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Il Kunsthaus di Zurigo è sovraindebitato per 4,5 milioni di franchiLa necessità di addestramento di un’intelligenza artificiale generativa si scontra con la tutela della proprietà intellettuale. Il tema è approdato anche in tribunale.Nel mondo sempre più digitalizzato e interconnesso in cui viviamo,VOL le tecnologie di AI generativa stanno diventando sempre più avanzate e comuni. Il rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale, però, genera preoccupazioni in relazione all’utilizzo e alla protezione delle proprietà intellettuali e del copyright. Intelligenze artificiali come Dall-E 2, Midjourney e Stable Diffusion sono state progettate per creare nuove immagini a partire da quelle già presenti online. Tuttavia, molte di queste sono protette da copyright e il loro utilizzo da parte dell’AI non è stato autorizzato. Da ciò, sono sorte diverse azioni legali intentate da artisti e agenzie fotografiche, che sostengono di aver subìto un uso non autorizzato delle loro immagini, e senza compensi. Lo stesso discorso vale per i dati di testo utilizzati per addestrare le intelligenze artificiali di rielaborazione e generazione testuale (come ChatGPT). 5 applicazioni sorprendenti di ChatGPTQueste situazioni mettono dunque in discussione le basi stesse dell’apprendimento delle intelligenze artificiali e la loro utilizzabilità. I temi trattati all’interno dell’articoloUna causa collettiva contro le AI generativeGetty Images contro Stable DiffusionIl nodo della questione: copyright e fair useIl futuro delle AI generativeUna causa collettiva contro le AI generativeTre artiste, Sarah Andersen, Kelly McKernan e Karla Ortiz, hanno intentato una causa collettiva negli Stati Uniti contro Stable Diffusion, Midjourney e DeviantArt, accusando le società di aver violato i diritti di milioni di artisti. Le parti sottolineano come le app chiamate in causa abbiano addestrato le loro AI con lo scraping – pratica che consiste nella raccolta, manuale o automatica, di dati presenti su siti web – di oltre 5 miliardi di immagini online senza il consenso degli artisti. I servizi, dunque, utilizzerebbero immagini protette da copyright senza licenza per permettere ai propri modelli generativi di intelligenza artificiale di creare ‘nuove’ opere, che competono, quindi, con gli originali. Ciò danneggerebbe gli artisti e il loro mercato, in quanto un’AI, diversamente da un essere umano, è in grado di produrre una grande quantità di contenuti in pochissimi secondi. L’obiettivo dell’azione legale è dunque quello di rendere l’uso delle immagini protette da copyright più etico, compensando gli artisti originali per il loro lavoro.Getty Images contro Stable DiffusionUn’altra causa rilevante è quella proposta da Getty Images contro Stable Diffusion per gli stessi motivi. A metà gennaio, la parte attrice ha rilasciato una dichiarazione in merito all’azione: “Getty Images ha avviato un procedimento legale presso l’Alta Corte di giustizia di Londra contro Stability AI, sostenendo che Stability AI ha violato diritti di proprietà intellettuale, incluso il copyright sui contenuti di proprietà o rappresentati da Getty Images. Getty Images ritiene che Stability AI abbia copiato ed elaborato illegalmente milioni di immagini protette da copyright e i metadati associati, di proprietà o rappresentati da Getty Images, in assenza di una licenza a vantaggio degli interessi commerciali di Stability AI e a scapito dei creatori dei contenuti. Getty Images ritiene che l’intelligenza artificiale abbia il potenziale per stimolare gli sforzi creativi. Di conseguenza, Getty Images ha fornito licenze ai principali innovatori tecnologici per scopi relativi all’addestramento di sistemi di intelligenza artificiale in una modalità che rispetta i diritti di proprietà personale e intellettuale. Stability AI non ha richiesto alcuna licenza di questo tipo a Getty Images e invece, a nostro avviso, ha scelto di ignorare le opzioni di licenza praticabili e le protezioni legali di lunga data nel perseguimento dei propri interessi commerciali autonomi”. Il nodo della questione: copyright e fair useLa questione riguardante l’utilizzo di immagini e dati protetti da copyright da parte dell’intelligenza artificiale generativa fa sorgere dubbi relativamente ai concetti di diritto d’autore e fair use. Per quanto le AI siano in grado di creare nuove immagini a partire da quelle originali, ciò non significa automaticamente che queste siano autorizzate a utilizzarle, in quanto protette da copyright. L’uso delle immagini da parte delle AI può essere considerato fair use o integra una violazione del diritto d’autore? Il fair use è una dottrina giuridica che permette l’utilizzo non autorizzato di opere protette da copyright in determinate circostanze. Il quadro per determinare il fair use è fornito dalla Sezione 107 della Legge sul Copyright americana e comprende la considerazione di quattro fattori chiave: scopo e carattere dell’utilizzo;natura dell’opera protetta da copyright;quantità e sostanzialità della parte utilizzata;effetto sul mercato per l’opera protetta da copyright.Gli utilizzi a scopo educativo non commerciale sono spesso considerati equi, così come gli utilizzi trasformativi che aggiungono qualcosa di nuovo e svolgono uno scopo diverso. Tuttavia, le richieste di fair use vengono valutate caso per caso e non esiste una formula per determinare la quantità appropriata di un’opera che può essere utilizzata senza permesso. Diversamente da quanto previsto negli Usa, però, in Europa, non esiste un’eccezione tanto generale e flessibile quanto il fair use. I Paesi europei, infatti, prevedono tendenzialmente una lista chiusa di limitazioni ed eccezioni al copyright espressamente previste dalla legge.Il futuro delle AI generativeI temi trattati pongono quindi importanti domande sul futuro di simili sistemi, in termini di addestramento e di utilizzabilità. Come accennato, è probabile che le società chiamate in giudizio difenderanno la ‘condotta’ dei loro sistemi di intelligenza artificiale appellandosi all’eccezione del fair use, ma una decisione a favore delle parti attrici che sostengono la violazione del copyright, però, potrebbe impedire il libero utilizzo dei database di addestramento e ciò avrebbe importanti ripercussioni sull’evoluzione tecnologica.
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