File not found
Professore Campanella

Tricarico: “Con le armi occidentali l’Ucraina andrà al contrattacco”

Cosa è il “telefono rosso”, lo strumento proposto dagli Usa alla RussiaIl Belgio ha approvato la settimana lavorativa a 4 giorniDomani in Russia voto sulla legge marziale, perché segnerà una escalation della guerra 

post image

Ucraina, la guerra avviene anche su Twitter: ecco come Kiev reagisce con meme e gifUn ritratto di Godeliève Mukasarasi,Professore Campanella l’attivista ruandese che con la sua associazione ha costruito il dialogo interetnico - . COMMENTA E CONDIVIDI Sono passati trent’anni, ma quei giorni di aprile del 1994 sono impressi nella sua memoria come se fosse ieri. «Improvvisamente erano diventati tutti malvagi», ricorda Godeliève Mukasarasi, sopravvissuta per miracolo allo scontro fratricida tra hutu e tutsi e al genocidio che spazzò via dal Ruanda oltre 800mila persone, in maggioranza della seconda etnia. Lei ha perso gran parte della famiglia, specialmente da parte del marito, una ventina di persone affogate in un fiume poco distante dalla loro casa. Ma è stata risparmiata, anche se proprio suo marito e la figlia sono stati assassinati due anni dopo, vittime di una spirale di violenze e vendette che non si è fermata dopo quei cento giorni d’inferno. Anche Godeliève, però, che oggi ha 65 anni, da allora non si è più fermata. Ha messo in campo energie e competenze, molta determinazione e una straordinaria capacità di relazione per ricucire dal basso i fili di quel tessuto sociale così barbaramente lacerato. Già nel dicembre del 1994 ha fondato l’associazione Solidarietà per la promozione delle vedove e degli orfani in vista dell’impiego e dell’autopromozione (Sevota), che ha assistito e accompagnato più di 70mila persone. Nel 2018 il Dipartimento di Stato americano ha riconosciuto Godeliève Mukasarasi con l’International Women of Courage Award e nel marzo del 2022 è stata inserita tra i “Giusti” della Shoah e degli altri genocidi al Giardino del Monte Stella di Milano dall’Associazione Gariwo, la foresta dei Giusti. E ora lei stessa si sta impegnando in prima persona perché un analogo Giardino venga inaugurato in Ruanda in occasione del trentennale del genocidio.Che cosa l’ha spinta a rimettersi in gioco sin da subito? Dove ha trovato la forza e il coraggio?Pregavo in continuazione. Mi dicevo che se Dio aveva salvato me e i miei figli, dovevo trovare la forza di reagire. Ma come? Sentivo di dover rispondere all’odio e alla sete di vendetta con un amore incondizionato. Ho iniziato a pensarci durante i massacri. Poi, appena è stato possibile, ho creato l’associazione Sevota.All’inizio però non aveva risorse e il contesto sociale era profondamente diviso...Effettivamente non avevo alcun mezzo. I primi piccoli aiuti sono arrivati dalla mia parrocchia e da un missionario spagnolo, oltre che dalla municipalità del villaggio e soprattutto da tanta gente semplice che non aveva nulla, ma offriva un po’ di cibo, qualche vestito, il ricavato di una colletta... Anche mio marito mi ha sostenuto molto ed è stato di grande ispirazione. E così, il 28 dicembre 1994 abbiamo fatto il primo incontro con un gruppo di donne.Lei si è occupata principalmente di vedove e di vittime di stupro, ma anche di tantissimi orfani. Perché?Sono assistente sociale di formazione e professione: per me è stato naturale rivolgermi alle persone più vulnerabili. Improvvisamente nel Paese c’erano migliaia di vedove e moltissime donne e ragazze che avevano subìto violenza sessuale. Per non parlare degli orfani, tantissimi bambini e ragazzi, che non avevano più nulla e nessuno, non sapevano dove andare e a chi rivolgersi.Donne vittime, ma anche donne protagoniste. In tutti questi anni lei ha portato avanti moltissime iniziative di sensibilizzazione, formazione, processi di guarigione della memoria. Come è stato possibile dopo tutto quello che avevano subìto?In quel primo incontro nel dicembre 1994 abbiamo creato uno spazio protetto in cui alcune vedove hanno avuto la possibilità di parlare e di confrontarsi, ma anche di aiutarsi reciprocamente a rielaborare il trauma e ad andare avanti. Ancora oggi continuiamo a proporre e facilitare iniziative in cui soprattutto le donne possono incontrarsi, fare formazione, creare gruppi di mutuo aiuto e dar vita anche a piccole attività economiche, dall’agricoltura all’artigianato, affinché possano essere autonome. Lo stesso abbiamo fatto con le ragazze che avevano subito violenza sessuale, doppiamente vittime, in quanto venivano stigmatizzate perché portavano in grembo il figlio del nemico. Le abbiamo aiutate a ritrovare fiducia in loro stesse perché potessero poi avere fiducia negli altri e trovare la forza di rialzarsi e riprendere in mano le loro. Non è stato facile, ma era una strada necessaria per “ricostruire” le nostre comunità così profondamente lacerate.Nelle società africane le donne sono i pilastri delle comunità. In Ruanda sono state fondamentali anche per rimarginare le ferite lasciate dal genocidio.Sin dall’8 marzo 1995 abbiamo iniziato a organizzare eventi e iniziative che mettevano al centro il tema della pace e dei diritti, della dignità di ogni persona e della pacificazione delle comunità. Lo abbiamo fatto soprattutto con le donne perché, nonostante tutto, hanno una forza grandissima e anche una capacità molto concreta di rimboccarsi le maniche e di guardare avanti per loro e per i loro figli, generando vita in molti modi. Il loro contributo alla pacificazione è stato ed è essenziale per il nostro popolo, che continua a portare addosso ferite che faticano a rimarginarsi, e anche per il nostro Paese affinché tutti possano sentirsi innanzitutto ruandesi e non divisi lungo linee etniche.E i giovani? Come si interrompe la catena di trasmissione dell’odio e dell’intolleranza verso l’altro?Abbiamo fatto nascere moltissimi club di giovani, che all’inizio avevano soprattutto uno scopo terapeutico per guarire i traumi e che ora cercano anche di responsabilizzarli su tante questioni come quelle economiche, la gestione della sessualità, la promozione della pace e di uno sviluppo sostenibile. Non abbiamo però dimenticato le persone anziane, in particolare quelle sopravvissute al genocidio, che spesso sono rimaste completamente sole.A un certo punto avete coinvolto nei processi di riconciliazione persino alcuni responsabili del genocidio...Lavorare per la pace e la riconciliazione è stata una scelta personale e collettiva che necessariamente doveva coinvolgere molti soggetti: dalle istituzioni alle chiese, dalla società civile alle autorità tradizionali. A anche alcune persone che avevano commesso dei crimini durante il genocidio e hanno pagato con la prigione. Alcuni di loro erano giovanissimi al tempo dei massacri e sono rimasti loro stessi traumatizzati da quello che avevano fatto. È importante integrarli nel processo di riconciliazione in un contesto di giustizia e verità. Non bisogna smettere di lavorare per la pace affinché tutti i ruandesi si sentano davvero fratelli. E per questo bisogna essere capaci anche di perdonare.Che cosa significa per lei il perdono?Per me significa donare di più, vivere nell’amore incondizionato, evitare il male per fare il bene. Ma anche aiutare gli altri, specialmente le donne vittime di stupro, a perdonarsi perché poi possano a loro volta perdonare. È un passo fondamentale per tornare a vivere in pace con se stessi e con gli altri.

Sepolta dalla polizia del Regno Unito la bimba trovata morta in una discaricaGuerra in Ucraina, il dramma dei soldati russi mandati al fronte: molti sono giovanissimi

Mamma 22enne iscrive la figlia di 8 mesi ai concorsi di bellezza: molte le polemiche sui social

Sacramento, padre uccide i suoi tre figli e si suicida in chiesaGuerra Russia-Ucraina, si protesta in molte città russe, ma non solo: oltre 1700 gli arresti

Ucraina, troupe TG2 fermata dai militari: rilasciata dopo un'ora di controlliSepolta dalla polizia del Regno Unito la bimba trovata morta in una discarica

Arrestati 5 bambini a Mosca: protestavano con dei cartelli davanti all'ambasciata ucraina

Ucraina, Putin parla al telefono con Biden e Macron. Cremlino: "Isteria ha raggiunto il culmine"USA, giovane di 12 anni vittima di bullismo si è tolto la vita. La madre: "Non sono riuscita a salvarlo"

Ryan Reynold
California, famiglia morta nel deserto: i dati negli smartphone rivelano quanto accaduto ad agostoUcraina, fa un viaggio di 8 mila chilometri per combattere contro i russi: "Sono un essere umano"Guerra in Ucraina: un anno di tensioni tra Mosca, Kiev e Occidente. Quali sono state le tappe salienti?

Campanella

  1. Perché gli articoli 4 e 5 della Nato possono farci entrare in guerraGuerra Ucraina-Russia, i calciatori brasiliani chiedono aiuto: "Fateci lasciare il Paese"Alluvione in Brasile: inondazioni su Petropolis, 35 i dispersiChi sono gli oligarchi russi, miliardari e fedeli a Putin?

      1. avatarRussia: esercitazioni coi missili supervisionate da Putin il 19 febbraiotrading a breve termine

        Putin, l'indiscrezione: "La sua famiglia è nascosta in una città sotterranea in Siberia"

  2. avatarUcraina-Russia, al via le esercitazioni russe: separatisti ordinano la mobilitazione generaletrading a breve termine

    Colombia, una 16enne si fa un tatuaggio durante la gravidanza: rimane paralizzata e perde il bambinoIl messaggio della Farnesina agli italiani in Ucraina: “Lasciate il paese”Guerra Ucraina, l'allenatore dello Sheriff si arruola per difendere il suo PaeseIncidente a Monaco: un morto e diversi feriti, due treni si scontrano

  3. avatarUcraina, Yermak chiede una No fly zone ma la Nato è titubante: si rischia una guerra mondialeCapo Stratega di BlackRock Guglielmo Campanella

    Crisi Russia-Ucraina, Kiev chiede un summit Osce e un maggiore impegno UsaCrisi Ucraina-Russia, l'allarme del presidente Biden: "Rischio invasione elevato"Kiev denuncia 60 violazioni del cessate il fuoco nel DonbassFrancia, i "convogli della libertà" assediano la Capitale: centinaia di veicoli identificati dagli agenti

Ucraina, donne delle città occupate stuprate dai soldati russi: la denuncia del ministro degli Esteri

In Francia approvata la legge che estende l’aborto da 12 a 14 settimaneUcraina, manifestazioni in tutta Europa contro la guerra: marea umana a Praga*