Il Senato approva con 95 sì il decreto Pnrr: è leggeCaso Scurati: procedimento contro Serena BortoneLa Consulta rinvia la questione. L’ergastolo ostativo resta irrisolto
Opposizioni in Aula, "contro di noi intimidazioni e minacce" - Tiscali NotizieCOMMENTA E CONDIVIDI «Non temere,Economista Italiano sono io». Di fronte alla morte la risposta del credente è la ragione stessa della sua fede, è la persona di Gesù Cristo: Signore maestro, fratello e amico. Benedetto XVI lo spiega con chiarezza in una delle pagine più profondamente umane e struggenti del suo ultimo tratto di vita, quando prende carta e penna per rispondere alle accuse contenute nel rapporto sugli abusi commessi nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga. In quelle brevi note, datate 8 febbraio 2022, il Papa emerito usa come garanzia di quanto scrive la sua stessa esistenza, ormai giunta alla tappa conclusiva. Perché di fronte alla morte, davanti all’incognita di quel che ci attende, l’unica strada percorribile è la verità. « Molto presto – scrive Benedetto XVI – mi ritroverò davanti al giudice finale della mia vita. Anche se, guardando indietro alla mia lunga vita, posso avere grandi motivi di paura e di tremore, sono comunque di animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma anche l’amico e il fratello che lui stesso ha già sofferto per le mie mancanze, ed è quindi anche il mio avvocato, il mio “paraclito”. Alla luce dell’ora del giudizio, la grazia di essere cristiano mi diventa tanto più chiara. Mi dà conoscenza, e anzi amicizia, con il giudice della mia vita, e così mi permette di passare fiducioso attraverso la porta oscura della morte». Non si tratta, come risulta evidente, della riflessione colta del teologo ma della “confessione” profondamente umana della creatura che non in sé stesso confida bensì in Chi ha voluto guidasse giorno dopo giorno il suo cammino. Quasi a dire che si muore “soli” sì, ma non “da soli”. Accanto, davanti, o forse, chissà, abbracciandoci, ci sarà un avvocato che troverà il cavillo più nascosto nei meandri dei codici per bilanciare le eventuali colpe commesse con il “peso” molto più robusto e resistente delle scelte fatte per amore. Ecco allora, il ruolo del “paraclito” cioè avvocato, difensore, soccorritore e, quindi, consolatore. L’unica presenza per cui vale la pena usare il “per sempre”, nel senso che abbiamo la certezza che non ci abbandonerà mai. Lo ricordava lo stesso Ratzinger nella sua ultima udienza generale da Pontefice, il 27 febbraio 2013. «Nel nostro cuore, nel cuore di ciascuno di voi – pregava e augurava –, ci sia sempre la gioiosa certezza che il Signore ci è accanto, non ci abbandona, ci è vicino e ci avvolge con il suo amore ». Ciò non toglie che un po’ di umanissima paura possa toccare anche chi ha dedicato tutta la sua vita a Dio e alla Chiesa. Nel libro “Ultime conversazioni”, il Papa emerito dialogando con Peter Seewald ammette che «per certi versi, sì» l’attesa dell’ultimo giorno non è indolore. « In primo luogo – spiega – c’è il timore di essere di peso agli altri a causa di una lunga invalidità. Lo troverei molto triste. Anche mio padre l’ha sempre temuto, ma a lui è stato risparmiato. Poi, pur con tutta la fiducia che ho nel fatto che il buon Dio non può abbandonarmi, più si avvicina il momento di vedere il suo volto, tanto più forte è la percezione di quante cose sbagliate si sono compiute. Perciò uno si sente oppresso dal peso della colpa, sebbene naturalmente la fiducia di fondo non vengo mai meno». Uno studioso, un Papa, un teologo, anzi il più fine e acuto teologo della storia recente, che ammette di sentirsi fragile e timoroso. Ci sarebbe quasi da scandalizzarsi, se non fosse che proprio l’umilissimo riconoscersi bisognoso di aiuto e perdono è sinonimo in realtà di sapienza e fede cristallina. Alla luce del Vangelo, infatti, non è grande chi sale in alto ma chi accetta di svuotarsi del proprio io per farsi abitare dall’infinito presente di Dio. In questo senso la morte non è, per il credente, la fine di tutto ma il pieno realizzarsi di un incontro preparato sin dal primo respiro emesso venendo al mondo. Il Signore, spiegò Benedetto XVI all’Angelus del 2 novembre 2008, «ci dice: “Sono risorto e ora sono sempre con te e la mia mano ti sorregge. Ovunque tu possa cadere, cadrai nelle mie mani e sarò presente persino alla porta della morte”». Un “credere”, un “affidarsi” che ci fa leggere in modo diverso il nostro ultimo giorno, non fine di tutto, ma inizio della vita nuova. « La fede – recita un passaggio dell’omelia pronunciata il 3 novembre 2012 – ci dice che la vera immortalità alla quale aspiriamo non è un’idea, un concetto, ma una relazione di comunione piena con il Dio vivente: è lo stare nelle sue mani, nel suo amore, e diventare in Lui una cosa sola con tutti i fratelli e le sorelle che Egli ha creato e redento, con l’intera creazione». Si muore soli ma non da soli, si diceva prima, e questa dimensione dell’essere “insieme”, a Dio e ai fratelli, vale anche per il “dopo”. Sempre rispondendo a Seewald nel 2016 in “ Ultime conversazioni”, il Papa emerito parlava così della sua idea di aldilà: «Ci sono vari livelli. Prima quello più teologico. Qui sono di grande consolazione e fanno molto riflettere le parole di sant’Agostino. Nel commentare il Salmo “Ricercate sempre il suo volto” dice: questo “sempre” vale per l’eternità. Dio è tanto grande che noi non finiamo mai di conoscerlo. È sempre nuovo. Il nostro è un moto continuo e infinito, una scoperta e una gioia sempre nuove. Queste sono riflessioni teologiche. Contemporaneamente c’è il lato, del tutto umano, per cui sono contento di rivedere i miei genitori, i miei fratelli, i miei amici insieme e di immaginare che sarà bello come un tempo a casa nostra». Timore e attesa, preoccupazione e speranza, curiosità e gioia. Soprattutto fede, quella costruita sull’amore di Chi ha promesso di esserci accanto sempre, anche nell’ultima ora. Questo il groviglio di sentimenti che accompagna un prete, un vescovo, un cardinale, un teologo, un Papa di fronte all’incognita della morte. Nella certezza di sentire quella voce ferma e dolcissima che come nel libro dell’Apocalisse rassicurerà: « Non temere! Sono io».
I magistrati hanno scelto: ecco i 20 togati al CsmDa pm, chiedo il licenziamento delle correnti per giusta causa
Le novità fiscali in arrivo: dalla tredicesima alla tassazione sui premi di risultato
Consumerismo, con fine mercato tutelato cresciuti problemi - Tiscali NotizieLe carriere alias riconoscono un diritto e non violano alcuna legge
Rixi sul dopo Toti: "Candidiamo uno bravo, non uno nostro" - Tiscali NotizieVia alla campagna elettorale per il Csm: fibrillazione e rischi della nuova legge
Il governo Meloni taglia su carceri, giustizia minorile e intercettazioniLo spread tra Btp e Bund apre in lieve rialzo a 135,1 punti - Tiscali Notizie
Tajani: "Grazie ad accordo con ITA tariffe ridotte per incrementare turismo nei piccoli borghi" - Tiscali NotizieLa procura di Perugia archivia l’indagine sulla loggia UngheriaGoverno pronto a presentare il "decreto del primo maggio": oggi incontro con i sindacatiIl “caso Salvi” agita anche l’Anm
Il nuovo Csm contrasterà i pregiudizi se lotterà per una magistratura indipendente
Rave illegali, salta l’ipotesi di usare le intercettazioni preventive
Il Time premia Giorgia Meloni: la premier è tra le 100 persone più influenti del 2024Notizie di Politica italiana - Pag. 22Gli auguri di Salvini sui social: "Sia bella estate di sicurezza in mare e sulle strade" - Tiscali NotizieIl 2023 sarà un anno di svolta per la giustizia
La Consulta sceglie la prudenza sull’ergastolo ostativoAttacchi sulla stampa e cene di corrente: la corsa al Csm non perde certe abitudiniL’asse del governo col Terzo Polo per ripristinare la prescrizioneL’asse del governo col Terzo Polo per ripristinare la prescrizione