinto film, “The Well”, il prossimo 7 agosto Federico Zampaglione sarà al Parco Colonia Montana di Agerola, tra i protagonisti di “Sui Sentieri degli Dei - Il Festival dell’Alta Costiera Amalfitana. «Non vedo l’ora di esserci perché è uno di quegli eventi culturali legato alla bellezza del territorio che si discosta da manifestazioni musicali di questa era, confezionate su basi di canzoni commerciali. La gente vuole scegliere anche all’interno di un contesto qualitativo. Io non ce l’ho con la musica di ascolto, c’è sempre stata e sempre ci sarà. Ma dare l’opzione di una faccia più culturale della musica credo sia giusto».Che momento è per Federico Zampaglione?«Molto ricco. Sto promuovendo il film, The Well (produzione Iperuranio, diretta da lui stesso, on Lauren LaVera e Claudia Gerini, ndr) con tante anteprime. E’ venduto in tutto il mondo. Una soddisfazione, considerando che ho scommesso su un genere che era stato dimenticato o messo al lato del sistema e che sto portando avanti con passione. E' un genere che abbatte il confine tra realtà e fantasia, tra bene e male, tra vita e morte». The Well - locandinaNon è un caso che il film sia in inglese. «Se lo si fa in lingua italiana, fuori dal nostro Paese non lo compra nessuno. Sono film con una fan base internazionale che non si può non considerare. A questo aggiungiamo che l’horror è in piena rinascita a livello internazionale». Nel film insieme a Lauren LaVera, reduce dal ruolo in Terrifier 2, ci sono anche la sua ex moglie Claudia Gerini e vostra figlia, Linda, peraltro molto brava. «Ho cercato di non confondere i piani personali, soprattutto quelli padre figlia. Con Linda avevo fatto già i cortometraggi. Il personaggio dal carattere introspettivo e misterioso era perfetto per lei. Con Claudia siamo al terzo film insieme. E' connotata come attrice di commedia, ma con quegli occhi penetranti e quel viso misterioso, si presta molto al thriller e all’horror. Lei conosce questo genere, ne scruta le dinamiche, sa come farlo. Nei panni della nobildonna degli anni '90, tanto più che parla molto bene l'inglese, la trovo azzeccata. Non potrei essere più contento di tutte le scelte di casting. È un ottimo mix di nuovi talenti e una leggenda dell'horror italiano della vecchia scuola, Giovanni Lombardo Radice (pseudonimo di John Morghen, deceduto poche settimane dopo avere chiuso le scene con il suo personaggio, ndr)».A cosa si ispira The Well, “il pozzo”?«E’ una immagine che mi ha spaventato e inquietato fin da piccolo. Ne ho discusso anche con mia moglie Giglia (Marra, ndr) e anche a lei, su quale potesse essere il posto più spaventoso al mondo, è venuto in mente un pozzo. In letteratura c’è Edgar Allan Poe con il suo racconto “Il pozzo e il pendolo”. Ma in verità ho visto tanto di quel cinema che non ho riferimenti del passato. Qui c’è un mix tra classico e moderno». "The Well" è stato vietato ai minori di 18 anni. E’ d’accordo? «La maggior parte degli horror possono esser visti dai 14 in sù. Qui ci sono, effettivamente, tante scene che hanno reso faticoso il lavoro alla commissione censura. Ma per scelta, non ho voluto apportare tagli. Se li avessi fatti, avrei cambiato il film». E in che stato è il genere horror in Italia?«E’ fermo al passato. Noi ce la stiamo mettendo tutta per riportarlo sotto i riflettori come era un tempo. Io personalmente lo amo, ne sono appassionato. Sarebbe bello che il lavoro che sto facendo apra le porte di questo genere a giovani talentosi registi». Dario Argento lo sente, vi incontrate?«Ci sentiamo, sì. Questo film non l’ha ancora visto. E’ il più grande artista che c’è nell’horror. È riuscito a farsi amare in tutto il mondo. Lo rispetto tanto». Musica e cinema. Come mette insieme le due anime?«Sono parte di me. La passione per l’horror risale tempi immemori, precedenti a quella per la musica. Mio padre mi portò nel tunnel degli orrori al luna park dell’Eur. Io, prima di allora, non ero mai stato a contatto con l’immaginario dell’horror e non pensavo potesse esistere un mondo di quel tipo, nato per spaventare. Entrammo in questo tunnel degli orrori, si passava dentro la bocca del drago, tra mostri, streghe e scene che per un bambino erano raccapriccianti. Da una parte ero spaventosissimo, dall’altra ricordo un’adrenalina incredibile. Mi ero reso conto di essere entrato a contatto con qualcosa di eccitante. Da lì, per me ci fu la letteratura, i fumetti, i film. Non sapevo che sarei diventato regista horror, che avrei girato nei festival. Un sorpresa anche per uno come me, con una carriera musciale impostata». All'inizio fu guardato con occhi biechi dalla critica. «Era anche giusto. La mia immagine non aveva alcun tipo di associazione con l'immaginario dell’horror».E i Tiromancino?«Sono concentrato sul tour. Sono sempre a registrare nuova musica, a scrivere pezzi. Se se ce ne è uno che mi piace, lo faccio uscire. Non aspetto di avere l’album». Ultimo aggiornamento: Martedì 30 Luglio 2024, 07:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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