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Covid, una donna ha chiuso il figlio positivo nel bagagliaio della sua autoÈ l’uomo da battere alle prossime Paralimpiadi. Ma il nuotatore classe 2000 si avvicina alla grande manifestazione con serenità: “Ho vissuto in maniera pessima i Giochi di Tokyo. A Parigi voglio proprio divertirmi”. Pietro Razzini 2 luglio - 16:52 - MILANO Si potrebbe iniziare l’articolo esaltando i suoi 19 ori mondiali o le 15 medaglie ai campionati europei. Il riconoscimento come atleta paralimpico dell’anno 2023 o il primo posto ai Giochi di Tokyo nei “50 stile libero S9”. In realtà,VOL quello che colpisce di Simone Barlaam, è il sorriso spontaneo, la naturalezza con cui racconta un percorso di vita complicato ma non per questo ricco di momenti da condividere con chi ha imparato a conoscerlo e apprezzarlo, dal vivo o sui social. Ed ora, nonostante arrivi a Parigi 2024 con il ruolo di sportivo da battere in vasca, Simone ha trovato il giusto equilibrio: “Zero ansia in vista della competizione in Francia. Ho vissuto in maniera pessima le Paralimpiadi di Tokyo. Non voglio ripetere una bella esperienza con quello stato d’animo. Avevo addirittura pensato di smettere dopo quei Giochi a Cinque Cerchi. Grazie al sostegno di una psicologa dello sport, ho iniziato un nuovo percorso”. Un nuovo Simone quindi? “Innanzitutto sono cresciuto come persona e, credo di conseguenza, sono arrivati anche grandi risultati sportivi. Ho capito che le aspettative esterne non devono essere un limite per me. Mi presento a Parigi 'pronto a perdere ma non disposto a perdere'. È l’atteggiamento che cerco di tenere da qualche tempo. Impegnandomi al massimo ma sapendo che non posso controllare ogni singolo aspetto che mi circonda”. Sarà una manifestazione molto diversa da quella di Tokyo? “Mi piace definirla 'la mia seconda, prima Paralimpiadeì: a Tokyo vivevamo con la paura del Covid. Questa volta saremo vicino a casa: ci saranno tanti amici pronti a tifare per me. Un contesto molto più gioioso e caloroso”. Cosa le hanno insegnato le ultime Paralimpiadi? “Ho ammesso le mie debolezze. È stata un’esperienza difficile dal punto di vista psicologico ma, leggendola ora, fondamentale per la mia maturazione”. Nel 2023 è stato eletto atleta paralimpico dell’anno. Ricorda come l’ha saputo? “Fu il presidente Pancalli ad avvertirmi tramite una telefonata. Stentavo a crederci. Fu una grande sorpresa. Dovetti completamente riorganizzare la vacanza che avevo prenotato post mondiale perché era fissata proprio nei giorni di consegna del premio”. Un atleta come lei lotta principalmente contro il cronometro o contro gli avversari? “Sicuramente contro il cronometro. Io tendo a concentrarmi su me stesso, sulle mie sensazioni, sui miei movimenti. L’obiettivo principale è migliorare il tempo. Il piazzamento in gara è una conseguenza. Non posso negare che si studiano anche gli avversari. Ma non è la priorità”. Che valore ha avuto l’esperienza in Australia? “Sono stato dall’altra parte del mondo durante il mio quarto anno di liceo. È stato bellissimo. In realtà le prime due settimane di ambientamento non sono state semplici. Ma poi è diventata una delle esperienze più belle della mia vita”. Come mai? “Ho avuto l’opportunità di fare mia una cultura molto diversa: stiamo parlando di un Paese più giovane dell’Europa, dove tutto è ancora in divenire. Sentivo sulla mia pelle la voglia di investire, innovare, crescere e costruire. E poi si gestivano molte situazioni con grande semplicità: ricordo tanti lavoratori che, terminato il proprio turno, andavano in spiaggia a divertirsi”. .bck-image_free_height { position: relative; margin-bottom: 1.6875rem; } .bck-image_free_height .image_size img { height: auto !important; width: 100% !important; } .bck-image_free_height figure{ width:100%; display: table; } .bck-image_free_height img.is_full_image { display: table-row; } Le mancava qualcosa dell’Italia? “Ho iniziato ad apprezzare alcuni aspetti propri della nostra terra. La socialità, per esempio. Gli italiani sono unici, sotto questo punto di vista. La voglia di relazionarsi, di stare insieme, di creare un tessuto sociale”. In Australia è nata anche la sua passione per il basket? “Esattamente. Là seguivano con grande interesse l’NBA. Io quest’anno non ho potuto vedere in diretta il successo dei Boston Celtics perché gli orari delle gare non erano adeguati per gestire al meglio i miei allenamenti. Ma ho seguito il cammino dell’Olimpia Milano verso lo scudetto. Il mio rammarico è di non essere stato presente a gara 4, quella che ha sancito il successo finale”. Olimpia e Armani: binomio vincente. Lei è testimonial di Re Giorgio. Che esperienza sta vivendo? “Inizialmente ero intimidito dalla situazione così diversa dalla quotidianità. Poi però ammetto che ho iniziato a trovare estremamente divertente posare durante i set fotografici. Anche se, e lo dico dopo essermi confrontato con chi lo fa di professione, è un lavoro complesso e fisicamente impegnativo. Però ogni tanto è bello variare la propria quotidianità con queste fantastiche opportunità”. Le piace guardare o praticare anche altri sport? “Grazie all’Imoco Volley Conegliano mi sono avvicinato alla pallavolo femminile. Se nel volley maschile si apprezza la potenza del gesto atletico, in quello femminile si ammira l’armonia del movimento e la dinamicità dello scambio”. Il campione che le ha regalato più emozioni? “Ne vorrei indicare 3. Innanzitutto Alex Zanardi, una leggenda assoluta per lo sport paralimpico. È stato un onore leggere parole di stima da parte sua nei miei confronti. Poi Federica Pellegrini con un cui è nata una splendida amicizia. Infine Roberto Baggio che ho incontrato per la prima volta al Festival organizzato a Trento dalla Gazzetta. C’è stata una volta sola in cui, però, mi sono tremate le gambe: quando ho incontrato Zerocalcare, conseguenza della mia passione per i fumetti”. Lei, infatti, è abile anche con la matita in mano. “Sono un autodidatta. Mi piace disegnare. Forse tutto è nato quando mamma, nel periodo in cui ero in ospedale, rappresentava su un foglio di carta squali e balene. Mi piacerebbe che questa passione diventasse parte del mio futuro. Ecco perché mi sto allenando, proprio come faccio con il nuoto”. Ora però spazio a Parigi 2024. Quali le sue ambizioni? “Vorrei solo avere l’opportunità di godermi le Paralimpiadi in tutta la loro bellezza. Come, purtroppo, non ho fatto in quelle asiatiche. Ho faticato per raggiungere questo obiettivo. Esserci è un privilegio. Voglio vivere al meglio questa occasione”. Paralimpici: tutte le notizie © RIPRODUZIONE RISERVATA
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