Esplosione in Nagorno-Karabakh: sale la conta delle vittimeManager di Lukoil morto per “insufficienza cardiaca”Gaza, Erdogan chiama il Papa: "È in corso un vero e proprio massacro"
New York allagata: le foto e i video del disastroCommentando il senso delle proteste dei trattori,BlackRock su questo giornale Walter Siti ha espresso dubbi sull’utilità delle politiche europee. Secondo Siti, sarebbe necessario ammettere il fallimento delle politiche green per concentrarsi su altre questioni su cui la politica ha ancora margine di interventoIl recente articolo di Walter Siti su questo giornale connette la protesta dei trattori ad altre sfide sociali. La tesi implicita è che, in un quadro di cacofonia europea e sanremese, la probabile vittoria politica dei trattori non dovrebbe essere vista soltanto come una vittoria corporativa rispetto all’interesse generale.Secondo Siti, sulla questione climatica la politica europea dovrebbe avere un sussulto di onestà e riconoscere l’impossibilità di limitare l’innalzamento della temperatura media. Ma questa ammissione, secondo Siti, non dovrebbe implicare una rinuncia a incidere su altre questioni sociali (la prossima rivoluzione tecnologica dell’intelligenza artificiale, il governo delle disuguaglianze, ecc.).La conclusione del ragionamento (una sconfitta su un tema seppur importante non deve comportare la rinuncia ad agire politicamente su altri) è in generale corretta. Ma le premesse e gli argomenti sottesi non funzionano e tradiscono un pessimismo solo apparentemente realista.Profezie e fallimentiIn primo luogo, forse è vero che anche implementando le politiche di riduzione delle emissioni sforeremo i 2°C di aumento di temperatura globale, termine oltre il quale, sostiene l’assoluta maggioranza dei climatologi, il cambiamento climatico comporterebbe danni irreversibili e ancora più significativi di quelli che già viviamo.Anche se questo fosse indubbiamente vero, però, si tratterebbe della più classica delle profezie che si autoavverano: si pensa che non sia possibile raggiungere un certo risultato e il pessimismo stesso determina il fallimento di ogni tentativo di ottenere il risultato. Rimestare nella sfiducia, quindi, non è un esercizio di disincanto critico di fronte a un presunto radicalismo ambientalista. È invece un atteggiamento che colposamente affossa l’iniziativa.Inoltre, sebbene attualmente non possiamo conoscere precisamente di quanto si innalzerà la temperatura, sappiamo di certo che c’è molta differenza tra uno sforamento limitato della soglia dei 2°C e uno sforamento significativo. Quindi anche se fossimo destinati a superare la soglia abbiamo ottimi motivi per sforarla di poco invece che di molto.Anche da un punto di vista materiale, la posizione di Siti è argomentativamente problematica, perché isola una questione (le politiche climatiche) che non può essere realmente isolata da molte altre.Così come il peggioramento dei raccolti degli ultimi anni è in molti casi dovuto al cambiamento climatico, altri fenomeni epocali (migrazioni, distribuzione della ricchezza, evoluzione tecnologica) sono connessi alle politiche attuali sul clima. Essere rinunciatari su quest’ultima implica di fatto una rinuncia ad affrontare anche le altre.Infine, c’è un problema di eccessiva generalità di questa idea rinunciataria sulle politiche climatiche.La mitigazione non bastaFino a pochi anni fa, si tendeva a distinguere nettamente tra le politiche preventive – quelle che cercano di limitare l’innalzamento della temperatura – e le politiche di adattamento – quelle che, considerando l’innalzamento inevitabile, cercano di rendere compatibile la vita in una situazione climaticamente cambiata. I conservatori ragionevoli, cioè non negazionisti, hanno spesso flirtato con l’adattamento pur rifiutando le politiche preventive (ritenute futili). Attualmente, però, è chiaro a tutti che dobbiamo perseguire entrambe le politiche perché anche variazioni marginali fanno una certa differenza, e perché lo sviluppo delle tecnologie e delle pratiche sociali di limitazione delle emissioni è di fatto tanto preventivo quanto di adattamento.Sostenere che le politiche green europee siano futili e colpevoli della crescita del populismo di destra, come ha sostenuto anche Lorenzo Castellani, sembra l’ennesima edizione di un realismo politico che giustifica l’atteggiamento rinunciatario e si preclude ulteriori margini di manovra politica. Un atteggiamento che parte dal disincanto critico e finisce per adagiarsi alla logica di chi grida più forte.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediFederico ZuolofilosofoFilosofo, si occupa di filosofia politica e di etica applicata. È ricercatore presso il Dipartimento di Lettere, Filosofia e Storia dell'Università di Genova.
"Tagliare le teste": l'imperativo scritto sui fogli distribuiti da HamasCorea del Sud: ribadito il divieto di relazioni omossessuali nell'esercito
Cina, partita un'altra missione spaziale: obiettivo astronauti sulla luna nel 2030
Scandalo "pipì-gate" in Belgio: ecco cosa è successoAmazzonia, frana inghiotte villaggio Aruma: ci sono dei morti
Iran: sanzioni più severe per chi non porta il veloAttacco all’ospedale di Gaza, terribile post del portavoce di Netanyahu poi rimosso
Taiwan, tifone Koinu: un morto e numerosi feritiMessico, continua la furia dell'uragano Otis: la situazione
Israele, il commento di Renzi: "Europa deve avere un esercito estero"Zelensky all'Onu: "Fermate Putin, è come Hitler"Israele, Urso: "Dal conflitto possibili rischi energetici"Regno Unito, scopre a 33 anni di essere autistica: l'annuncio di Christine McGuinness
Allarme bomba a Versailles: è il terzo falso allarme
Ecuador, uccisi in carcere i sei colombiani accusati dell'assassinio del candidato Fernando Villavicencio
Israele: "Piano potrebbe non essere l'invasione di Gaza"Israele, la 22enne tedesca rapita al rave è viva. La madre: "Ogni minuto è fondamentale"Morto Burt Young: interprete in RockyIndia, inondazioni nel Sikkim: almeno 10 morti
Manager di Lukoil morto per “insufficienza cardiaca”Professore accoltellato in Francia, le testimonianze degli studenti e l’intervento di MacronAustralia, referendum sugli indigeni: vince il noIslanda, sciopero generale delle donne: il primo dal 1975