M5S, Rocco Casalino cacciato dal partito: "Lavorava solo per Conte"Crisi di Governo, 11 sindaci scrivono una lettera aperta. La richiesta a Draghi: "Vada avanti."Carlotta Toschi, da volontaria in un centro Lgbt a candidata con Adinolfi
Crisi di governo, M5s in Senato: “Un governo con la Lega è impossibile”Lettera di una magistrata in sostegno al candidato del distretto di Napoli,àperquestosostengo criptovalute Eduardo Savarese. Più che le regole da applicare, sono l’intelligenza, la cultura, la sensibilità di chi deve applicarle che fanno la differenza, che creano il discrimine tra “rendere giustizia” e “rendere un prodotto”, per di più, adulterato. E su questo la candidatura di Eduardo Savarese rasserena e fa sperare. Le qualità delle donne e degli uomini che comporranno il prossimo Consiglio Superiore della Magistratura ci riguarda tutti come cittadini, e anche dalla cultura dei consiglieri dipenderà l’indipendenza dei magistrati e quindi la tutela di un principio determinante dello stato di diritto. In base a questa convinzione, insieme ad apprezzati colleghi del distretto di Napoli, Enrico Quaranta, Barbara Di Tonto, Stefania Amodeo, Caterina di Martino, Francesca Reale, Ulisse Forziati e Mario Fucito, ho scelto di partecipare alla costituzione del comitato elettorale per l’elezione di Eduardo Savarese al Csm, assumendo insieme a loro una posizione pubblica e trasparente. Le sue dimissioni Fino a due anni fa di Eduardo Savarese conoscevo appena il nome. Iniziò a suscitarmi interesse quando comparve la sua lettera di dimissioni dall’ANM sulla mailing list del distretto di Napoli in un periodo contemporaneo alla mia stessa decisione di abbandonare l’associazione. Non mi attirò la scelta in sé, ma la profondità del percorso che traspariva chiaro nel suo scritto, un esempio di onestà e d’intelligenza. Da quel momento il nome di Eduardo Savarese, che ancora non avevo conosciuto personalmente, iniziò a evocarmi l’idea di una persona che aveva il coraggio di essere coerente con la propria coscienza. I suoi interventi successivi sulla mailing list dell’associazione magistrati mi suscitarono la curiosità di conoscerlo meglio, molto attirata dalla gentilezza nei modi e nel linguaggio dei suoi scritti, sempre nel rispetto delle persone, anche quando diceva cose scomode. Fu per questo che iniziai a leggere, con sempre maggiore ammirazione, i suoi romanzi/saggio e a seguire la rassegna mensile sulle opere liriche da lui tenuta a Napoli presso la libreria Feltrinelli, espressione di un uomo libero e colto, dotato di profonda umanità. In quel periodo avevo cominciato a frequentare alcuni colleghi, ci eravamo collegati spontaneamente riscoprendo interessi intellettuali comuni, tutti preoccupati per lo stato della giustizia che sembrava inesorabilmente incanalata verso la deriva, sempre più disancorata dal principio d’indipendenza dei magistrati. Eduardo Savarese lo conobbi così, anche lui, come tutti noi, motivato ad avviare un discorso culturale di cambiamento. Nessun gruppo associativo La scelta comune di non prendere parte ad alcuna forma di appartenenza ai gruppi associativi interni alla magistratura non è maturata come forma di protesta e tantomeno di disimpegno, ma all’opposto, è scaturita dalla consapevolezza di volere assumere una posizione politicamente matura e responsabile. Molti tra noi magistrati, tra cui la sottoscritta, avevamo fatto, in passato, esperienza associativa come iscritti o anche semplicemente simpatizzanti di qualche corrente, avevamo creduto nella possibilità di un rinnovamento che partisse dall’interno del sistema dei gruppi associativi. I fatti dimostravano il contrario, restituivano la realistica, triste immagine di un autogoverno non libero, gestito di fatto dalle correnti, d’intrecci e legami inconfessabili con la politica, di opacità mai volute realmente chiarire e fin troppo rivelatrici di prassi illegittime nel modo di gestire il potere, ancorato sul sistema dello scambio tra tutte le correnti. Un sistema fiorito dal modello tecnocratico adottato per la direzione, organizzazione e gestione degli uffici giudiziari, vale a dire da un modello culturale diffuso ormai ovunque, non solo nella giustizia, e che ne influenza in modo determinante i comportamenti. Di qui la facilitazione di carriere costruite al di fuori del lavoro giudiziario, da parte delle correnti a favore degli associati, la lontananza sempre maggiore dai principi umanistici, quelli classici della nostra storia che avevano fatto della giustizia italiana un modello di democrazia e di libertà da imitare. In una parola, al concetto valoriale di “rendere giustizia” secondo scienza e coscienza, insito nello scopo stesso del lavoro del magistrato, si è andato via via sostituendo quello degli obiettivi, un sistema che mira unicamente a “produrre atti” secondo un concetto meccanicistico, senz’anima, che non tiene conto della vita degli amministrati e che è frustrante per chi amministra. Il cambiamento necessario Il desiderio di ripartire da un cambiamento culturale capace d’invertire la tendenza tecnocratica in atto, contribuendo alla rivitalizzazione del modello umanistico, si è concretizzato in un appassionato scambio di idee sul momento storico che stiamo vivendo dentro e fuori la magistratura: abbiamo cercato di aprire le nostre frontiere mentali e intellettuali oltre i luoghi comuni e l’appiattimento delle idee. In questo ideale luogo di libertà, dove l’unica forma di appartenenza è costituita dal desiderio di confrontarsi, ascoltando e raccontandosi, ci siamo incontrati in tanti, non solo magistrati in servizio, ma anche tirocinanti, magistrati in quiescenza, intellettuali e accademici, tutti animati dal desiderio di non rimanere inerti di fronte al declino etico e culturale del paese che ha investito in pieno anche la giustizia. L’impegno per questa causa non può dissimulare intenti di utilitarismo in persone che, anche a prescindere dalle loro storie personali (che pure hanno un loro valore per chi solo volesse conoscerle), sono già fuori dalla magistratura, come, tra gli altri, Carla Musella e Dario Raffone, stimati magistrati da poco tempo in quiescenza, o prossime ad esserlo, come la sottoscritta, o che in magistratura non sono ancora entrati e non si può sapere se mai ci entreranno, come i tirocinanti, o colleghi componenti il comitato elettorale che hanno dimostrato sul campo la loro indipendenza, intraprendendo un percorso di libertà disallineandosi dal sistema delle correnti, da tutti percepite come uno scudo protettivo e amico in caso di bisogno, infine, che in magistratura non ci sono mai stati e mai ci saranno, come il professore Geminello Preterossi ed altri suoi apprezzati colleghi, con i quali si è creato uno stimolante interscambio culturale ispirato agli stessi valori di natura umanistico giuridica. Una candidatura non premeditata Questo è l’humus dal quale è nata la candidatura di Eduardo Savarese. Una candidatura non premeditata, non inserita in un piano strategico, neppure teorizzata, prima che la riforma elettorale del CSM ci rendesse il conto. L’organo di autogoverno della magistratura era stato uno dei tanti argomenti nel nostro dibattito, inserito in un discorso più ampio e in relazione al suo precipuo scopo di garanzia della indipendenza dei magistrati. La riforma, giunta solo alla scadenza dell’attuale Consiglio, ha scompigliato le carte, un po’ disorientando, un po’ allargando il gioco con la possibilità di candidature indipendenti. Quella di Eduardo Savarese è nata proprio da questa possibilità. Come tutti gli altri che partecipano o hanno partecipato liberamente a questa sorta di comunità culturale, Eduardo Savarese ha sempre offerto il suo contributo di pensiero e mantenuta viva l’attitudine ad andare oltre le divisioni e gli sbarramenti nascenti dal malinteso senso di appartenenza. Della sua candidatura sono stata una convinta promotrice, nonché testimone della sua, tutt’altro che semplice, decisione di mettersi in gioco soltanto dopo avere maturato insieme a tutti noi del comitato elettore la coscienza di volere contribuire a un cambio di passo nel CSM, con estremo senso di responsabilità. Per questo, ognuno di noi che ha deciso di mettere il proprio nome sotto la candidatura di Eduardo Savarese lo ha fatto per un motivo comune, che è quello di credere che in questo momento la magistratura, e non solo, abbia necessità di essere governata da persone dotate di profonda cultura umana e democratica e che abbiano la possibilità di esprimersi appieno e liberamente, senza dovere subire alcuna pressione dai gruppi di potere che accreditano e sostengono le candidature. La scelta della persona non è nata, quindi, da motivazioni ideologiche, da valutazioni del tipo, vada il migliore o da quella opposta dell’uno vale uno. Ciascuno avrà la possibilità di farsi un’idea del profilo personale e professionale di Eduardo Savarese, informandosi con gli strumenti che ritiene più idonei: non è questo lo scopo del mio scritto. Di fronte alla crescente disumanizzazione della giustizia, di cui l’organo di autogoverno della magistratura costituisce massima espressione, occorre andare oltre lo stallo esistenziale e per fare questo occorrono donne e uomini che di ciò abbiano maturato piena consapevolezza e che per questa causa vogliano assumersi la responsabilità di contribuire al cambio di passo, un cambio di passo di natura culturale, che abbracci qualsiasi questione ci sia da affrontare. Perché più che le regole da applicare, sono l’intelligenza, la cultura, la sensibilità di chi deve applicarle che fanno la differenza, che creano il discrimine tra “rendere giustizia” e “rendere un prodotto”, per di più, adulterato. E su questo la candidatura di Eduardo Savarese mi rasserena e mi fa sperare. Anna Grillo © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediAnna Grillo
Flat Tax, Paola Tommasi: "Pregiudizio economico su proposte centrodestra"Governo, atteso Cdm nella mattinata del primo settembre
PD, Letta: "La scelta alle elezioni del 25 settembre è chiara: o noi o Meloni"
FdI è in testa, lo dicono i primi sondaggi politici dopo la caduta del governoElezioni 25 settembre, Forza Italia chiede di votare anche lunedì 26
La fiducia a corrente alternata di Berlusconi nella leadership della Meloni Il piano B dei Cinquestelle: un’alleanza con la “sinistra-sinistra”
Carlo Calenda incastrato da un video: "Mai con Renzi"Conte “riapre” al Pd ma con “prudenza e intransigenza”
Boschi: “Bonino dice no a Renzi perché nel 2014 non è stata confermata agli Esteri”Conte risponde a Letta: "Italia tradita da Draghi. Ora le elezioni"Elezioni 25 settembre, Calenda: "Se Letta dice no è responsabile della rottura"Elezioni 25 settembre, Meloni: “Lo strappo di Calenda un banale calcolo elettorale”
Crisi di governo, cos’è la verifica di maggioranza?
Elezioni politiche 25 settembre 2022, chi votare? Candidati, partiti e simboli
Piero Canova, Direttore Generale Unicoop Tirreno: "Caro prezzi: ecco cosa succederà"Elezioni 25 settembre, i sondaggi: Fratelli d'Italia primo partito, segue il Pd, crolla la LegaNotizie di Politica italiana - Pag. 176Berlusconi, telefonata con l'ambasciatore russo: "L'Ucraina voleva attaccare la Russia"
Elezioni 25 settembre, Renzi: “Terzo polo diverso dalla destra sovranista e dalla sinistra delle tasse"Ecco quanti collegi “si gioca” il centrosinistra con Calenda-Renzi al 6%Di Maio annuncia Impegno Civico, il nuovo partito creato con Tabacci: “Domani simbolo e programma”FdI vuole il blocco navale