File not found
ETF

Brasile, morto deputato no-vax: ad ucciderlo il Covid-19

Attentato in Congo, l'esito dell'autopsia su Attanasio e IacovacciAbusa della vittima drogandola dopo essersi finto un chirurgoCovid: spunta una rara malattia che attacca i bambini

post image

La lettera delle autorità danesi ai vaccinati AstraZenecaQuale che sia l’esito del processo contro l’azienda,VOL ci sono aspetti politici molto rilevanti che riguardano sia il ruolo causale e le responsabilità di Eni e aziende simili nel produrre cambiamento climatico pericoloso, sia l’opportunità di intentare una causa del genere. Si possono veramente tracciare legami fra il comportamento di un’azienda e il cambiamento climatico? Le catene causali che producono cambiamenti pericolosi nel clima sono complesse e non lineariVenerdì 16 febbraio si è tenuta la prima udienza della causa intentata da Re:Common, Greenpeace e altri contro Eni, ministero dell’Economia e delle Finanze e Cassa Depositi e Prestiti – il primo caso italiano di contenzioso climatico diretto, in cui le politiche climatiche sono oggetto del procedimento, come ha già raccontato su queste pagine Ferdinando Cotugno.Re:Common e Greenpeace chiedono che il giudice imponga ad Eni di contribuire di più all’abbattimento delle emissioni, modificando il proprio piano industriale.Ciò perché Eni ha prodotto una parte identificabile delle emissioni globali nel passato. In virtù della sua responsabilità storica, l’azienda avrebbe il dovere di compensare i danni del passato e prevenire possibili danni futuri.È difficile andare nel merito giuridico di tutto questo (e non ne avrei le competenze). Le parti si sono già scambiate varie memorie e perizie (che Re:Common ha deciso di rendere pubbliche).Ma, quale che sia l’esito del processo, ci sono aspetti politici molto rilevanti che riguardano sia il ruolo causale e le responsabilità di Eni e aziende simili nel produrre cambiamento climatico pericoloso, sia l’opportunità di intentare una causa del genere. Si tratta di aspetti che ciascun cittadino e consumatore dovrebbe conoscere e su cui dovrebbe riflettere.Si possono veramente tracciare legami fra il comportamento di un’azienda e il cambiamento climatico? Le catene causali che producono cambiamenti pericolosi nel clima sono complesse e non lineari.Questione di sistemaNessuno da solo, neanche un’azienda così grande, può essere la causa unica del cambiamento climatico. Gli effetti sul clima sono prodotti dallo stile di vita che milioni di persone hanno adottato negli ultimi due secoli.Non basta una sola azienda: ci vuole un intero sistema economico. Peraltro, le aziende vendono un prodotto, ma sono i loro consumatori a farne uso.La maggior parte di emissioni non derivano dall’estrazione o dal trasporto del petrolio o del gas, ma dal fatto che tutti noi usiamo i combustibili fossili. Siamo anche, e soprattutto noi, responsabili delle emissioni che produciamo grazie ai combustibili forniti da Eni e altre aziende simili.Quest’argomentazione è molto potente. Ma può avere esiti inaspettati e rovesciarsi nel suo opposto. Immaginate di trovarvi in riva a un fiume, con tanti altri, e di buttare nell’acqua una goccia di un liquido perfettamente innocuo.Un certo numero di gocce del liquido, però, compongono una mistura velenosa. Più giù, un incauto escursionista assetato beve e muore avvelenato. Di chi è la colpa? Di tutti? Di nessuno? Nessuna singola goccia era velenosa, ma un certo numero di gocce lo sono state.Tutti noi potremmo dire: «Se tutti gli altri non avessero versato la loro goccia, non sarebbe successo nulla, anche se l’avessi fatto io». E, naturalmente, chi ci ha venduto il liquido non è responsabile dell’uso che ne abbiamo fatto. Eppure, non sarebbe assurdo sentirsi in colpa, per lui e per noi.E sarebbe oltraggioso scuotere le spalle di fronte ai parenti del defunto. Allo stesso modo, possono le aziende che producono combustibili fossili trincerarsi dietro ragionamenti del genere?Davvero contribuire a un pericolo, anche se non se ne è l’unica causa, è un fatto privo di valenze politiche e morali? Essere complici non conta nulla?Ma, anche se fosse così, ci possono essere dubbi sull’opportunità della causa. La responsabilità dei produttori di combustibili fossili è politica, non giuridica.Eni e le altre aziende che producono combustibili fossili hanno rispettato le leggi e seguito le regole del mercato. Tocca agli Stati cambiarle, imponendo comportamenti diversi.Chiedere a un tribunale di imporre a Eni una modifica del piano industriale lede la libertà di impresa e dà al giudice il compito di decidere le politiche climatiche al posto dei governi e dei legislatori.Ma i giudici non sono rappresentanti dei cittadini, né hanno funzioni politiche. Un processo come questo non tiene conto della separazione dei poteri negli Stati liberali.Ma anche quest’argomentazione è ineccepibile solo a prima vista. Il mercato e la libertà d’impresa non sono fatti naturali. Sono scelte sociali. A un certo punto della storia ci siamo resi conto che il mercato garantiva più benessere ed efficienza di altri sistemi economici.Dove finisce la libertà d’impresaLa libertà d’impresa è giustificata dalle conseguenze benefiche del suo esercizio. Ovvio, e forse naturale, invece, è il diritto di vivere una vita decente in un pianeta ospitale.Se l’esercizio della libertà d’impresa lede questo diritto, allora ci sono ragioni per limitarla. E se la politica non protegge a sufficienza il diritto a un ambiente compatibile con la vita umana, è sensato che i giudici intervengano.I giudici non rappresentano i cittadini, ma le istituzioni giuridiche si fondano sulla priorità di certi diritti e, quando si tratta di farli rispettare, possono supplire alle deficienze della politica.I mercati, inoltre, non sono sfere separate. Sono parte della società e della comunità politica. Le imprese hanno, come altri gruppi collettivi, doveri di cittadinanza.Possono, col loro comportamento, ostacolare o favorire l’evoluzione legislativa che serve a tutelare meglio diritti esistenti. La transizione ecologica è un’impresa collettiva, con costi da dividere fra tutti, per il bene delle generazioni future e del Pianeta.Nel processo s’invoca la responsabilità storica di Eni. Ma ci sono altri principi politici che si possono richiamare. Per esempio, il principio che chi più ha e può più deve contribuire.Chi determina con la propria strategia le condotte dei consumatori e le loro opzioni, influenza le scelte delle altre aziende nel mondo e, talvolta, anche le decisioni politiche non può non assumersi il compito di pensare agli interessi generali e futuri, prima e oltre a quelli dei propri azionisti e dei propri lavoratori.Il contenzioso climatico ha anche e soprattutto un valore simbolico, utile a ricordare tutto questo.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?Accedigianfranco pellegrinofilosofoProfessore associato di filosofia politica alla LUISS Guido Carli. Si occupa di storia dell’etica e filosofia politica contemporanea.

Alexandria Ocasio-Cortez: "Vittima di violenza sessuale"Alexei Navalny condannato a due anni e cinque mesi di carcere

Covid, OMS: “Wuhan, maxi diffusione dicembre 2019: individuate 13 varianti”

Vaccino Covid-19, l’Ema valuta l’utilizzo di Sputnik VCorea del Nord, diplomatici russi passano il confine su un carrello spinto a mano

Spagna, rom violentano ragazze con sfere di metallo nel peneRegno Unito, la Regina: "Vaccino, un dovere contro il Covid"

USA, YouTuber filma "finta" rapita: colpito con arma da fuoco

Tinder, segue la ex ad un appuntamento e la uccideEbola, morta una donna in Congo: attivato il protocollo

Ryan Reynold
Bimbo autistico di 4 anni allontanato dall'aereo per mascherinaGB, multe alte e perfino il carcere per chi viola le norme covidGermania: al via la somministrazione dei test rapidi "fai da te"

ETF

  1. avatarCovid, a Berlino gli studenti possono chiedere di ripetere l'annoEconomista Italiano

    Germania, lockdown light prolungato fino al 28 marzoBrasile, donna in coma causa Covid partorisce la sua bambinaInfermiera andrà nello spazio, da bambina era guarita dal cancroFigli cacciati da scuola perché la mamma vende foto sexy

    1. Morto il medico russo che curo Navalny dopo l'avvelenamento

      1. avatarModerna chiede di poter inserire 50% in più di vaccino nelle fialeVOL

        Vaccinarsi all'IKEA: Israele trova un altro modo per vaccinare

  2. avatarValanga nello Utah, quattro sciatori morti vicino Salt Lake CityETF

    Vaccino AstraZeneca, stop in Australia da parte dell'UEIsraele fuori dalla pandemia? Le dichiarazioni di NetanyahuNotizie di Esteri in tempo reale - Pag. 750Bucarest, incendio in un ospedale covid: 120 pazienti evacuati

  3. avatarQuarta ondata di contagi in Brasile, Oms: "Una tragedia"analisi tecnica

    Covid-19 in Libano: violente proteste contro il lockdown“Bambini decapitati in Mozambico”: allarme di Save the ChildrenCoronavirus, Oms: "Calano morti nel mondo"Avvocato sbaglia filtro su Zoom: "Giudice, non sono un gatto"

Ragazza decapitò la madre nel 2019, in questi giorni il processo

Usa, si filma mentre si masturba in classe: maestra arrestataPadre multato per aver origliato una conversazione della figlia*