Salvini a Carola Rackete: "Ci vediamo in tribunale"Tav, parla Toninelli: "Al Ministero non vedo un leghista da mesi"Virginia Raggi: "Ho chiuso con il Movimento 5 Stelle"
Crisi di governo, i sondaggi di Notizie.it: l'opinione degli italianiPassare dal sussurrato «Se il problema sono io» di Lippi all’urlato «Dov’è Rocchi?VOL» di Allegri, è un salto triplo carpiato nel modello di un club molto cambiato. Calciopoli ha avuto un impatto generazionale sull’ambiente. La rabbia e le rivendicazioni hanno trasformato i tifosi, rendendoli uguali a tutti gli altri. A un club-brand non bastano più i trofei ma anche un gioco e un’immagine coerenti. L’Allegri dell’altra sera rappresenta più la pancia dei tifosi che uno stile societarioPassare dal sussurrato «Se il problema sono io» di lippiana memoria all’urlato «Dov’è Rocchi?» di allegriano presente, è un salto triplo carpiato nel modello Juventus, se esiste ancora un modello Juventus. È una cartina di tornasole di un cambiamento epocale, da club impermeabile – alle critiche e al gossip – a questo che mette tutto o quasi in piazza, anche involontariamente. Come è successo con le dimissioni dell’allenatore Massimiliano Allegri avvenute nel pomeriggio del 17 maggio.Lungo il fil rouge centenario della famiglia Agnelli, una volta le comunicazioni erano minime, quasi sopportate, legate più al campo e al club che agli uomini, dove un Giampiero Boniperti era la cassaforte della discrezione sabauda bianconera, più volte rivendicata. La stessa che ha sempre impedito alla Juventus di abbracciare, pienamente e consapevolmente, la memoria della strage all’Heysel, come ha detto Paolo Garimberti nella serie televisiva francobelga La Tragédie du Heysel, mai andata in onda in Italia.Quella Juve, degli stipendi contenuti, delle battute sagaci dell’Avvocato, dei silenzi sugli arbitri, perfino del «Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta» – a sua volta citazione di «Winning isn’t everything; it’s the only thing» attribuita a Henry Russell, allenatore di football della UCLA Bruins –, quella Juve non c’è più da almeno vent’anni. La Triade prima, Calciopoli poi, infine Andrea Agnelli – con le sue manie di protagonismo, economiche e sportive – hanno fatto cambiare pelle alla zebra più famosa del mondo.Moggi-Giraudo-Bettega, pur riuscendo a mantenere un profilo economico sostenibile, vincendo la Champions tanto agognata, hanno cambiato la comunicazione della società, cercando addirittura di oscurare le vittorie del passato e diventando protagonisti insieme con, se non oltre, i calciatori e l’allenatore, relegato ad appendice dei dirigenti. ANSACalciopoli invece ha avuto un impatto generazionale sul tifo, fino ad allora come quello del Real Madrid: appassionato ma al tempo stesso discreto, sabaudo appunto. La rabbia e le rivendicazioni hanno trasformato i tifosi, rendendoli più “provinciali” e in un certo senso uguali a tutti gli altri, capaci di discutere più di un rigore che di una coppa issata al cielo nella stessa partita una cosa che fa molto interisti, romanisti, eccetera, Una pancia alla quale si è legato Andrea Agnelli, arrivando così alla scelta di Conte e mettendo poi in fila CR7, il benservito a Marotta, l’idea sgangherata della Super Lega, almeno per come era stata presentata. È riuscito a buttare all’aria un decennio di crescita sportiva, economica e societaria; clamorosamente simile alla parabola di De Laurentiis, entrambi in stile marchese del Grillo.La chiamata di Giuntoli è stata la sterzata di una dirigenza debole, distratta e fors’anche disinteressata, che aveva e ha bisogno di un uomo forte sulla plancia di comando, capace di lavorare nell’ombra e di poche parole. Lo stesso che ha deciso la fine dell’era Allegri, un’era chiusa bene sportivamente, male dal punto di vista del gioco, già nel 2019.Il calcio è cambiato radicalmente, soprattutto ai massimi livelli, ci vogliono preparazione, competenze e capacità comunicative enormi, soprattutto nell’era dei social media, ci vogliono calciatori e uno staff all’altezza. A un club-brand non bastano più i trofei ma anche un gioco e un’immagine coerenti.Per questo l’Allegri dell’altra sera, giustificabile per alcuni aspetti, deprecabile per molti altri, rappresenta più lo stile dei tifosi che della società.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediFrancesco Caremani
Di Maio sul caso Mediterranea: "Ong incoscienti"Di Battista agli Affari Europei? I vicepremier non ci stanno
Ponte Morandi, Di Maio accusa i Benetton
Sea Watch, l'offerta dei migranti ai parlamentari a bordoDi Battista agli Affari Europei? I vicepremier non ci stanno
Disoccupazione, Conte: "Dati Istat incoraggianti". Non per CgilNotizie di Politica italiana - Pag. 698
Sea Watch 3, retroscena delle telefonate tra Carola, PD, ProcuraUe, scontro Lega-M5s: a rischio il commissario del Carroccio
Salvini in Campania a Ferragosto, l'ironia di Vincenzo De LucaMatteo Salvini esulta, il decreto Sicurezza bis è leggeScandalo di Bibbiano, il Pd querela Di Maio per diffamazioneCrisi di governo, ultima ora: la Lega sfiducia Conte in Senato
La Lega cambia nome? La mossa di Salvini e Calderoli
Fondi Lega, Vannucci: perquisizione della Gdf nella sua casa
Notizie di Politica italiana - Pag. 692Il giuramento di Alessandra Locatelli, ministro della FamigliaDi Maio lancia il "mandato zero", ma Appendino non si ricandidaSondaggi politici: la Lega vola al 38%, bene il centrodestra
Salvini: "Ok sbarco Gregoretti". Migranti andanno in 5 Paesi UEFondi Russia, chi è il secondo uomo nell'audioMigranti, padre Sorge contro Salvini: "Porti chiusi disumani"Autonomia, la lettera di Conte: "Basta insulti"