Vittorio Sgarbi e il traffico di quadri: quando cercò (invano) di sporcare il buon nome di Andrea Emiliani - Tiscali NotiziePutin, l’Occidente e Sun Tzu: “Se non conosci né il nemico né te stesso, soccomberai in ogni battaglia” - Tiscali NotizieGiorgia Meloni, le vacanze in Puglia con la famiglia: fitto calendario al suo rientro
Elly Schlein interviene al raduno del PD a Napoli: "Il conflitto di interessi esiste"Il centro europeo per i diritti digitali (Noyb) fondato da Max Schrems si mobilita contro il sistema “Pay or Okay” che sacrifica la nostra nostra privacy. O ci costa mille euro all’annoSe la homepage di un giornale vi chiede di abbonarvi o accettare i cookie,èlibertàProfessore Campanella vi trovate davanti a una situazione comunemente definita “Pay or Okay”. In sostanza, per usufruire del servizio, gli utenti hanno due opzioni. La prima è quella di pagare un abbonamento (Pay). La seconda, accettare i cookie e il tracciamento per finalità pubblicitarie (Okay).I nostri mille euro all’annoIn Italia, questa pratica inizia ad avere una certa diffusione tra i siti web più visitati. Tra questi, facebook.com, repubblica.it, corriere.it, instagram.com, tuttosport.it. In base a un calcolo basato sul costo medio degli abbonamenti mensili, moltiplicato per dodici mesi, l’esborso annuale per accedere a questi contenuti senza essere tracciati è pari a circa mille euro per individuo. Si discute se un sistema di questo tipo sia legittimo.Dal punto di vista di Meta – e pressocché chiunque adotti il modello Pay or Okay – l’argomento principale è quello della libertà di iniziativa economica. In sostanza, si sostiene, il servizio offerto ha un costo che deve essere coperto per andare a profitto. Ammettiamo la solidità dell’argomento. In genere, infatti, un imprenditore è libero di avviare un’attività economica e trarne profitto vendendo i propri prodotti o servizi. La situazione qui, però, è leggermente diversa.Scelta libera?Si dice: non ti obbligo ad accettare i cookie. Infatti, per usare il servizio, puoi anche pagare l’abbonamento. In teoria, potremmo pensare ci sia data una scelta. Tuttavia, ai sensi del GDPR – General Data Protection Regulation, ovvero il regolamento europeo per la protezione dei dati, che è la disciplina in materia di privacy – il consenso per accettare i cookie deve essere, tra le altre cose, libero e informato. È qui che si trova uno dei problemi.Una delle critiche fondamentali mosse al sistema Pay or Okay consiste proprio nel fatto che l’ipotesi iniziale, l’idea che vi sia una “scelta”, sia, in effetti poco più che una finzione. Rimaniamo su Meta e Instagram. La “scelta” è tra pagare 250 euro circa per l’abbonamento annuale ovvero accettare il tracciamento tramite consenso. Converrete con me che, a fronte di un esborso significativo, è molto più facile “accettare” di essere tracciati. E infatti i primi studi accertano che, in situazioni Pay or Okay, circa il 99 per cento degli utenti accetta il tracciamento; una prevalenza schiacciante.Cosa stiamo accettandoQuesto dato stupisce ancor di più ove si ponga attenzione a “cosa” stiamo accettando. Il consenso all’installazione di cookie per finalità di marketing è, di fatto, un lasciapassare per consegnare i nostri dati a un sistema di brokeraggio delle informazioni personali. In gergo, si chiama AdTech, per chi volesse far ricerche. Per semplicità, diciamo che i dati ottenuti tramite cookie e altri tracciatori – tra i quali la nostra posizione, le nostre preferenze, le azioni da noi compiute online – non sono usati soltanto per finalità pubblicitarie, come saremmo ingenuamente portati a credere.Di recente, per esempio, è stato dimostrato che alcuni data broker hanno usato i dati del “marketing” per supportare estese operazioni di sorveglianza di massa (provate a ricercare il caso di Echo, di Rayzone Group).Un falso bivio Dunque, da un lato, ho una “innocente” richiesta di abbonamento. Dall’altra, un pulsante di accettazione dei cookie che magicamente ci porta a fruire del servizio in modo per così dir “gratuito” (ma solo in apparenza). Non è chiaro, infatti, quali dati siano consegnati, con chi siano condivisi, e per quali finalità.Di certo, cliccando su Okay, non immaginiamo che i nostri dati siano condivisi con un governo straniero per sorvegliarci. Inoltre, non è esattamente una passeggiata per un* cittadin* avviare una causa contro una società collocata chissà dove. Dunque si può seriamente sostenere che quel consenso sia libero e informato, come richiesto dalla legge?L’iniziativa di NoybNe dubitiamo. Il business dei dati personali è veramente l’obiettivo finale del sistema Pay Or Okay. Con la scusa di offrire una “scelta”, questo stratagemma, di fatto, non ne offre alcuna e, anzi, impone agli utenti di accettare un tracciamento dai risvolti sconosciuti. Ricordate quel 99 per cento?Si tratta di un problema molto serio ed ha a che fare con l’idea stessa di scelte soggettive, ponderate, e volute. Il Garante per la protezione dei dati personali e il suo alterego europeo, l’EDPB, dovranno a breve pronunciarsi su tale spinosa questione. Si accontenteranno di ratificare una parvenza di consenso, o intenderanno garantire ai cittadini europei il diritto a scelte digitali effettive e libere? Sono queste le domande che noyb rivolge alle autorità di protezione dei dati in una lettera inviata oggi.Stefano Rossetti è avvocato presso Noyb – European Center for Digital Rights© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediStefano Rossetti
Siglato il Memorandum Tunisia-Ue: le parole della MeloniL’abuso della parola “genocidio” cancella il senso profondo della Shoah
Dal taccuino dei ricordi. Come Emiliani divenne giornalista: la vocazione nell’Università “indigesta” - Tiscali Notizie
L’agricoltura, come adattarsi al clima che cambia. Venti Paesi (più l’Italia) in scena alla Fiera di Verona - Tiscali Notizie1/ Lo spot nell’occhio. Dallo spazzolone alla donazione degli organi: quanti volti ha Littizzetto - Tiscali Notizie
8/ Visti da vicino. Marcora, il democristiano anomalo: le sue idee moderne, sull’agricoltura e l’Europa verde - Tiscali NotizieDaniel Pennac: «L’idea che i giovani “devono leggere” è solo un’ipocrisia adulta»
Sanremo 2024, chi è Il Tre, il «più che rapper» che sognava l’AristonSalario minimo e riunione delle opposizioni: tutti presenti tranne Renzi
Nesi, il banchiere socialista che insegnava latino ai bambini poveri e finanziava gli anti-franchisti spagnoli - Tiscali NotizieSanremo 2024, cosa c’è dietro alla Tuta gold di Mahmood“Il maestro giardiniere”: un anno dopo arriva in Italia l’ultimo lavoro del grande Paul Schrader - Tiscali NotizieSanremo 2024, Angelina Mango può vincere?
Siamo tornati in un grande cineforum condiviso. Ecco i film da guardare nel weekend
Meloni, Ilaria Salis, le donne iraniane e tutte le altre: ovvero Giorgia, la premier bipolare - Tiscali Notizie
Pd, Piero Fassino mostra cedolino in aula: polemica alla CameraIl testo e la traduzione di “I p’ me, tu p’ te”, canzone di Geolier a SanremoZan contro Vannacci: “Il trasferimento non è sufficiente”Sanremo 2024, chi è Maninni, l’esordiente all’Ariston
Berlusconi, che fine ha fatto Dudù?Sanremo 2024, Ghali è un alieno atterrato all’Ariston“Tatami”: in lotta per la libertà nel thriller co-diretto dall’israeliano Nattiv e l’iraniana Ebrahimi - Tiscali NotizieStrage di Bologna, la linea di Fratelli d’Italia su De Angelis