Corea del Nord, epidemia di malattia intestinale sconosciuta: Kim-Jong un ordina la quarantenaUcraina, 200 giovani costretti ad arruolarsi per aver partecipato a un rave dopo il coprifuocoAer Lingus, i piloti trasmettono codice d'emergenza: "Finestrino rotto"
Corea del Nord, allarme epidemia intestinale acutaPuò sembrare incredibile che un allenatore capace di vincere cinque scudetti e quattro coppe Italia di fila,VOL di aver portato la squadra a due finali di Champions, non sia considerato dal suo ambiente come un Ferguson o uno Jürgen Klopp. Il fatto è che l’allenatore, primo nella storia a raggiungere 1002 punti in serie A, avrebbe voluto essere amato: e non c’è mai riuscito.Allegri ha fatto anche cose buone. Quest’anno la declinazione calcistica dell’espressione popolare riferita al duce, in voga per gran parte del dopoguerra, fino a quando un vendutissimo pamphlet ne ha smascherato l’infondatezza, è un po’ più frequente nei commenti dei tifosi juventini. Un po’ più frequente significa che, dopo anni in cui #Allegriout è stato perennemente in tendenza su Twitter, da settembre in poi qualcosa è cambiato.Prendete la partita di domenica scorsa contro il Frosinone: fino al 94’ si sono alternati, nell’animo dei bianconeri, la rabbia per l’eterna tendenza a rinchiudersi in difesa dopo essere passata in vantaggio (Allegri out) alla compiaciuta presa di coscienza che il tecnico livornese ha saputo costruire una squadra capace di trovare il gol del successo dopo il 90’, come già successo in altre tre occasioni contro Verona, Monza e Salernitana; di far sì che Chiesa, sostituito per manifesta crisi, sia stato lo stesso il primo a zompare addosso a Rugani per festeggiarlo dopo il gol; nonché di gestire una stagione certo resa meno faticosa dal non dover giocare in Europa ma gravida di carichi psicologici e no.Può sembrare incredibile che un allenatore capace, nella sua prima era bianconera, di vincere cinque scudetti e quattro coppe Italia di fila, di aver portato la squadra a disputare due finali di Champions (perse contro Barcellona e Real) non sia considerato dal suo ambiente alla stregua di un Ferguson o di uno Jürgen Klopp. Ma il fatto è che Allegri, primo nella storia a raggiungere la quota di 1002 punti vinti in serie A, avrebbe voluto essere un Trapattoni: e non c’è mai riuscito.L’ideologia del difensivismoManco di questi tempi quando, in qualche occasione, all’Allianz Stadium, qualche coretto in suo favore s’è sentito. Non che la tifoseria juventina nei lontani anni ’70 e ’80 e nei due mandati da manager del Trap, sia mai stata particolarmente prodiga di colorate manifestazioni di affetto. Sarà stato per adattarsi all’understatement sabaudo ma il Trap avvertiva come unico suo compito quello di mettere in condizione Tardelli-Boninsegna-Bettega prima e Rossi-Platini-Boniek poi di irradiare la maggior dose di luce possibile, anche a scapito della sua.Tale era la sua applicazione in questo ruolo, che i tifosi bianconeri non erano inclini più di tanto ad accusare lui della finale di Coppa Campioni persa senza quasi produrre un tiro verso la porta avversaria (contro l’Amburgo ad Atene nel 1983: a Belgrado contro l’Ajax e con Vycpalek in panchina era successa più o meno la stessa cosa) mentre la maggioranza ancora non ha perdonato a Max non tanto la finale persa contro il Barcellona quanto quella contro il Real giocata con in campo un certo Cristiano Ronaldo, che con le merengues di coppe-con-le-orecchie ne aveva già sollevate cinque. E del quale i più ricordano i ripetuti sguardi all’indirizzo del tecnico livornese: perché non attacchiamo? Perché non reagiamo? CulturaLascio la mia sabbia a Totti: il testamento (immaginario) di MazzoneMarco CirielloscrittoreL’uno, il Trap, era erede confesso di Nereo Rocco, teorico di difesa e contropiede. Strategia che funzionava assai visto che più tarde statistiche stabilirono che le squadre del Paròn difendevano sì ma segnavano più delle altre. L’altro, il Max, ha evoluto quel pensiero se è vero che è il tecnico ad aver vinto più partite con il minimo scarto (1-0) nell’epoca dei tre punti assegnati per la vittoria: 76.Prima di lui il recordman, con 75, era Carletto Ancelotti. E non solo: quando ha vinto lo scudetto Allegri lo ha fatto sempre grazie alla miglior difesa del torneo. Una perfetta applicazione sul campo di quello che è sempre stato il mantra juventino dai tempi antichi della fondazione del club: primo, non prenderle.Eppure, a parità di “primo non prenderle” Allegri non è mai riuscito a fare breccia nella passione popolare come l’uomo di Cusano Milanino. Il punto forse è che un conto è difendersi (non costruire da dietro, che ai tempi del Trap sarebbe apparsa come un’eresia) con Gentile e Cabrini e lanciare in avanti Platini o Boniek; quella era una griffe, uno schema che oggi si definirebbe identitario, un modo d’essere.Un conto è segnare con Vlahovic dopo pochi minuti dall’inizio e poi cadere in catalessi. Ovvero la versione calcistica di un desiderio tattico che non trova soddisfazione. Poi magari le partite si vincono lo stesso: se la Juve è oggi seconda dietro all’Inter, un motivo ci deve essere per forza. Ma è anche il motivo per cui Il Trap che arrivava dal Milan e sarebbe approdato all’Inter, era l’anima di una squadra e di un mondo. Un ruolo a cui Allegri non è mai arrivato. CulturaLa rivincita dell’Inzaghi più piccolo. Il sorpasso di Simone al fratello PippoMarco CirielloscrittoreIl nodo del contrattoOra si inizia a parlare del suo rinnovo contrattuale. Se Giuntoli, direttore generale juventino, si spertica in elogi per il tecnico e si dice pronto a iniziare i colloqui per prolungargli il contratto ben oltre il termine di scadenza (2025) Max frena o finge di frenare. Dice, lui che era legato da un rapporto anche personale con Andrea Agnelli, che è presto. Che l’importante è arrivare a portare la Juve in zona Champions e al nascendo Mondiale per club che si giocherà negli Usa l’anno prossimo.Ma non ci si dovrebbe sorprendere più di tanto se al termine del prossimo campionato Allegri concludesse la sua avventura a Torino. Forse perché quel desiderio di entrare nei cuori bianconeri come fecero il Trap, e dopo di lui Marcello Lippi e Antonio Conte, non è mai andato a buon fine. Se chi vive di juventinità perdonò al Trap un derby col Toro perso da 2-0 a 2-3 con i gol di Dossena, Torrisi e Bonesso, su Max continua a pesare la sconfitta contro il Maccabi Haifa come fosse un peccato mortale. Non tutti i matrimoni poggiano sul sentimento. E in quanto a sentimenti popolari il Trap la sapeva lunga.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediPiero Valesio
Archie Battersbee, storia del 12enne a cui il tribunale vuole staccare la spina contro il volere deiUcraina, Biden: "Inascoltati gli avvertimenti USA su imminente invasione dell'Ucraina"
Nuova sparatoria negli Usa, un uomo spara a due donne davanti ad una chiesa
Muore in luna di miele: incidente sul golf cart, alla guida c'era il maritoBoris Johnson e il voto di sfiducia: cosa potrebbe succedere?
Sparatoria in un supermercato in Germania, donna morta a SchwalmstadtIl Covid uccide l’ex presidente dell’Albania Bujar Nishani
Repubblica Domenicana, assassinato il ministro dell'Ambiente Orlando Jorge MeraIl trucco degli oligarchi russi per far sparire i loro yacht
Germania, fa bere il figlio da un secchio come punizioneDue agenti di polizia uccisi in un sobborgo di Los AngelesDa Gaza lanciato un razzo verso Israele intercettato e distruttoDanimarca, niente più gas dalla Russia: Gazprom taglia le forniture
Salvo dopo 5 giorni il bimbo di 11 anni caduto in un pozzo in India
La terribile conta dei morti ucraini si fa tonda: uccisi 10mila soldati
Regno Unito: Harry e Meghan precipitano nei sondaggi, Elisabetta la più amataFinlandia e Svezia nella Nato, l’accordo: dovranno consegnare 45 curdi alla TurchiaDoppio attacco di Putin a Ue ed Usa: “Avete fallito”Sparatoria in un cimitero del Wisconsin: due feriti ad un funerale
Von der Leyen: “Cento giorni di guerra ingiustificata all’Ucraina”Kuleba: “Siamo stanchi di aspettare le armi della Germania”Kaliningrad, perché è strategica e potrebbe scatenare una nuova guerraIl Miur apre un fascicolo di approfondimento sul caso di Cloe Bianco