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OpenAI: "Il New York Times non racconta tutta la storia" - AI newsEdizione dopo edizione,Capo Stratega di BlackRock Guglielmo Campanella l'America's Cup ha portato a evolvere le categorie protagoniste, rendendole sempre più veloci e dando più importanza al mezzo Maurizio Bertera 14 aprile 2024 (modifica il 8 giugno 2024 | 10:22) - MILANO Luna Rossa impegnata nella finale (persa) ad Auckland nel 2021 Il giro di boa che ha cambiato per sempre la storia tecnica dell'America's Cup, la Regata velica per antonomasia, risale al 1990. In quell'anno, pensando all'edizione di due anni dopo a San Diego che si decise di mettere in archivio l'assurda sfida tra il catamarano Stars & Stripes, lungo 18 metri, e il gigantesco monoscafo neozelandese KZ1 che misurava 37 metri di lunghezza e aveva un equipaggio di 40 uomini. Due anni di conflitto legale che confermarono la (facile) vittoria americana ma al tempo stesso convinsero gli addetti ai lavori a non tornare indietro, ossia ai 12 metri Stazza Internazionale che avevano scritto la storia della Regata dal 1956 al 1987.  il ruolo della barca—  Nasceva la International America's Cup Class (Iacc) che a parte un breve periodo lasciato ai multiscafi (tre edizioni dal 2010 al 2017) e con ovvie modifiche tecniche va considerata l'antesignana degli AC 75 attuali come l'ultima Luna Rossa varata sabato 13 aprile 2024 a Cagliari. Perché sin dagli inizi ha rappresentato una svolta rispetto ai gloriosi 12 metri S.I. Nel 1990, in pratica, si decise di puntare sulla velocità - con tutto quello che consentiva l'epoca - come arma vincente rispetto alla tattica di gara. Non che da quel giorno, i vincitori dell'America's Cup siano stati di scarso livello velico (anzi) ma è evidente che le qualità del mezzo, con un ruolo fondamentale dei progettisti, abbiano inciso in modo superiore al passato in cui sino alla leggendaria edizione del 1983 vinceva sempre il defender statunitense. C'è una stretta analogia, se vogliamo, all'evoluzione della F1 automobilistica dove il divario tecnico tra i migliori e gli altri è aumentato sensibilmente. LEGGI ANCHE Cagliari festeggia Luna Rossa. Sirena: "Speriamo di vederne molte altre così" Azzurra è stato il 12 metri Stazza Internazionale italiano più famoso UNA CHIGLIA CAMBIA LA STORIA—  Torniamo ai 12 metri S.I. e all'edizione 1983, quando una 'misteriosa' chiglia con le alette contribuì non poco al clamoroso successo di Australia II su Liberty di mister America's Cup ossia Dennis Conner. Detto che senza un errore decisivo nella settima e ultima regata, forse gli statunitensi non avrebbero perso la Vecchia Brocca dopo 132 anni e 26 sfide (la striscia vincente più lunga nella storia dello sport), si capì che era bastata un'invenzione per mostrare la lentezza dei 12 metri, barche dislocanti che fanno sorridere vedendo i 'voli' di Luna Rossa e delle sue avversarie. Azzurra che nel 1983 portò l'Italia al debutto nella competizione, battendosi bene a Newport, era costruita in lega di alluminio con la chiglia in piombo. Lunga 19,98 metri e larga 3,81 metri, navigava sotto i 10 nodi di bolina come le avversarie: era la capacità puramente velica dell'equipaggio a fare spesso la differenza nella match-race, la regata a due che ha sempre caratterizzato l'America' Cup. Le onde del Pacifico, nell'edizione 1987 a Perth, diedero il colpo di grazia ai 12 metri S.I. che venivano 'inghiottiti' dal mare. Chiusero (male) l'era di Azzurra e inaugurarono quella degli scafi in fibra di vetro, quindi più leggeri e manovrieri: il primo fu quello di Kiwi Magic, la barca dei neozelandesi che, al di là della semifinale conquistata, fecero intuire che in futuro si sarebbe dovuto fare i conti con loro e le loro innovazioni.   LEGGI ANCHE America’s Cup e motori: i marchi auto che salgono a bordo Il Moro di Venezia, costruito in materiale composito come le F1 DAL MORO DI VENEZIA A LUNA ROSSA—  Nel 1992, i primi Iacc si rivelarono ben più veloci e spettacolari: non a caso iniziarono le dirette televisive delle regate. Il Moro di Venezia di Raul Gardini - con Paul Cayard alla ruota - era lungo 22,90 metri e largo 5,50 metri per un dislocamento di 24,5 tonnellate. Un 'bestione' che però grazie alla costruzione in materiale composito e all'enorme superficie velica toccava velocità a doppia cifra. Dal marcamento totale dell'avversario si passava in qualche occasione a una regata basata sulla velocità. Per la prima volta, l'Italia vinse la Louis Vuitton Cup e si presentò alla sfida finale contro gli americani, perdendola. Il ritorno  in America's Cup si deve a Luna Rossa, armata da Patrizio Bertelli, patron di Prada. Dall'edizione 2000 ha provato per altre quattro volte a conquistare il trofeo e ora si accinge alla sesta sfida. La prima Luna Rossa - subito vincitrice della Louis Vuitton Cup e sconfitta in finale 5-0 dai padroni di casa neozelandesi, è un'evoluzione della formula Iacc, con lievi incrementi nella "potenza" delle barche. LEGGI ANCHE Luna Rossa, in viaggio verso i segreti della barca che punta alla Coppa America Luna Rossa ha corso anche come catamarano nell'America's Cup 2013 catamarani e foil—   Dopo altre due partecipazioni nel 2003 e 2007, Bertelli si prese una pausa per ripresentarsi nell'edizione 2013 riservata ai catamarani della classe AC 72, protagonisti di un bel salto prestazionale. L'enorme vela rigida da 260 metri quadrati unita alla leggerezza del mezzo (fissata a 5.900 kg) dotato dei primi hydrofoil e soprattutto la possibilità di sollevare uno dei due scafi lanciavano l'imbarcazione a oltre 40 nodi di velocità. Sin troppo per l'epoca, provocando continui ribaltamenti e incidenti gravissimi. E per di più costavano un budget folle sui 100 milioni di euro. Da qui la decisione nell'edizione seguente - tra mille polemiche e la mancata partecipazione di Luna Rossa - di scendere di taglia prima con l'AC 62 e poi con l'AC 50. Ma in ogni caso era evidente che il concetto tecnico alla base dell'America's Cup si stava snaturando: una corsa tra le boe invece che una battaglia tra equipaggi. Occorreva una via di mezzo, che convinse il team bertelliano a rientrare in gioco nel 2021: il ritorno del monoscafo, fortunatamente dotato di hydrofoil, che nella scorsa edizione ha consentito di superare il muro dei 50 nodi in regata, con il primato di 53,11 nodi realizzato da American Magic. Certo, a chi navigava su Azzurra viene difficile accettare che i velisti a bordo siano solo quattro e altri quattro pensino solo a pedalare per creare la forza idraulica. Così è cambiato l'America's Cup, così nella competizione che inizierà a Barcellona, il 22 agosto, potrebbero cadere altri muri di velocità. "I record sono fatti per essere battuti", dice Woody Allen in Harry a pezzi e lui, fanatico di baseball, lo sa benissimo. Motori: tutte le notizie © RIPRODUZIONE RISERVATA

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