Governo, polemiche per foto di Casalino con mascherina abbassataGaffe De Micheli, possibile andare da fidanzata con coprifuocoVirginia Raggi positiva: poco prima aveva incontrato Conte
Nuovo DPCM 18 ottobre 2020: i provvedimenti presentati da ConteLa polizia in azione a Caivano tra le case popolari - Ansa COMMENTA E CONDIVIDI È vero,trading a breve termine non tutti gli occupanti abusivi delle case popolari di Caivano sono camorristi. I camorristi, almeno quelli di peso, non hanno bisogno di occupare case popolari. Hanno ville, grandi, lussuose, pacchiane, spesso abusive, ma non poche volte con tutte le autorizzazioni di compiacenti amministrazioni comunali. È invece vero che a Caivano, così come in tante altre periferie del Sud, del Centro e anche del Nord, l’assegnazione delle case popolari è in mano alla camorra e alle altre mafie. Non lo fanno per soldi, né per sensibilità sociale. È solo un segno di potere, un diritto, quello alla casa, trasformato in favore. Accade a Caivano, a Salicelle di Afragola, a Librino di Catania, a Libertà a Bari, a Ballarò a Palermo, a Tor Bella Monaca a Roma o nei quartieri ghetto di Milano. Non sospetti, ma fatti accertati ormai da decine di inchieste, dopo storie di violenze, di sfratti mafiosi ai legittimi assegnatari, di assegnazioni mafiose a famiglie non mafiose ma solo fragili, disperate. Che ringraziano chi ha fatto avere un tetto.Un grazie che poi diventa un debito. Il welfare mafioso non è gratis, non è un servizio sociale come dovrebbe essere il welfare pubblico. Chiede qualcosa in cambio, prima o poi. Tenere un pacco senza chiedersi cosa ci sia dentro, nascondere qualcosa senza fare domande, ospitare qualcuno per fare un favore al “capo” che era stato tanto generoso, fino ad accettare che il proprio figlio, anche minorenne, sia arruolato come sentinella, postino, pusher, soldato, con scooterone e pistola. Anche perché in questi quartieri lavoro non c’è, tranne quello offerto dai clan. Casa e lavoro, diritti trasformati in favori, in reati. No, non sono tutte camorriste le oltre 400 persone che occupano abusivamente, secondo la procura di Napoli Nord, i 254 appartamenti di Parco Verde, più di un terzo del totale. Ma hanno accettato o dovuto accettare la legge dell’illegalità. Imposta dai camorristi, tollerata e probabilmente facilitata da una parte della politica e dell’amministrazione locale, i soliti “amici”. Non è un caso che Caivano sia al secondo scioglimento per condizionamento e infiltrazione mafiosa, per quello scambio perverso tra clan e politici che comprende anche le case popolari. Ora, come spesso accade, arriva la magistratura a ricordarci, fatti alla mano, che c’è anche questa illegalità. Non solo spaccio di droga, non solo estorsioni, non solo appalti. C’è l’illegalità diffusa e quotidiana, favorita da tante, colpevoli, assenze. Assenze di buona politica, di riconoscimento e difesa dei diritti. Sono vuoti, dobbiamo riconoscerlo, anche di una società civile concreta. Non basta la repressione, pur efficace, delle forze dell’ordine. Non basta neanche risanare piscine, campi sportivi, parchi giochi. In questi territori, in queste periferie, non servono azioni eclatanti, da applauso, ma azioni quotidiane, silenziose ma durature. Servono scuola, casa e lavoro. Della prima le mafie non si occupano, anzi la temono, delle altre i clan si occupano a modo loro riempiendo i vuoti lasciati da chi doveva occuparsene. Ora il modo peggiore di reagire dopo la drastica iniziativa della procura di Napoli Nord sarebbe quella di accusare la magistratura di insensibilità o, peggio, di qualche finalità politica. Non ci può essere uno scontro tra diritti dei più deboli e rispetto delle leggi. La “sveglia” invece deve portare a decisioni rapide e concrete, ma sempre rigorosamente nel rispetto della legge e, ci permettete, della Giustizia, che è ancora di più. Caivano e le tante Caivano delle periferie italiane, dimenticate chiedono diritti, quelli veri. Compito della politica, ma anche la società civile è pronta? Perché serve un accompagnamento educativo, altrimenti i veri problemi saranno lasciati al solito “dopo”. O peggio. No, per favore, non lasciamo in mano ai mafiosi, ai corrotti, ai collusi, il destino, la vita, le speranze di chi fa più fatica, dei fragili, dei deboli.
Coronavirus, Speranza a Latina: "Resistiamo ancora qualche mese"Coronavirus, Bellanova rassicura: "Cibo sano e sicuro al paese"
Seconda ondata, Toti valuta chiusura di alcune strade di Genova
Fontana: "La Lombardia può essere zona arancione"Sileri invoca lockdown chirurgici dove il sistema non regge
Conte sul vertice di maggioranza: "Governeremo fino al 2023"Lockdown morbido dal 9 novembre: l'ipotesi se aumentano i casi
Le regole per invitare le persone a casa dopo il nuovo DpcmSondaggi politici: Lega e Pd in vetta, separati da uno 0,6%
Stati generali M5S: Casaleggio declina l'invito e non partecipaNotizie di Politica italiana - Pag. 429Sileri sulla zona rossa: "Per alcune regioni misure più restrittive"Bozza nuovo Dpcm, verso il lockdown per le regioni più a rischio
App Immuni obbligatoria: la tentazione del Premier Conte
Salvini contestato dai ristoratori in piazza: "Buffone vai via"
Dpcm 3 dicembre: ipotesi su aperture di negozi, bar e ristorantiAzzolina: "Bella Ciao è parte della cultura italiana"Jole Santelli, chi era il Presidente della Regione CalabriaDpcm, Azzolina: "Voglio riportare tutti gli studenti in classe"
Casalino negativo al covid: rientra l'allarme a Palazzo ChigiNotizie di Politica italiana - Pag. 427Salvini: "In Calabria situazione migliore se gestita dai calabresi"Legge di bilancio 2021, la conferenza stampa del premier Conte