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Parigi 2024, Davide Oldani: una cucina che cambia con lo sportIl sistema del sorteggio stronca alla radice il sistema delle correnti e permette di scegliere magistrati diligenti,investimenti stimati, irreprensibili, grandi lavoratori, imparziali: insomma, "normali". Non colleghi “famosi” né, tanto meno, scelti per la fedeltà alle correnti o ai gruppi di potere. Si può essere sorteggiati due volte in pochi anni? A me è capitato: otto anni fa il Comitato Altra Proposta mi propose di candidarmi dopo aver sorteggiato il mio nome e anche quest’anno, davanti a un notaio, il mio nome è uscito per i candidati di legittimità. Ho accettato di nuovo. Perché? Un episodio lo spiega molto bene. Nella campagna elettorale di otto anni fa, in un incontro con i candidati organizzato a Torino dalla Giunta locale, avevo accanto il dottor Palamara. Io spesi i miei cinque minuti per criticare le nomine “a pacchetto” e l’influenza delle correnti sul CSM; dopo di me intervenne proprio il dottor Palamara che iniziò con un proclama: «Queste cose non ci saranno più! Inizia una nuova stagione in cui cambierà tutto!”. Il suo intervento si concluse con una marea di applausi e, come sappiamo, il dottor Palamara fu eletto al Csm. Cosa è successo in questi otto anni? come ha inciso sulla reputazione della magistratura nella società, ma anche sulla nostra coscienza di magistrati? Noi, che perseguiamo le corruttele e i condizionamenti ambientali, che legittimazione abbiamo per farlo? E cosa rappresenta il Csm  per i magistrati isolati, per chi si trova in sedi disagiate o in condizioni difficili? Una difesa nell’esercizio della giurisdizione, un alleato che garantisce sostegno e imparzialità oppure un organismo lontano, minaccioso, tanto da dover cercare l’aggancio giusto per fare carriera o evitare guai disciplinari? Le correnti dicono che il male è stroncato Oggi – esattamente come proclamò il dottor Palamara in quell’incontro – le correnti dell’Anm affrontano la campagna elettorale sostenendo che tutto è finito, che il male è stato stroncato; sono tornate ad essere fucine di idee, senza alcuna intenzione di ripetere gli errori del passato. Per qualcuno, «“è dalle correnti stesse che deve ripartire la loro rigenerazione». Ecco schierati i candidati di ogni corrente, ripetuti i calcoli aritmetici, ecco i candidati “di disturbo” (insieme a quelli che si propongono come “salvatori della patria”), ecco sciorinati seriosamente i programmi, corrispondenti a quelli esposti quattro, otto, dodici anni fa, salvo scoprire che quelli veri erano più semplici: «Io ti do quel posto se tu mi dai quell’altro; il pacchetto lo facciamo insieme; le sanzioni disciplinari colpiscono i piccoli privi di aggancio», e così via.  Il vantaggio del sistema ideato dal Comitato Altra Proposta? si candida chi non aveva affatto pensato di diventare consigliere del Csm ma che, indicato dal sorteggio, accetta di prestare un servizio; magistrati che non vantano un cursus honorum correntizio, non devono ringraziare nessuno né rendere conto ad alcuno, né hanno ambizioni future. Il sistema stronca alla radice il sistema delle correnti e permette di scegliere magistrati diligenti, stimati, irreprensibili, grandi lavoratori, imparziali: insomma, "normali". Non colleghi “famosi” né, tanto meno, scelti per la fedeltà alle correnti o ai gruppi di potere. Ho conosciuto la maggior parte dei candidati sorteggiati da Altra Proposta: sono davvero così. I magistrati normali Sì, perché i magistrati “normali” sono perfettamente in grado di svolgere il ruolo di Consigliere del CSM! Un magistrato esperto, abituato a prendere decisioni difficili e importanti che incidono sulla vita delle persone, delle aziende o della società, può essere un buon consigliere, di cui i colleghi si possono fidare. Agirà in scienza e coscienza, senza farsi influenzare quando voterà per gli incarichi, quando si occuperà di sanzioni disciplinari o di incompatibilità, quando valuterà le tabelle e così via. Chi è abituato a interpretare ed applicare le norme di legge è in grado di contribuire all’attuazione della riforma (per la quale, comunque, mancano i decreti attuativi), in uno spirito di collaborazione, per un migliore funzionamento della giustizia in Italia, sempre ricordando la difesa dell’indipendenza di ogni singolo magistrato. Il mio curriculum è proprio quello di un magistrato “normale”, che ama il lavoro di giudice e ha ottenuto anche soddisfazioni professionali: Sostituto Procuratore presso la Pretura di Siracusa dal 1989 al 1992; giudice del Tribunale di Firenze dal 1992 al 2012, prima come giudice civile, poi come giudice del dibattimento penale e infine come giudice per le indagini preliminari; Consigliere della Corte di cassazione dal 2012, in servizio presso la Prima Sezione penale, e componente delle Sezioni Unite penali fino al luglio 2022; non ho mai avuto l’occasione di incarichi fuori ruolo. Non rammenterò i processi “importanti” di cui mi sono occupato: davanti alla Prima Sezione penale della Cassazione (competente, tra gli altri, per i delitti di omicidio volontario) sono tanti i ricorsi di imputati sconosciuti ai quali deve essere garantito un processo giusto e una decisione equa: questo è il mio lavoro. Il mio programma Il mio “programma”? Ho già detto cosa penso di quelli delle correnti. Quindi, in sintesi. Nomine: niente messaggini e dintorni; impegno a votare nel pieno rispetto dei criteri di legge e di quelli fissati dallo stesso CSM, senza alcun condizionamento. Nient’altro. Disciplinare: evitare che siano proprio i magistrati “normali”, soprattutto quelli che si trovano in uffici in difficoltà, i “candidati” alla sanzione disciplinare più facili da trovare e punire. Carichi esigibili: che siano davvero tali! La corsa dietro ai numeri non può essere fatta a spese dei magistrati. La ricerca dell’efficienza si deve accompagnare alla concretezza, alla conoscenza delle situazioni reali. Organizzazione. No ad una eccessiva gerarchizzazione delle Procure; garantire uno spazio di indipendenza ai singoli magistrati. Attenzione alla realtà dei singoli uffici, soprattutto medio-piccoli, e alle sedi disagiate. 5. La novità di queste elezioni è che ciascun magistrato può decidere se fidarsi di nuovo di chi, per anni, ha detto e scritto cose ma ne ha fatto altre, con ipocrisia e opacità e con i risultati che ben conosciamo; oppure se indicare candidati scelti, grazie al sorteggio, tra magistrati “normali”. Perché non provare a cambiare davvero? © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGiacomo Rocchi

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