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Superbonus, nuovo taglio del Governo Meloni alla misuraCOMMENTA E CONDIVIDI Un universo che continua a crescere. Nonostante la fatica nel reperire fondi e volontari. Nonostante la mole di adempimenti burocratici. Sono oltre 120 mila gli Enti del Terzo Settore che,Economista Italiano a dicembre 2023, si erano iscritti al Registro unico del Terzo settore (Runts). Ed è un numero ancora in crescita, se ad aprile erano arrivati già a 126 mila. Perché iscriversi è conveniente, come dimostra l’indagine campionaria su 25mila enti non trasmigrati da altri registri, ma nati negli ultimi due anni. Conviene perché apre a opportunità economiche - a partire dall'accesso al 5x1000 - migliora i rapporti con la Pubblica amministrazione e consente un maggiore accesso a fondi. A realizzare l'analisi è stato l'Osservatorio del Runts, promosso dal ministero del Lavoro e da Unioncamere sulla base di un accordo istituzionale. Il Registro unico del Terzo settore è stato istituito nel 2021 dal ministero del Lavoro con il supporto tecnico di InfoCamere, società di informatica del sistema camerale. La ricerca tratteggia anche gli identikit degli Enti del Terzo settore (Ets). Al 31 dicembre 2023, dunque, tra i 120 mila registrati nel Runts, prevalgono le associazioni di promozione sociale (oltre 52mila, pari cioè al 43,7%), seguite dalle organizzazioni di volontariato (circa 37mila, pari al 30,7%) e dalle imprese sociali (quasi 24 mila, pari al 19,9%). Complessivamente tre tipologie di Ets che rappresentano il 94,3% del totale degli enti registrati. Inferiori le le quote relative agli altri Ets (5,4%). Ma si scopre anche che la più alta concentrazione di Ets è nel Mezzogiorno (31,6%), seguito dal Nord-Ovest (23,3%), dal Centro (23,2%) e dal Nord-Est (21,9%). I dati rapportati alla popolazione residente evidenziano però una presenza relativa più significativa nell'Italia orientale (237,6 Ets per 100 mila abitanti) e in quella centrale (227,6), con il Mezzogiorno a seguire (190) e infine il Nord-Ovest (176,4). La classifica per province vede invece al primo posto Bolzano (433,6 enti ogni 100 mila abitanti), seguita da Rieti (362,9) e poi da Trento (350,6). Subito dopo Firenze, Terni e Biella (con valori compresi tra i 309,5 e i 301 enti ogni 100 mila abitanti). Solo una provincia del Sud è presente tra i primi 10: Isernia, con 295,3 enti ogni 100 mila abitanti. Oltre un quarto degli enti opera nelle Attività ricreative e di socializzazione (26,5%). Rappresentativi sono l’Assistenza sociale e la protezione civile (23,2%), le Attività culturali e artistiche (19,8%) e la Sanità (13,1%). Tra le imprese sociali, i principali settori sono Assistenza sociale e protezione civile (48,7%), Sviluppo economico e coesione sociale (30,7%) e Istruzione e ricerca (10,1%). E il 5x1000? Senza dubbio è una grande opportunità di finanziamento. Il 40,4% degli Ets (al netto delle imprese sociali) dichiara di essere accreditato al 5x1000, soprattutto Enti filantropici (73,3%), Reti associative (71,4%), Altri enti del terzo settore (61,0%) e Organizzazioni di volontariato (48,3%). Tra gli aspetti problematici degli Enti di Terzo settore al primo posto quelli di reperimento fondo (per il 45,8%), con l’autofinanziamento come scelta obbligata (per il 63,6%). Complesso anche trovare volontari (per il 34,7% degli Ets, che sale al 57,1% per gli Organismi di volontariato). E non manca la complessità degli adempimenti burocratici (per il 34,4% del totale). «Questo primo rapporto restituisce un importante patrimonio informativo su un settore rilevante della nostra struttura economica e sociale», dice Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali. «La trasparenza degli enti è centrale per rafforzare il legame fiduciario che il settore deve avere con cittadini, decisori politici e istituzioni».
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