File not found
Capo Stratega di BlackRock Guglielmo Campanella

Cane in agonia nel canale, in due scattano di corsa e lo salvano

Meteo, gli esperti del Copernicus: "In Europa possibile che arrivi ondata di freddo prima di Natale"Fatture false, Tiziano Renzi e la moglie Laura Bovoli assolti in appello: il fatto non costituisce reatoRagno violino, uomo punto mentre aspetta il figlio fuori da scuola: rischio choc anafilattico

post image

Donna morta durante il parto cesareo all'ospedale di SassariCameratismo,VOL noia da vitelloni, competizione infantile, abuso: tutti gli affetti tipici dell’ufficio tradiscono le sue origini omosociali, il suo essere espressione storica dei più tossici tratti della maschilità. Perché ci sentiamo a casa in questi spazi di lavoro? Perché non ne evadiamo?Dopo la casa, teatro delle violenze di genere più efferate, i luoghi in cui statisticamente si verificano più spesso abusi e molestie maschili nei confronti delle donne non sono vicoli bui e strade malfamate. Sono i luoghi di lavoro.Lo scopro mentre faccio il bucato, attraversando le tre ore di video e attività interattive che lo stato del Connecticut esige che consumi affinché sia informato intorno ai comportamenti legalmente accettabili nella mia vita professionale quaggiù in America. Guardo tre clip, rispondo a un quiz e scendo a mettere l’ammorbidente nella macchina a gettoni del condominio.Torno a guardare clip, rispondo ad altre domande a trabocchetto e vado a spostare i panni dal cestello all’asciugatrice. Piegando calzoni e stirando camicie rifletto sul fatto che gli uffici, questi spazi condivisi su cui lo stato in cui abito cerca di addestrarmi, sono luoghi che in realtà mi pare di aver frequentato poco, sempre da visitatore. Luoghi obsoleti, fantozziani, novecenteschi. Del resto sembrava dovessero scomparire all’indomani della pandemia che li chiuse forzatamente per mesi. Che ci fanno ancora qua? Chi è che li vuole?Perché mi piace il mio ufficio?Devo ammettere che io, al mio office come lo chiamano qui, non rinuncerei. Quando sono in vacanza o in congedo di ricerca mi manca. Ma forse è perché, lavorando all’università, non l’ho mai chiamato “ufficio” né l’ho mai considerato tale. Ricordo che alla gigantesca Sapienza di Roma, dove ho studiato, di uffici ce n’erano pochi e i professori d’Italianistica se li dividevano, organizzando ricevimenti ed esami in modo da non trovarcisi allo stesso momento. La mia relatrice non diceva mai “il mio ufficio”: diceva invece «vieni nella mia stanza mercoledì», «l’appello si terrà fuori dalla mia stanza in dipartimento».Dove sono andato poi a fare il dottorato—in un’università molto più piccola, incastonata nelle magnificenze di un palazzo rinascimentale—ogni docente aveva la sua ampia stanza personale, in cui non lavorava nessun altro. Ma la chiamava “studio” e, in fondo, non ci lavorava granché, preferendo la biblioteca: erano “studi” pensati per incontrare gli altri, le studentesse e gli studenti soprattutto, e dubito che li si usasse granché per scrivere, preparare lezioni o altro.Preso in una tale tenaglia d’immaginario tra la scarsità e il prestigio, l’idea di avere una stanza, uno studio, un ufficio (anzi, un office) mio dopo il dottorato mi ha fatto felicissimo quando sono migrato negli Stati Uniti, anche se il primo lo condividevo con un’altra ricercatrice.Lei, addottoratasi alla Columbia University, non era per niente impressionata dalla nostra stanzetta: aveva goduto di spazi di lavoro semi-privati già da studentessa. Quando poteva evitare di venire all’università, preferiva lavorare a casa.Chissà se basta il mio retroterra accademico italiano a spiegare perché invece io, in ufficio, amavo andarci, e perché ci vada ancora fin troppo spesso, anche quando non è affatto necessario, a volte persino la sera, o il sabato, quando devo solo leggere o magari scrivere cose non accademiche, come queste righe. Chissà se basta il fatto che non lo chiami “ufficio” a spiegare perché mi ci senta, in fondo, a casa. FattiAl lavoro tra paura e omertà. Molestie sessuali come la mafiaSpazi maschili e materniIn realtà è ironico che queste cose mi vengano in mente proprio mentre dovrei imparare ad abitare correttamente il mio luogo di lavoro. Per quanto lo chiami con altri nomi, per quanto mi paia tanto diverso dagli stanzoni grigio-verdi con la moquette e le sedie girevoli che lampeggiano nei video di formazione professionale, il mio ufficio non è che un ufficio.Se mi ci sento a casa è perché, come tanta gente della mia generazione – e specie chi ha il privilegio di fare il lavoro che desidera fare – ho un rapporto poco sano con la fatica, con quel che chiamano tendenziosamente “produttività” o “merito”, con la demarcazione che dovrebbe separare la vita privata da quella attiva.Prova ne sia che vado in ufficio a scrivere cose che non appartengono al datore di lavoro che mi dà quell’ufficio, mentre l’addestramento su come comportarmi in ufficio me lo sciroppo a casa, mentre lavo i panni che indosserò in ufficio.Ma se l’ufficio mi piace tanto, pur solidarizzando con coloro che non vogliono tornarci inutilmente e lottano per la razionale opportunità di trascorrerci meno tempo possibile approfittando delle opzioni remote, è anche perché sono cresciuto maschio.All’università in particolare gli uffici sono stati per secoli spazi quasi esclusivamente maschili, monacali, impermeabili al mondo—cioè poi, negli atenei moderni e borghesi, a bambini, donne non ancillari e giovani non discenti. Sono spazi protettivi, l’espressione più ovvia della famosa “torre d’avorio”.Ma anche al di là dell’accademia la maggior parte degli spazi professionali è pensata per ospitare e coadiuvare il lavoro dei maschi. Sarà per questo che, come dicevo, è lì che si consumano così tante molestie di genere—e che lo stato del Connecticut ritiene necessario sottopormi a un addestramento online per non creare problemi in ufficio. FattiBisogna aprire sportelli antiviolenza in tutte le universitàMicol MaccarioComing out anticapitalistaL’estetica dei capolavori popolari del cinema americano alla fine del secolo scorso contrapponeva spesso un’anarchica, liberatoria rivelazione (spesso con un sottotesto assai queer) alla obnubilante monotonia carceraria dell’ufficio. Parlo dei film degli anni Novanta in cui evadere dall’ufficio, quello classico coi cubicoli e le porte trasparenti e i finestroni sulla città, è una specie di coming out che scatena la potenza dei protagonisti maschi: Fight Club, American Beauty, Matrix. Nei decenni successivi l’occidente sembra essersi dimenticato di quelle intuizioni anti-capitaliste postmoderne. Si è feticizzando l’ufficio nella sitcom The Office, che al contempo stigmatizza e rende simpatica l’ingiustizia e la vacuità del lavoro terziario, e soprattutto con la grande serie Mad Men, forse la mia preferita di tutti i tempi, ambientata nell’ufficio di una agenzia pubblicitaria di New York negli anni Sessanta.Mi vergogno un po’ di amarla così tanto, come mi vergogno un po’ di amare tanto il mio ufficio. Il piacere di guardare Mad Men è inquietantemente nella nostalgia che procura per un passato in cui andare al lavoro significava essere assistiti da materne segretarie, pronte a riattaccare bottoni scuciti e a sciogliere aspirine al sopraggiungere dei mal di testa.Un passato in cui in ufficio ci si ubriacava, si fumava, ci si comportava come in un’eterna trasferta della squadra di calcetto, esentati dalle responsabilità domestiche. Il femminismo ci ha mostrato come il patriarcato esiga dalle donne il lavoro necessario a riprodurre la forza produttiva degli uomini, rendendo loro inospitale qualsiasi ruolo slegato dalla cura, dalla maternità, dall’economia della casa.Ma lo sguardo maschile che sostanzia la fantasia vintage di Mad Men ci dà l’idea che, al contempo, la protettiva benevolenza dell’ufficio si manifesti per riprodurre, in chi lavora, la capacità di sopportare la vita domestica.Mentre infilo i calzini l’uno nell’altro per riporli nel cassetto mi domando allora se non sia io stesso vittima del medesimo cortocircuito mentale: se non goda dell’ufficio perché mi mette in salvo, paradossalmente, dalla responsabilità, dalla lavatrice, dalla frustrazione di ritrovarmi con un calzino spaiato in mano.Fuga dai calziniCameratismo, noia da vitelloni, competizione infantile, abuso: tutti gli affetti tipici dell’ufficio tradiscono le sue origini omosociali, il suo essere espressione storica dei più tossici tratti della maschilità.Devo rassegnarmi al fatto che il mio amore per la mia stanza, per il mio studio, per il mio office sia in fondo una forma di immaturità: di quell’immaginarsi sempre “cocco di mamma” cui crescere maschio mi ha segretamente abituato. Socializzare al lavoro, tenendo presenti le indicazioni professionali che sto ricevendo dallo stato del Connecticut, è senz’altro desiderabile, specie se si traduce in solidarietà.Ma i divisori tra i cubicoli, i titoli fuori dalla porta, le trasparenze degli open space in cui chi comanda vigila sugli altri di là da tendine d’alluminio orientabili organizzano gli spazi condivisi secondo le più spiacevoli logiche capitalistico-patriarcali: quelle della gerarchia, della sorveglianza paranoica e dell’individualismo che però scoraggia l’individualità.Ora che la pandemia ci ha mostrato che possiamo farne largamente a meno è forse ora di evadere dagli uffici, come nei film di fine secolo che ne erano disincantati. O almeno ripensarne forme, orari e architetture domandandosi «come funzionerebbe questo spazio se non lo avessimo immaginato per maschi in fuga dai calzini spaiati»? IdeeIl desiderio di evadere dal ruolo del primo figlio maschioAlessandro Giammei© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediAlessandro GiammeiProfessore di letteratura italiana all’Università di Yale, negli Stati Uniti. Con Nell’officina del nonsense di Toti Scialoja (edizioni del verri, 2014) ha vinto l’Harvard Edition dell’Edinburgh Gadda Prize. Nel 2018 ha pubblicato con Marsilio il romanzo-saggio Una serie ininterrotta di gesti riusciti: Esercizi su Il grande Gatsby di F. Scott Fitzgerald. Ha curato l’edizione italiana delle lettere tra Lytton Strachey e Virginia Woolf (Ti basta l’Atlantico?, nottetempo 2021, con Chiara Valerio), e di un trattato di Arthur Conan Doyle sulla fotografia spiritica (Fotografare gli spiriti, Marsilio 2022).

Abusi sulla figlia di due anni ripresi col cellulare e inviati online: arrestatoLe chiese in crisi per il caro energia: "Riscaldamento spento, copritevi bene per la messa"

Ragazzo di 20 anni morto dopo un volo dalla finestra al sesto piano: ipotesi suicidio

Ragazzo investito e ucciso dal treno tra Cagliari e Oristano: trascinato per 50 metriBottiglia rotta in faccia ai ragazzini a cui aveva chiesto 20 euro, fermato

Omofobia a Terracina, botte, minacce e insulti a un ragazzo: 4 arrestiSerena Mazzoni morta a 37 anni dopo una lunga malattia: lascia il compagno e una figlia piccola

Patrick Zaki in collegamento apre Conversazioni sul Futuro

Novara, si apre una voragine in strada: crolla parte di un cavalcaviaManteneva la moglie con i soldi dell’amante, dovrà restituire tutto

Ryan Reynold
Mario Franchini, chi è l'uomo che ha picchiato la figlia di 9 mesi della compagnaContromano in tangenziale a Lecce: 90enne alla guida provoca incidente ma resta illesaPerde al videopoker, prende la pistola e distrugge la macchinetta a colpi d'arma da fuoco

MACD

  1. avatarIncidente a Urgnano, tenta il sorpasso e colpisce un'altra auto: non ci sono feriti gravicriptovalute

    Bisnonno si laurea in Giurisprudenza a 88 anni: "Gli altri studenti sono stati bravissimi con me"Professionista di 46 anni trovato morto in casa a Teramo: i carabinieri stanno indagando sull’accadutoAlluvione nelle Marche, Carlo Ciccioli (FdI): "Vittime nel posto sbagliato al momento sbagliato"Uomo ucciso a colpi di pistola a Foggia: il figlio è in carcere l'omicidio di Andrea Gaeta

    1. Donna morta soffocata in casa mentre faceva colazione: arrestato il marito

      1. avatarMalore in campo durante un allenamento a Viareggio: 14enne in grave condizioniGuglielmo

        Rula Jebreal: "Paola Egonu lascia dopo che l'estrema destra ha confermato un razzista alla Camera"

  2. avatarInchiesta su bancarotte, tra gli arrestati anche Niccolò Donzelli, fratello del deputato di FdIEconomista Italiano

    Ginecologo a processo per violenza: costringeva le pazienti a rapporti come cura per il cancroPapa Francesco: "La povertà non si combatte con l'assistenzialismo. La anestetizza"Denise Pipitone, l'avvocato Frazzitta: "Ho ricevuto una mail criptata, seguire la pista Valtellina"Morto a 45 anni per un malore nel sonno: cadavere trovato a letto dalla moglie

  3. avatarCon le nuove elezioni cambierà qualcosa per il gioco online?Capo Stratega di BlackRock Guglielmo Campanella

    Picchia la moglie 21enne e cerca di cancellare le tracce di sangue dal muro: arrestatoIncidente a Urgnano, tenta il sorpasso e colpisce un'altra auto: non ci sono feriti graviUna bolletta da 2,5 milioni a Varese, il Prefetto scrive a DraghiBarista trovato morto con un coltello nello stomaco a Torino: ipotesi suicidio

Palazzo crollato a Frattaminore: nessun ferito, era disabitato da anni

Esce di casa in bici e sparisce: morto Andrea Fregni, vittima di un pirata della stradaAnziana milanese si sente male chiama i carabinieri che la salvano*