File not found
Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock

Berlusconi, Corte di Strasburgo: caso chiuso senza sentenza

Sondaggi, M5S ancora in calo mentre la Lega cresceSalvini, polso fratturato "Firmo i rimpatri con la sinistra"Manovra M5s-Lega, la Commissione Europea non ci sta

post image

Notizie di Politica italiana - Pag. 768L'intervista«È lo sguardo del regista a cambiare l'attore»Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Irène Jacob,Campanella l’attrice che ieri sera ha ricevuto il Leopard Club Award in piazza Grande© KEYSTONE/Jean-Christophe Bott Antonio Mariotti10.08.2024 06:00Anche lei è di nazionalità svizzera ma vive in Francia e anche lei presiede una manifestazione cinematografica (il Festival Lumière di Lione). Finiscono qui i parallelismi tra Maja Hoffman e Irène Jacob, l’attrice che ieri sera ha ricevuto il Leopard Club Award in piazza Grande. A Locarno era già stata 30 anni fa per il Film Rouge di Kieslowski (che presenterà oggi alle 17 al Gran Rex) e poi come membro della giuria. Stavolta ha deciso di prendersela comoda, venendo in auto da Parigi con il figlio minore (anche lui attore) e approfittandone per fare tappa in diverse regioni del nostro Paese.Signora Jacob, torniamo agli inizi della sua carriera, ai due film che girò con Krzysztof Kieslowski (oltre al Film Rouge, La doppia vita di Veronica del 1991): il regista polacco teneva molto alla presenza degli attori, ma si percepiva anche una dimensione metafisica nel suo lavoro?«Molti astrofisici oggi affermano che il tempo non esiste e in un certo senso è proprio così. Ed è quello che dobbiamo fare noi con il nostro lavoro di attori. Dobbiamo essere presenti con le persone con cui stiamo lavorando in quel momento, cercando l’unicità di quell’attimo ed è questa ricerca che permette alle nostre performance di poter diventare in un certo senso eterne. Oggi i film di Kieslowski si possono vedere in maniera diversa, anche perché il suo modo di concepire le storie era pieno di mistero, non nel senso di suspense, ma del mistero di ogni piccolo istante».Kieslowski del resto era molto parco di indicazioni nei confronti dei suoi attori: anche questo faceva parte del suo mistero?«In un certo senso sì, perché nel cinema di allora dell’Europa orientale la censura non ti permetteva di dire tutto ciò che avresti voluto. Quindi spesso gli attori pronunciavano metà della frase e gli spettatori dovevano completarla mentalmente. È un metodo di lavoro che Krzysztof ha poi utilizzato anche nei film che ha prodotto in Francia, dove la censura non esisteva. Ha continuato a lavorare così perché ci teneva molto alla partecipazione attiva da parte del pubblico. Credo che sia una caratteristica di tutti i grandi registi quella di permettere al pubblico di “tappare i buchi” con l’immaginazione di ciascuno. Significa aver fiducia negli spettatori, renderli partecipi del proprio film».È un concetto che si può applicare anche ai film di Amos Gitaï, il regista israeliano con il quale ha appena girato due film: Shikun (visto alla Berlinale) e Why War che si vedrà a Venezia?«È incredibile vedere come certi cineasti seguano la stessa idea per 50 anni e continuino a fare ricerche in quella direzione. Gitaï è uno di questi, perché non fa altro che porre delle domande sullo stesso conflitto cercando di far sempre lavorare insieme palestinesi e israeliani. È una situazione delicata, un tema scottante che segue da oltre mezzo secolo e quindi i suoi film sono molto contemporanei ma anche ancorati a tutto ciò che è successo prima nell’ambito di questo conflitto. Why War non è una fiction ma nemmeno un documentario, è piuttosto una riflessione nella quale Mathieu Amalric interpreta Freud e Micha Lescot è Einstein e i due si scambiano delle lettere, mentre io uso il linguaggio di Virginia Woolf e di Susan Sontag per porre delle domande rispetto a tutte le immagini di guerra con cui ci troviamo confrontati. Mi fido di Amos Gitaï perché è così tanto tempo che è implicato in questo tema e quindi non pone domande opportunistiche. E non sono nemmeno domande a cui si può rispondere, ma che bisogna continuare a porsi».Torniamo a Locarno: che effetto le fa ricevere questo premio nel Paese dove è cresciuta?«È un soggetto che mi tocca molto da vicino, perché ogni volta che mi propongono un premio mi chiedo se non stiano sbagliando persona o se non ci sia qualcuno che se lo meriti più di me. Soprattutto nel caso di un premio come questo che è legato alla mia carriera. È vero che ormai da più di 35 anni convivo con il cinema e lo sento come una sorta di matrimonio. È un marito che può essere molto possessivo in certi momenti perché ha bisogno di spazio e di tempo, senza contare che mio marito fa l’attore così come i miei due figli e quindi per casa girano molti personaggi. Un premio alla carriera mi fa però pensare che non sono più quella di 35 anni fa: la vita e il lavoro ti cambiano, non si può rimanere sempre gli stessi. In Film Rouge c’è una scena in cui Jean-Louis Trintignant mi dice: “Ti ho sognata e avevi 50 anni”. Non ho più visto Jean-Louis per molto tempo dopo quel film, ma 8 anni fa sono andata a trovarlo nella sua casa nel Midi e abbiamo riso molto perché quella frase era diventata reale mentre quando abbiamo girato il film non ci pensavo nemmeno. In fondo cresciamo come alberi, i nostri rami cambiano forma per non perdere di vista il sole e sfuggire all’ombra e questo ci porta ad accettare delle trasformazioni. Essere qui a Locarno mi fa pensare a queste cose, al mio rapporto con il mio lavoro in generale e con il cinema in particolare».Ma il cinema è un’arte che si fa insieme ad altre persone...«Certo, è l’aspetto fondamentale di questo lavoro: devi avere qualcuno che ti guardi per esistere. Se non c’è lo sguardo non c’è nulla. E naturalmente ogni regista ha il suo sguardo e il tipo di sguardo che pone su di te cambia completamente il tuo modo di recitare. Secondo gli astrofisici, persino una particella spersa nel cosmo reagisce in modo differente se la guardi o meno. E ogni regista sa che guardare qualcuno modifica la situazione. Secondo me è questo l’aspetto più intrigante del nostro lavoro».Come sceglie i progetti a cui partecipare?«Ci sono molti fattori che entrano in gioco, anche legati alla famiglia, alla vita personale, ma alla base ci sono sempre le persone con cui vivere queste avventure in comune. In questo periodo della mia vita mi piace sperimentare cose nuove e per questo mi identifico perfettamente con il leopardo di Locarno che ruggisce a tutta forza. Mi piace l’idea di qualcosa di selvaggio e di libero che accetta tutte le sfide insieme agli altri».In questo articolo: Locarno77

Elezioni in Trentino, candidato leghista verso la vittoriaFlash mob giornalisti, Di Maio rilancia l'equo compenso

Mario Draghi viaggia in Economy, sui social: "Fieri di lui"

PD, primarie il 10 febbraio 2019. Marco Minniti: ci pensoDecreto sicurezza, il governo pone la fiducia

Manovra, Mattarella: "Governo cerchi dialogo aperto con Ue"Governo pronto al rimpasto: Tria vicino al passo indietro?

Scuola, aumento stipendi 14 €. Bussetti: "Chiudiamo presto"

Global compact, Salvini: stop all'accordo su immigrazioneCaso Virginia Raggi, Di Maio: "il codice va rispettato"

Ryan Reynold
Mario Draghi viaggia in Economy, sui social: "Fieri di lui"Notizie di Politica italiana - Pag. 757Dl fiscale: è scontro tra Movimento 5 stelle e Lega

Economista Italiano

  1. avatarUe, Dombrovskis: "La manovra è insufficiente, servono correzioni ampie"Economista Italiano

    Matteo Salvini su Facebook: "Basta litigi e parole al vento"Lega, blitz GdF a Bergamo: tesoriere Centemero non indagatoTerra dei fuochi, Conte a Caserta: guerra ai roghi tossiciCaso Regeni, Fico: stop rapporti col Parlamento del Cairo

      1. avatarGlobal compact, Salvini: stop all'accordo su immigrazioneProfessore Campanella

        Decreto sicurezza, dopo i rinvii ok al voto di fiducia

  2. avatarManovra, allarme per quota 100: attesa su risposta all'UEMACD

    Renzi su Facebook lancia i comitati Ritorno al futuroAdozioni gay è "omofollia": Forza Nuova contro PizzarottiInchiesta sulla Lega, Di Maio: serve chiarimento da SalviniSenato: approvata la riforma della legittima difesa

  3. avatarRenzi: "Travaglio condannato per aver diffamato mio padre"analisi tecnica

    Roma, inchiesta nomine: fissato l'interrogatorio a Virginia RaggiProf corregge Salvini: minacce non scritte da un albaneseAltri 3 dipendenti in nero nella ditta di Antonio Di MaioMatteo Dall'Osso passa a FI: "M5s umilia i disabili"

M5S propone una commissione per controllare divulgazioni Rai

Tagli alle pensioni dei perseguitati razziali, Mef smentisceDecreto Genova, la Camera vota sì: è legge e polemica*