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Amazon crea bolle “culturali” che amplificano la disinformazione. L’Ue prova a combatterleL’ex azzurro: "Ringrazio i miei compagni di scuola,analisi tecnica quegli inizi sono stati decisivi" Francesco Maletto Cazzullo 6 ottobre 2023 (modifica il 9 febbraio 2024 | 16:04) - Milano Maxime Mbanda AFP Chi trova un amico trova un tesoro. Lo dimostra la storia di Maxime Mbanda che grazie ai suoi compagni di scuola ha scoperto il rugby, lo sport che gli ha cambiato la vita. Maxime, come si è appassionato al rugby? "Sono nato a Roma ma l’amore per il rugby me l’ha trasmesso Milano. Dopo la scuola i miei compagni mi invitavano a giocare con loro, ero abbastanza grosso ma non conoscevo le regole, i miei genitori mi hanno sempre insegnato a essere educato con tutti, a non alzare mai le mani. Così ogni volta che mi buttavano a terra non sapevo come rispondere e mi mettevo a piangere. Solo dopo ho scoperto la grandezza del rugby, una valvola di sfogo per scaricare la tensione". Esordì proprio a Milano. "La mia prima squadra è stata l’Amatori, dove ho vissuto in prima persona l’ascesa del rugby milanese. All’inizio dovevamo prendere ragazzi dalle altre categorie per arrivare a 15 e poter giocare, ma col progetto della Grande Milano il rugby è esploso". Ci racconta il progetto? "Tutto è nato nel 2003 grazie all’aggregazione di diverse società: l’Iride di Cologno Monzese, l’Amatori Rugby, il Cus Milano e il Chicken Rugby Rozzano. Quattro piccole realtà che hanno deciso di diventare grandi. Grazie a questa scelta ho esordito in Serie A1 e sono diventato grande anche io". Che ricordi le ha lasciato quel periodo? "Quando giocavo nell’under 18 della Grande Milano ci allenavamo all’Arena Civica, un luogo unico al mondo. Ho viaggiato tanto ma uno stadio così bello non l’ho mai visto. Purtroppo non può ospitare le partite delle leghe superiori perché il campo non è regolamentare. Nonostante questo, ha accolto la squadra più grande di tutte". Si spieghi meglio. "Nel 2009 gli All-Blacks, in vista del match con l’Italia a San Siro, si allenarono all’Arena e io, ovviamente, andai a guardarli. Rimasero incantati dalla struttura, una delle eccellenze milanesi". Poi è approdato al Calvisano con cui è stato due volte campione d’Italia: qual è il titolo che le è rimasto più impresso? "Entrambi gli scudetti sono stati speciali. Insieme con l’esordio in Nazionale sono stati i momenti più belli della mia carriera. Ma ci sono tante altre cose che non dimenticherò mai, una di queste è il mio capitano: Paul Griffen, da lui ho imparato come si deve comportare un vero leader". Come ci è riuscito? "In una gara contro il Petrarca, mi ero fatto così male che non riuscivo più a muovermi, Paul se ne accorse e dopo avermi accompagnato negli spogliatoi mi rivestì completamente, dalle mutande alla maglietta. Un gesto buffo ma che ti fa capire cosa vuol dire essere un capitano". Come si immagina il suo sport tra dieci anni? "Mi aspetto davvero una grande crescita, non soltanto grazie ai giovani rugbisti, che sono sempre più numerosi, ma soprattutto perché gli allenatori del futuro saranno molto più moderni di quelli di oggi e rivoluzioneranno questo sport: ne sono convinto. E faranno crescere tanto la nuova generazione di rugbisti". La guida— "Tutti in campo" è l’iniziativa del Gruppo Selex, società leader della grande distribuzione (Famila, A&O, su scala nazionale e oltre 20 insegne locali), dedicata allo sport dilettantistico. Fino al 19 novembre i clienti dei supermercati aderenti, con la spesa, possono contribuire a sostenere le associazioni e società sportive dilettantistiche iscritte all’iniziativa (quasi 8000), donando i "Codici Sport" ricevuti in cassa, attraverso il sito e l’app di "Tutti in Campo". Le ASD e SSD possono accedere al catalogo online, grazie al quale scegliere gratuitamente nuove attrezzature e infrastrutture per le loro attività (www.tuttincampo.it). Sul sito trovate gli oltre 1800 punti vendita del Gruppo Selex che aderiscono all’iniziativa. Rugby: tutte le notizie © RIPRODUZIONE RISERVATA
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