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Spostamenti tra Regioni, in Sicilia confini chiusi fino al 7 giugnoChiedono un confronto con il ministro che ha approvato le misure molto dure chieste dal loro dirigente per punire l’occupazione della scuola. Alla protesta prendono la parola anche alcuni genitori: misure intimidatorie,analisi tecnica si erode lo spazio del dissensoHanno chiesto un tavolo di confronto al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ma non hanno ricevuto alcuna risposta. Gli studenti del liceo Tasso di Roma, dopo l’occupazione dello scorso dicembre e i provvedimenti disciplinari durissimi – 5 in condotta e fino a 10 giorni di sospensione – proposti dal dirigente Paolo Pedullà e approvati dal ministro in persona, sono tornati a protestare davanti allo storico istituto di via Sicilia. Seduti a terra a gambe incrociate, hanno bloccato per circa un’ora la strada e nel corso del sit-in hanno anche ribadito i motivi della loro occupazione.«Vogliamo una scuola democratica e migliore, dove ci siano sportelli che aiutino a superare i problemi psicologici, dove si affrontino temi quali il femminismo e la crisi climatica, dove i ragazzi vengano ascoltati. Lo abbiamo fatto presente al ministero dell’Istruzione, impegnato a sostenere con dichiarazioni nettissime il preside, e anche all’Ufficio scolastico regionale, ma dal giorno della nostra richiesta solo silenzio», dicono.“Mille domande, zero risposte” è, del resto, lo striscione che i ragazzi hanno affisso sul muro esterno della scuola, coprendo vecchi manifesti dell’Angelo Mai e un adesivo sbiadito con su scritto “Palestina libera”. Organizzati e determinati, gli studenti del Tasso hanno anche risposto alle domande riguardanti la presunta ingerenza dei loro genitori nella vicenda.«Ci dispiace molto – sottolineano – che si parli dei nostri padri e non delle problematiche che riscontriamo nella nostra scuola e nell’intero sistema scolastico. A scuola, tutti i giorni, ci andiamo noi ragazzi ed è giusto che a venire ascoltate siano le nostre voci. Siamo assolutamente contrari – concludono gli studenti – a qualsiasi interferenza dei genitori su quanto accaduto». FattiLuciana Castellina e l’occupazione al Tasso: «Studenti fin troppo pazienti. In quella scuola imparai la politica»Enrica RieraL’orgoglio ferito dei genitoriMa non basta. Molte mamme e molti papà hanno comunque partecipato al sit-in. Un fronte comune, anch’esso a sostegno delle proprie ragioni. I genitori si sono, di fatti, detti «dispiaciuti e quasi offesi per la strumentalizzazione subita a mezzo stampa». «Non siamo mai entrati a gamba tesa in questa storia», dicono. Ed è forse il motivo per cui hanno anche ribadito che «a dimostrarlo è il fatto di non voler rilasciare dichiarazioni ufficiali». Con la promessa dell’anonimato, però, sono sembrati trasformarsi in fiumi in piena. «È il preside Pedullà – racconta una mamma – ad averci chiamati in causa, inviandoci lettere pesantissime dopo l’occupazione dei nostri figli». «Tra l’altro una lettera piena di errori ortografici», ribatte un papà. «Si sono denunciati in centosettanta – afferma un’altra mamma –, ma a occupare è stata tutta la scuola». «Il figlio di quel noto politico non si è autodenunciato», dice un altro genitore. «Meglio non parlare ancora – concludono – sennò chiamano i ragazzi “figli di papà” e “bamboccioni”, che poi i “figli di papà” non hanno diritto di protestare?». «Ingerenza? Solo atto di presenza»E c’è anche chi, tra i genitori, ha parlato, presentandosi. «Molte cose che i genitori hanno detto o fatto in questi giorni sono criticabili – dice Giovanni Tarantino – Ma essere qui, dare un segnale, sostenere i propri figli davanti a misure che non si ritengono giuste mi sembra legittimo e doveroso». E poi Giuliano Ferrucci: «Non sono qui per supportare i ragazzi, sanno benissimo difendersi da soli. Sono qui perché sono preoccupato per la deriva autoritaria che sta prendendo piede in questo Paese. Le misure del preside Pedullà sono sproporzionate e hanno il sapore intimidatorio: questo, appunto, mi preoccupa, in un contesto che vede la legittimazione di manifestazioni neofasciste e l’inasprimento di pene verso l’espressione del dissenso nelle sue più svariate forme». ItaliaVoto in condotta e punizioni più severe non restituiranno autorevolezza alla classe docenteGiulia AddaziIl «no comment» dei profÈ stato infine il “minuto di rumore” a chiudere la manifestazione degli studenti, che hanno poi raggiunto i ragazzi degli altri licei romani, in protesta contro il taglio dei fondi per i disturbi alimentari, davanti al ministero della Salute e in seguito davanti a quello dell’Istruzione. Nessuna partecipazione al sit-in dinnanzi al Tasso da parte degli insegnanti o del personale Ata: gli studenti, li avevano invitati, avrebbero desiderato che ci fossero. Chi, tra i docenti, era, per esempio, di passaggio al suono dell’ultima campanella si è appellato al «no comment». «Non sono d’accordo – si lascia andare un prof mentre raggiunge la sua auto – con tutto questo clamore, dobbiamo anche un po’ stemperare le polemiche». Sperando, tuttavia, che a stemperarsi non siano pure le voci di quegli studenti in cerca di risposte.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediEnrica RieraNata a Cosenza nel 1991, giornalista. Una laurea in giurisprudenza e un diploma all’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio d’Amico. Un passato da redattore nei giornali locali. Collabora con il servizio cultura de L’Osservatore Romano.

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