Medici e infermieri cantano e ballano con la tiktoker, ma il video è vietato in ospedale. La Asl: «Prenderemo provvedimenti»Aereo caduto in Cina: mistero sul silenzio dei piloti prima dello schiantoUcraina, Zelensky: "L'esercito russo non trova i nazisti e neanche la strada di casa"
Da Chiasso ad Airolo e nelle valli, in Ticino si fa cinema sul territorioIl 16 febbraio c’è la prima udienza della causa di Greenpeace e ReCommon contro Eni: l’obiettivo è spingere il giudice a riconoscere le responsabilità climatiche storiche dell’azienda e fargli cambiare il piano industriale per renderlo coerente con l’accordo di Parigi. Le parti hanno presentato i loro consulenti. Eni ha scelto un docente di sistemi energetici e un economista liberista. Greenpeace e ReCommon puntano sulla scienza dell’attribuzioneLa causa civile di due delle più importanti ong ambientaliste italiane (Greenpeace e ReCommon) contro Eni ha qualcosa di paradossale. Pur discutendo dei destini ultimi dell'umanità,Economista Italiano cause e responsabilità della crisi climatica, nella pratica è lenta e tediosa come ogni processo civile.Ci vorranno due anni per una prima sentenza, per un giudizio definitivo potremmo aspettare la fine del decennio. Domani c’è la prima udienza, le due parti sono nella fase dello scambio delle memorie istruttorie, si discute di questioni procedurali, se ammettere o non ammettere testimoni.La notizia più rilevante è chi sono i consulenti scelti da Eni per difendere le sue ragioni climatiche: Carlo Stagnaro, economista e direttore ricerche del think tank liberista Istituto Bruno Leoni, e Stefano Consonni, docente di Sistemi per l’energia e l’ambiente al Politecnico di Milano. Colpisce che siano un esperto di economia e uno di energia, e che non ci sia un climatologo tra le persone scelte da Eni.Più variegata la rosa di Greenpeace e ReCommon, c’è Nicola Armaroli, esperto di energia e direttore di ricerca del Cnr, Rita Fioravanzo, psicoterapeuta specializzata in ansia climatica, ma soprattutto due esperti di clima come Richard Heede e Marco Grasso. Nel 2023, in uno studio congiunto, avevano stimato il danno morale globale dell’industria petrolifera in 209 miliardi di dollari all’anno.In controluce si legge chiara la strategia: con Stagnaro e Consonni, Eni vuole parlare di energia ed economia. Greenpeace e ReCommon invece vogliono parlare di energia, clima e impatti umani. Sarà il giudice a dover decidere se accettare le richieste delle due ong, cioè il riconoscimento della responsabilità storica dell’azienda e la modifica del suo piano industriale per essere coerente con l’accordo di Parigi.Consulenti a confrontoSpiega Alessandro Gariglio, avvocato di Greenpeace: «Abbiamo chiamato i massimi esperti di “climate attribution”, la scienza che lega gli effetti del cambiamento climatico alle sue cause. Per noi è il nodo della questione: la responsabilità. Pensiamo che si possa legare una quota di responsabilità a singole aziende, come si fa con gli stati».Eni ha risposto con un esperto di energia come Consonni, stimato ma conservatore (i suoi ex allievi lo raccontano come uno la cui frase tipica è: «Per la transizione ci vorrà un secolo») e un economista ultra liberista come Stagnaro. La posizione di quest’ultimo è particolarmente delicata. Per usare un eufemismo, potremmo dire che Stagnaro è uno che ha (in parte) cambiato idea sul clima.I suoi primi studi si basavano sull’assunto che non ci fosse nessuna crisi climatica («il problema che non c’è», scriveva), poi si è spostato su «il fatto che l’uomo sia la causa prima, o unica, dei mutamenti climatici è una presunzione non giustificata né dall'incertezza delle conoscenze scientifiche reali né dalla complessità delle dinamiche atmosferiche».Oggi Stagnaro non si esprime più così, ma è comunque singolare che su un contenzioso climatico di questo livello Eni abbia scelto un economista con questa storia e queste posizioni. L’Istituto Bruno Leoni, che Stagnaro ha co-fondato e dirige, ha collaborato anche a eventi con l’Heartland Institute, think tank americano apertamente negazionista. Negli anni ‘80 Heartland lavorava per Philip Morris e sosteneva che non ci fosse consenso scientifico sul legame tra fumo e tumore ai polmoni, in questa fase storica lavora per le aziende oil & gas e sostiene che non ci sia consenso scientifico sul legame tra fonti fossili e riscaldamento globale. È questo il filo che si tira scegliendo Stagnaro e sembra quasi una dichiarazione di intenti da parte di Eni.Cause climatichePuò sembrare velleitario che una causa civile intentata da due ong relativamente piccole possa far cambiare il piano industriale di un colosso come Eni, che per emissioni supera il resto dell’economia italiana. In compenso, la via legale alla lotta ai cambiamenti climatici è sempre più battuta, con alcune storie di successo, come le vittorie di Greenpeace in Francia o Fridays for Future in Germania.Secondo un rapporto Onu, in questo momento sono 2.180 le cause climatiche in corso nel mondo, quasi triplicate rispetto al 2017, quando erano 884. Secondo Gariglio, però, «il nostro sistema giuridico non è ancora ben attrezzato ai contenziosi climatici, in Francia, per esempio, è stata inserita una norma specifica nell’ordinamento. Da noi un anno e mezzo fa la Costituzione ha inserito il riconoscimento della tutela dell’ambiente e dei diritti delle future generazioni, ma non è stato fatto il passo successivo, ossia inserire norme che permettano di esercitare questo diritto». Spetterà a un giudice civile, con le leggi attuali, decidere se il comportamento di Eni è coerente con gli impegni internazionali dell’Italia.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediFerdinando CotugnoGiornalista. Napoletano, come talvolta capita, vive a Milano, per ora. Si occupa di clima, ambiente, ecologia, foreste. Per Domani cura la newsletter Areale, ha un podcast sui boschi italiani, Ecotoni, sullo stesso argomento ha pubblicato il libro Italian Wood (Mondadori, 2020). È inoltre autore di Primavera ambientale. L’ultima rivoluzione per salvare la vita umana sulla Terra (Il Margine, 2022).
Guerra Russia-Ucraina: perché Putin ha scelto questo periodo storico per attaccareUcraina, video deepfake con Zelensky che chiede di deporre le armi: rimosso dai social
Guerra in Ucraina, Kiev: "Russia ha scorte cibo e armi per 3 giorni"
Doppia operazione di soccorso in montagna per l'elicottero della Finanza di Varese - ilBustese.itAlberto Di Monaco, la festa con Charlene e i figli (contro gli scandali). Da Charlotte a Carolina, tutta la famiglia al completo
I russi ammettono di aver avuto 10mila morti, ma solo per pochi minutiGuerra, l'Ucraina sconfina in Russia e l'Europa approva: “Diritto a colpire anche lì” – Il Tempo
Parigi 2024, le stelle Usa in finale basket ma quanta faticaUcraina, Claudio Locatelli: “Animalista Andrea Cisternino bloccato in zona di guerra senza acqua né cibo”
Parigi, azzurri senza medaglie nella 10 km: Acerenza quarto e Paltrinieri solo nono - News Olimpiadi 2024 - Ansa.itGuerra in Ucraina, Odessa finisce nel mirino della Russia: navi da guerra aprono il fuocoIl piano B di Putin, pronto all’atto finale e a dividere l’Ucraina in dueAnziana ucraina uccide 8 soldati russi avvelenandoli con una torta
Biden-Harris attaccano: «Trump una minaccia per la democrazia»
Ucraina, Zelensky: "Terza guerra mondiale potrebbe essere già iniziata"
Ucraina, Zelensky: "Terza guerra mondiale potrebbe essere già iniziata"Approvata dall’Ue la Bussola Strategica: cos’è e cosa prevede il protocolloIrina e le sue due gemelline nate in un bunker sotto le bombeFedez e Giulia Ottorini in vacanza insieme a Porto Cervo | Gazzetta.it
Guerra in Ucraina, Zelensky: “I russi vogliono arrivare a Berlino”«Viviamo su una barca a vela e giriamo il mondo insieme ai nostri figli e al cane. Bisogna abbracciare l'ignoto, non temerlo»A Parigi 2024 i maestri del cioccolato raccolgono legnoBanksy, opera rubata a Londra dopo un'ora: il furto in diretta - Video - ilBustese.it