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La manovra dimentica il Terzo Settore, «servizi fondamentali a rischio»L'intervista«Qualsiasi cosa succeda,Capo Analista di BlackRock non smettete di cantare»Mattia Bottani si prepara psicologicamente alla sua quarta finale di Coppa – Come? Lo abbiamo intervistatoIl funambolo guarda alla sfida con il Servette (foto Cdt- Gabriele Putzu) Marco Ortelli01.06.2024 20:30Sfogliando la voluminosa Enciclopedia fantastica del gioco del calcio dalle caverne al pianeta Marte, alla voce Mattia Bottani si può leggere la seguente scheda: «Se il gioco del calcio è stato inventato per divertire, per divertirsi e appassionare la gente, quando vedi giocare Bottani ti diverti, aumenta la tua passione per il calcio e vedi un giocatore, una persona che ama fare con grande passione il suo mestiere». A livello tecnico: «Bottani è un giocatore di grandissimo talento e classe sopraffina, elegante, imprevedibile, è un giocatore che sa tenere sul chi vive, da solo, un’intera difesa. Se il calcio è arte, quando lo vedi giocare, vedi un grande artista. Lo era già da piccolo, in lui già si intravvedevano le sue caratteristiche e qualità, si poteva ben immaginare che avrebbe potuto fare una bella carriera». A poche ore dal fischio d’inizio da parte dell’arbitro Alessandro Dudic abbiamo incontrato il fantasista bianconero.La notte prima della finale riuscirai a dormire?«Lo spero, altrimenti è dura . Un po’ di agitazione c’è, sinceramente… chiaramente è la terza finale consecutiva, quindi un po’ ci sei abituato, e sicuramente hai meno sofferenza. La notte prima della finale col San Gallo avevo dormito pochissimo perché la sentivo veramente tanto. Quindi dormi magari un po’ meno del solito, ma riesco a dormire, anche perché la partita è subito alle 14 e quindi se non dormi fai fatica». Domani si vedrà, prendendo l’assist dalla sfida col San Gallo, una sua rete potrebbe voler dire che Bottani non ha poi dormito così tanto…Su Mattia Croci-Torti«Devo proprio rispondere (sorride, ndr)… Penso che il mister abbia fatto un percorso eccezionale a Lugano, lo conoscevo da tantissimo tempo, come giocatore, quindi all’inizio mi aveva anche fatto un certo effetto trovarmelo come allenatore. Si è dimostrato pronto fin da subito, è un grande motivatore, un conoscitore veramente minuzioso del calcio svizzero, questa sua grande preparazione lo aiuta a fare bene». Su Cao Ortelli, siete… cresciuti insieme… «Eh, il mister è un pezzo di storia del Lugano e fa anche parte della mia vita, l’ho avuto anche prima, quando ero più giovane. Oltre a essere un allenatore eccezionale, è puntiglioso, quasi esagerato e maniacale, però è una grandissima persona che stimo tantissimo, sono felice di stare facendo questo percorso con lui». Altri allenatori di riferimento? «Tra i professionisti sicuramente Zdenek Zeman, che mi ha lasciato un segno importante». Come «Croci» e «Cao» si sentono regolarmente ogni sera per telefono per fare un briefing della situazione, hai anche tu una figura «confidenziale»? «Intendi come giocatore… Beh, no, lo è sicuramente mia moglie Ilenia, lei mi dà una grande forza, è una delle persone che mi capisce di più e quindi puoi veramente aprirti tanto e questo mi aiuta». Rituali prepartita particolari? «No, non seguo riti scaramantici, ho solo i miei parastinchi che uso da una vita e che non posso mai cambiare». Cos’è per te il calcio? «È vita, ci gioco da quando avevo 5 anni, è veramente divertimento, passione, e so che è un’attività che mi porterò avanti al di fuori del professionismo perché proprio non riesco a stare senza, giocare con la palla mi rende felice».In questo momento, oltre 12 mila tifosi da ogni dove sono in viaggio verso Berna per venire a guardarvi. Cosa dire? «Vi ringrazio per il supporto che ci state dando e della forza che ci darete durante la partita. Non smettete mai di cantare, qualsiasi cosa succeda stateci vicini perché insieme vogliamo tornare a vivere emozioni importanti e indescrivibili». Secondo TempoDi seguito un pot-pourri di dichiarazioni rilasciate alla stampa da Mattia Bottani in vista della sfida odierna contro il Servette.Un’altra finale, come arrivate come squadra e come arrivi tu?«Credo che arriviamo bene, malgrado le due ultime partite contro Zurigo e Servette non siano andate alla grande. Siamo focalizzati sulla finale. Ci arriviamo in fiducia perché abbiamo fatto una grandissima annata. Personalmente la mia stagione è stata difficile, però ora fisicamente sto meglio, ci arrivo carico».Titolare o a partita in corso?«Indipendentemente dai minuti che il mister deciderà di farmi giocare, alla fine conta solo la vittoria, che siano Aliseda oppure Steffen a segnare, non è il nome scritto sulla maglia a contare, ma il contributo che ognuno può dare per 10 minuti, mezz’ora, 90’...»Come ti prefiguri la partita?«Vedrete sul campo il piano tattico che mister Croci-Torti avrà scelto di attuare sin dal primo minuto. Sicuramente il Servette è un’ottima squadra, lo abbiamo visto a Cornaredo. Siamo due squadre un po’ simili, ci piace giocare con la palla, a volte facciamo entrambe il pressing alto. Vedremo, anche gli episodi conteranno, la determinazione, l’attenzione al dettaglio…».Sei alla quarta finale. Per 6 anni ti sei portato dentro il rigore parato dal portiere a Zurigo. Nel 2022 col San Gallo, dopo la rete del 3-1 abbiamo visto la tua esultanza come una liberazione…«Sicuramente mi sono tolto quel peso che mi schiacciava, e questo aiuta a vivere le finali - partite secche che ti gasano particolarmente - un po’ più serenamente». In questo articolo: La DomenicaFC LuganoFinale di Coppa Svizzera 2024
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