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Guru, fedelissimi e professionisti: la propaganda di governo ci costa 5 milioniRoma,Capo Analista di BlackRock 15 lug. (askanews) – In un momento di grandi fibrillazioni geopolitiche a livello globale e regionale, la Cina ha dato oggi il via al suo Terzo Plenum del Comitato centrale del Partito comunista, un appuntamento chiave tradizionalmente destinato a importanti scelte che possono avere ripercussioni economiche e anche politiche su base pluriennale. Non a caso, ad avviare questa riunione a porte chiuse, è come di consueto la relazione del segretario generale del partito, cioè il presidente Xi Jinping. La riunione è stata preceduta dalla diffusione di dati deludenti sul fronte economico, che mettono a rischio gli obiettivi che Pechino si è posta per l’anno. Il Pil nel secondo trimestre è dato in frenata, con una crescita solo dello 0,7%, che proiettata sull’anno fa pensare a un +4,7%, ben lontani dal dato “attorno al 5%” che la leadership cinese ha posto come target. Inoltre, notizie piuttosto negative sono arrivate dal settore critico dell’immobiliare, con i prezzi degli immobili di giugno in calo: secondo l’Ufficio nazionale di statistica su base annua a giugno i prezzi delle case sono calati dello 0,7%, continuando una striscia negativa che rischia di mettere in crisi ulteriore sviluppatori immobiliari sull’orlo del fallimento, ma anche segnalando che una serie di provvedimenti di sostegno presi dal governo non stanno dando i risultati sperati. A peggiorare le cose, poi, il contesto geopolitico vieppiù complesso, con le guerre commerciali in corso su un doppio fronte: da un lato l’Unione europea, che da inizio mese imposto severi dazi alle auto elettriche cinesi, dall’altro gli Stati uniti, con i quali le cose potrebbero persino peggiorare se nelle presidenziali tra qualche mese dovesse tornare alla Casa bianca Donald Trump. Il Comitato centrale del Pcc comprende circa 200 membri di alto rango ed è guidato dal Presidente Xi Jinping. E’ l’organismo centrale del potere cinese, in cui il Partito è il cuore della complessa macchina politica. Tiene sessioni plenarie, o Plenum, a Pechino un totale di sette volte durante il suo mandato quinquennale. L’attuale comitato centrale è stato eletto nel 2022. Il terzo Plenum è seguito sempre con attenzione, perché in passato è stato quello in cui venivano annunciate le riforme di più ampio impatto. Per esempio, fu in questa occasione che nel 1978 Deng Xiaoping annunciò l’iniziativa di “riforma e apertura”, che fece da innesco della grande crescita cinese. Nel 1993, il terzo Plenum approvò il concetto di economia di mercato socialista. Nel 2013 codificò il ruolo “decisivo” dle mercato nell’allocazione delle risorse. La riunione è a porte chiuse e continuerà fino a giovedì. Solitamente viene diffuso un comunicato il giorno della chiusura, mentre un documento completo con tutte le decisioni viene rilasciato dopo alcuni giorni. Nulla è lasciato al caso, come nella tradizione amministrativa cinese. Il documento è stato già elaborato, vagliato e presentato al Politburo, il sancta sanctorum del Partito e del potere cinese. Il titolo, che già fornisce un’indicazione sulla direzione che prenderà la discussione, è: “Approfondire ulteriormente la riforma in modo comprensivo e promuovere la modernizzazione in stile cinese”. La riunione, in realtà, era attesa già per lo scorso autunno. Ma solo ad aprile si è capito che sarebbe stata tenuta a luglio. Questo ritardo ha suggerito varie ipotesi, tra le quali quella che si volesse prendere tempo per formulare politiche piuttosto rilevanti. Anche perché l’anno prossimo il governo dovrà aggiornare il suo piano quinquennale, il che porta a capire come mai a dominare saranno i temi economici, mentre l’ultimo plenum era stato dedicato più alle questioni politiche. Diversi osservatori si attendono che durante la riunione venga annunciata una forte misura di stimolo economico. Tuttavia nonc i sono indicazioni che questo avverà. Non solo questo tipo di riunioni non è di solito dedicata alle politiche dell’immediato, ma alle grandi riforme, ma più volte i funzionari cinesi hanno fatto capire di non voler inondare di denaro il mercato. Inoltre le risorse, nell’approccio politico di Xi, vengono di solito destinate in maniera mirata nei settori considerati strategici, come quello tecnologico. Xi ha più volte chiarito che la Cina ha l’obiettivo di raggiungere l’autosufficienza tecnologica attraverso “nuove forze produttive di qualità”. Pechino ha fatto importanti progressi in settori come i veicoli elettrici e le batterie, e sta investendo pesantemente per costruire la propria catena di fornitura di semiconduttori. E’ atteso comunque che il documento finale dia anche indicazioni per quanto riguarda il tema dell’edilizia abitativa: la crisi immobiliare comporta un pericolo fortissimo di contagio per il settore bancario e finanziario. Dal crollo di Evergrande, le autorità non hanno messo in campo azioni di puntello per i giganti in crisi, anzi li hanno fatti mandare in liquidazione. Questo fa pensare agli osservatori che, piuttosto che con misure a breve, l’approccio cinese sia quello di agire con riforme strutturali di ampio respiro e il Plenum è proprio la sede in cui si può parlare di questo. Invece è improbabile che vengano annunciati nuovi rimpasti nell’alta nomenklatura. Negli ultimi anni ci sono stati forti rimescolamenti e anche diverse cadute rovinose. Proprio recentemente due ex ministri della Difesa sono stati espulsi dal partito, Li Shangfu e Wei Fenghe, e sono accusati di gravi reati di corruzione. Ma, di solito, questi eventi non sono sottoposti a dibattito: accadono e basta. Semmai sarà interessante capire chi ci sarà e chi no. Per esempio, l’ex minstro degli Esteri Qin Gang, che è già stato rimosso dal Consiglio di Stato (il governo), sarà rimosso anche dal Comitato centrale? -->
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