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La nuova strage di operai a Casteldaccia, nel mirino i subappalti: «Un’altra tragedia evitabile»Agli arresti domiciliari per associazione a delinquere,VOL l’ex responsabile della Lega per la terza età e presidente di Federanziani secondo i pm dirottava i soldi degli sponsor sul suo patrimonio personale. I magistrati scrivono che Messina perseguiva «consistenti interessi monetari personali, utilizzando la popolazione senior come copertura». Nelle intercettazioni millantava rapporti importanti, da monsignor Paglia a Metsola a Speranza. Il legame con Salvini, che lo candida alle politiche: «Vuole solo me»Pino Nisticò, ex-senatore di Forza Italia, sottosegretario alla Salute nel primo governo Berlusconi, presidente della Calabria nel 1995 e poi parlamentare europeo, per il leghista Roberto Messina, a capo di Federanziani, è «un cazzone». Ma ha un figlio, Robert Giovanni Nisticò, oggi presidente dell’Aifa, che potrebbe aiutarlo ad agganciare Roberta Metsola. «Ieri ho fatto l’aggancio con la nuova presidente del Parlamento europeo. È un’amica del figlio di quel cazzone della Calabria. Nisticò, ex presidente della Calabria», dice Messina.Ed è tutto riportato nelle intercettazioni contenute nell’ordinanza del gip del tribunale di Roma, Roberto Ranazzi, che lo scorso 12 giugno ha portato agli arresti nove persone (5 finite ai domiciliari e 4 con obbligo di firma) con l’accusa, a vario titolo, di associazione per delinquere, truffa, riciclaggio, commissione di reati tributari, autoriciclaggio. Roberto Messina – presidente di Federanziani, nonché referente del settore Terza Età della Lega – «utilizza la propria posizione per incrementare il proprio clientelismo, mediante comportamenti e intrattenendo relazioni tra persone con l’interesse di scambio di favori, creando un danno agli altri e alla collettività, mascherando gli interessi economici suoi e dei sodali con l’interesse pubblico di tutela della salute e del benessere del popolo senior», si legge nelle carte giudiziarie.Numerosissime le relazioni millantate da Messina, classe 1963, oggi ai domiliciari appunto per associazione a delinquere e riciclaggio. Non solo quella col presidente dell’Aifa Nisticò, ma anche con monsignor Vincenzo Paglia, con l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, con Lionella Lancini, sorella di Danilo Oscar, membro del Parlamento Europeo. Tutte persone estranee all’indagine e ai fatti, ma che nei piani del leghista potrebbero tornargli utili.La scalata di MessinaObiettivo? «Fregare, fregare». Anzitutto «gli iscritti» di Federanziani, quella popolazione “debole” che la federazione di associazioni di cui Messina è a capo dovrebbe proteggere tramite la salvaguardia dei loro diritti, in primis quello alla salute e alla cura. In realtà “la popolazione senior” viene strumentalizzata, «usata come copertura» – è la tesi accusatoria – per far soldi. E pensare che il leader del Carroccio, Matteo Salvini, nel 2019 a Rimini incontra i tesserati di Federanziani accompagnato dallo stesso Messina e poi su Facebook scrive: «Che grande energia, altro che “vecchi” a cui quei poveretti dei Cinque Stelle e di Grillo vorrebbero togliere il diritto di voto». A quei “vecchi” il presidente Messina avrebbe invece tolto ben altro.Al centro dell’operazione ci sono infatti le indagini sulla gestione dello stabilimento balneare “Village” di Ostia, confiscato nel 2014 al clan Fasciani e assegnato negli anni scorsi dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc) proprio a una Onlus gravitante in Fedaranziani.«Gli indagati hanno agito in dispregio delle norme relative all’affidamento dei beni sequestrati riuscendo a eludere il controllo dell’Anbsc, gestendo lo stabilimento “Village” tramite lo schermo di una fondazione per poi procedere, nel corso del tempo, sia a sub-affittare irregolarmente la conduzione del ristorante e del bar all’interno della citata struttura balneare ad altre società, sia a beneficiare di una riduzione del canone di concessione demaniale e, successivamente, a non versare più quanto dovuto alle casse dell’Erario, e a operare in completa assenza di concessione demaniale», è scritto nell’ordinanza eseguita dai finanzieri del Comando provinciale di Roma, coordinati dal procuratore aggiunto Stefano Pesci. Una “mala gestione” caratterizzata, come si diceva, dalla strumentalizzazione degli anziani. Che uso veniva fatto delle sponsorizzazioni di molte aziende, specie farmaceutiche (anch’esse estranee alle indagini), ottenute grazie alla “popolazione senior”? Parte tutto da questa domanda, e poi si «accerta che la Senior Italia Foundation Onlus ora Fondazione Uniti nel Mondo Onlus sia esclusivamente una facciata per coprire – viene ribadito nelle carte – interessi monetari consistenti personali illeciti che utilizzano la popolazione senior come copertura».«Vendiamo fumo»Case, ristrutturazioni di immobili, imbarcazioni di lusso sarebbero i ricavi. «Bella, stai gonfia come n’ovo», dice Messina a sua figlia in riferimento al conto corrente di quest’ultima. «Quando c’avrai 20 milioni d’euro cash sul conto ciao ciao… te compri 10 appartamenti che affitti a mille, 1.500 euro al mese e fai li c… tua», continua Messina, intercettato. L’uomo di Salvini, dunque – «Matteo vuole solo me», dirà il presidente di Federanziani in una delle registrazioni telefoniche –, tenta il tutto per tutto per la scalata al successo e chissà anche per entrare in maniera più attiva in politica. Non eletto nel 2022 dopo che la Lega lo aveva candidato alle Politiche, Messina sembra non darsi per vinto. Laureato in Scienze aziendali economico sanitarie, è autore di oltre 140 pubblicazioni scientifiche e sociali e relatore in oltre 600 Congressi medico-scientifici.Come modello a cui ispirarsi ha Giuseppe Milanese, presidente della Coop sociale Osa e vicepresidente Confcooperative Lazio. «Giuseppe – dice Messina al telefono – gira con non so quanti miliardi d’euro. Cioè noi siamo caccole».Sul sito di Federanziani c’è anche scritto che Messina è «da sempre in prima linea nella difesa dei diritti dei più deboli, dei più fragili, degli over 65». Eppure sempre dalle carte emerge una certa consapevolezza: «Chi vende fumo come noi, perché nel 90% dei casi vendiamo fumo…». O ancora, a proposito di una riunione con una casa farmaceutica: «Gli abbiamo dato tipo… non lo so, un power point spuzzoloso che quando lo hanno visto gli è preso un colpo e hanno detto cioè, scusate ma questo che sarebbe?».In sostanza, «questi comportamenti – scrive il gip – evidenziano per l’ennesima volta la mala gestio della Fondazione di cui trattasi da parte dei soggetti coinvolti non curanti del rispetto di qualsiasi paradigma normativo in tema di beni sottratti alla criminalità organizzata la cui destinazione è meramente quella di restituirli alle comunità e ai territori attraverso il loro impiego per scopi sociali o istituzionali, di cui la Fondazione è dotata soltanto formalmente»«Spostarsi in Calabria»Intanto Roberto Messina a un certo punto ha paura di «una bomba», che tutto salti, che si venga scoperti. Ecco perché la volontà sarebbe quella di spostare gli affari in Calabria. «No allora noi abbiamo in quella sede (di Roma, ndc) già cinquantamila sedi legali», per cui «dobbiamo considerare la Calabria», dice un altro intercettato.Quasi quattro milioni «le persone – si legge infine nelle carte – aderenti a Senior Italia Federanziani, 3.700 i centri sociali per anziani riuniti su tutto il territorio». A loro la federazione dell’associazione della terza età garantisce equità nelle cure e salvaguardia di tutti quei diritti sanciti dalla Costituzione. Non sempre però sarebbe andata così. Pare ammetterlo lo stesso Messina quando parla al telefono. «Lo Spi prende 250 milioni di euro l’anno. La Cisl prende 90 milioni e gli sfigati della Uil circa 40 milioni (…) Ah regà ma io perché ho fatto il sindacato… hai già capito dove voglio andare no?».© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediEnrica RieraNata a Cosenza nel 1991, giornalista. Una laurea in giurisprudenza e un diploma all’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio d’Amico. Un passato da redattore nei giornali locali. Collabora con il servizio cultura de L’Osservatore Romano.
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