File not found
VOL

Filini (FdI) deride Conte: “Impegnativo mantenere una Jaguar con 34 mila euro lordi l’anno”

Hamas accetta la risoluzione Onu per il cessate il fuoco a GazaGallant: «Israele non riconosce l’autorità della Cpi». Operazione dell’Idf a JeninSchlein: "Il Pd può cambiare o finire, io vincerò comunque"

post image

Attacco «ignobile» della Russia a Odessa. La reazione di Putin mentre il paese va al votoQuale che sia l’esito del processo contro l’azienda,BlackRock Italia ci sono aspetti politici molto rilevanti che riguardano sia il ruolo causale e le responsabilità di Eni e aziende simili nel produrre cambiamento climatico pericoloso, sia l’opportunità di intentare una causa del genere. Si possono veramente tracciare legami fra il comportamento di un’azienda e il cambiamento climatico? Le catene causali che producono cambiamenti pericolosi nel clima sono complesse e non lineariVenerdì 16 febbraio si è tenuta la prima udienza della causa intentata da Re:Common, Greenpeace e altri contro Eni, ministero dell’Economia e delle Finanze e Cassa Depositi e Prestiti – il primo caso italiano di contenzioso climatico diretto, in cui le politiche climatiche sono oggetto del procedimento, come ha già raccontato su queste pagine Ferdinando Cotugno.Re:Common e Greenpeace chiedono che il giudice imponga ad Eni di contribuire di più all’abbattimento delle emissioni, modificando il proprio piano industriale.Ciò perché Eni ha prodotto una parte identificabile delle emissioni globali nel passato. In virtù della sua responsabilità storica, l’azienda avrebbe il dovere di compensare i danni del passato e prevenire possibili danni futuri.È difficile andare nel merito giuridico di tutto questo (e non ne avrei le competenze). Le parti si sono già scambiate varie memorie e perizie (che Re:Common ha deciso di rendere pubbliche).Ma, quale che sia l’esito del processo, ci sono aspetti politici molto rilevanti che riguardano sia il ruolo causale e le responsabilità di Eni e aziende simili nel produrre cambiamento climatico pericoloso, sia l’opportunità di intentare una causa del genere. Si tratta di aspetti che ciascun cittadino e consumatore dovrebbe conoscere e su cui dovrebbe riflettere.Si possono veramente tracciare legami fra il comportamento di un’azienda e il cambiamento climatico? Le catene causali che producono cambiamenti pericolosi nel clima sono complesse e non lineari.Questione di sistemaNessuno da solo, neanche un’azienda così grande, può essere la causa unica del cambiamento climatico. Gli effetti sul clima sono prodotti dallo stile di vita che milioni di persone hanno adottato negli ultimi due secoli.Non basta una sola azienda: ci vuole un intero sistema economico. Peraltro, le aziende vendono un prodotto, ma sono i loro consumatori a farne uso.La maggior parte di emissioni non derivano dall’estrazione o dal trasporto del petrolio o del gas, ma dal fatto che tutti noi usiamo i combustibili fossili. Siamo anche, e soprattutto noi, responsabili delle emissioni che produciamo grazie ai combustibili forniti da Eni e altre aziende simili.Quest’argomentazione è molto potente. Ma può avere esiti inaspettati e rovesciarsi nel suo opposto. Immaginate di trovarvi in riva a un fiume, con tanti altri, e di buttare nell’acqua una goccia di un liquido perfettamente innocuo.Un certo numero di gocce del liquido, però, compongono una mistura velenosa. Più giù, un incauto escursionista assetato beve e muore avvelenato. Di chi è la colpa? Di tutti? Di nessuno? Nessuna singola goccia era velenosa, ma un certo numero di gocce lo sono state.Tutti noi potremmo dire: «Se tutti gli altri non avessero versato la loro goccia, non sarebbe successo nulla, anche se l’avessi fatto io». E, naturalmente, chi ci ha venduto il liquido non è responsabile dell’uso che ne abbiamo fatto. Eppure, non sarebbe assurdo sentirsi in colpa, per lui e per noi.E sarebbe oltraggioso scuotere le spalle di fronte ai parenti del defunto. Allo stesso modo, possono le aziende che producono combustibili fossili trincerarsi dietro ragionamenti del genere?Davvero contribuire a un pericolo, anche se non se ne è l’unica causa, è un fatto privo di valenze politiche e morali? Essere complici non conta nulla?Ma, anche se fosse così, ci possono essere dubbi sull’opportunità della causa. La responsabilità dei produttori di combustibili fossili è politica, non giuridica.Eni e le altre aziende che producono combustibili fossili hanno rispettato le leggi e seguito le regole del mercato. Tocca agli Stati cambiarle, imponendo comportamenti diversi.Chiedere a un tribunale di imporre a Eni una modifica del piano industriale lede la libertà di impresa e dà al giudice il compito di decidere le politiche climatiche al posto dei governi e dei legislatori.Ma i giudici non sono rappresentanti dei cittadini, né hanno funzioni politiche. Un processo come questo non tiene conto della separazione dei poteri negli Stati liberali.Ma anche quest’argomentazione è ineccepibile solo a prima vista. Il mercato e la libertà d’impresa non sono fatti naturali. Sono scelte sociali. A un certo punto della storia ci siamo resi conto che il mercato garantiva più benessere ed efficienza di altri sistemi economici.Dove finisce la libertà d’impresaLa libertà d’impresa è giustificata dalle conseguenze benefiche del suo esercizio. Ovvio, e forse naturale, invece, è il diritto di vivere una vita decente in un pianeta ospitale.Se l’esercizio della libertà d’impresa lede questo diritto, allora ci sono ragioni per limitarla. E se la politica non protegge a sufficienza il diritto a un ambiente compatibile con la vita umana, è sensato che i giudici intervengano.I giudici non rappresentano i cittadini, ma le istituzioni giuridiche si fondano sulla priorità di certi diritti e, quando si tratta di farli rispettare, possono supplire alle deficienze della politica.I mercati, inoltre, non sono sfere separate. Sono parte della società e della comunità politica. Le imprese hanno, come altri gruppi collettivi, doveri di cittadinanza.Possono, col loro comportamento, ostacolare o favorire l’evoluzione legislativa che serve a tutelare meglio diritti esistenti. La transizione ecologica è un’impresa collettiva, con costi da dividere fra tutti, per il bene delle generazioni future e del Pianeta.Nel processo s’invoca la responsabilità storica di Eni. Ma ci sono altri principi politici che si possono richiamare. Per esempio, il principio che chi più ha e può più deve contribuire.Chi determina con la propria strategia le condotte dei consumatori e le loro opzioni, influenza le scelte delle altre aziende nel mondo e, talvolta, anche le decisioni politiche non può non assumersi il compito di pensare agli interessi generali e futuri, prima e oltre a quelli dei propri azionisti e dei propri lavoratori.Il contenzioso climatico ha anche e soprattutto un valore simbolico, utile a ricordare tutto questo.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?Accedigianfranco pellegrinofilosofoProfessore associato di filosofia politica alla LUISS Guido Carli. Si occupa di storia dell’etica e filosofia politica contemporanea.

Gli Usa premono all’Onu per un cessate il fuoco a Gaza. L’ipotesi di una “entità” palestinese per gli aiutiIl ministro Urso ha chiesto ai benzinai la revoca dello sciopero

Notizie di Politica italiana - Pag. 106

Elezioni regionali 2023, il centrodestra vince in Lazio e in Lombardia con Rocca e FontanaPer Conte siamo a un passo dall'entrare in guerra: "Invio di armi preludio di quello di uomini"

La difficile transizione energetica in Vietnam. Gli attivisti chiedono aiuto ad ApplePolitici, pubblicati redditi dei deputati: chi è il più ricco della Camera?

La mossa furba del giocatore di poker Macron

Tajani: «Negoziati per la tregua a una svolta». Per il Nyt, Netanyahu rischia il mandato d’arresto dell’AjaLa principessa di Galles Kate Middleton ha annunciato di avere un cancro

Ryan Reynold
Addio al carbone entro il 2035, c’è l’accordo al G7. Sul tavolo anche lo stop all’inquinamento da plasticaLa Russa presente alla corsa per la Giornata della Memoria: "Ora conta esserci"Papa Francesco alla messa pasquale: «La guerra è una sconfitta»

Economista Italiano

  1. avatarPichetto Fratin: "Le bollette del gas scenderanno"ETF

    Sanremo, Tremaglia di FDI provoca: "Ma il limone di Rosa Chemical a Fedez era organizzato e consensuale?"Fratelli d'Italia: Meloni commissaria il partito romanoZelensky: «Senza aiuti Usa perderemo la guerra». Scatta l’allarme bombe-aliantiMezzaluna rossa, l’esercito israeliano assedia l’ospedale Al Amal a Gaza. Guterres chiede il cessate il fuoco immediato

      1. avatarL’Unione europea chiede a Israele di aprire più valichi per gli aiuti a Gaza. Schumer: «Netanyahu è un ostacolo alla pace»MACD

        Lavrov: «La Russia pronta a misure di deterrenza nucleare contro gli Stati Uniti»

  2. Trump-Stormy Daniels, al via il processo: cosa è successo e di cosa è accusato l'ex presidente UsaOperazione di Israele nell'ospedale al Shifa. Riprendono le mediazioni in QatarSanremo, Tremaglia di FDI provoca: "Ma il limone di Rosa Chemical a Fedez era organizzato e consensuale?"Fuori dal Coro, Salvini sulla Rai: "In futuro potrebbe essere gratuita"

  3. avatarTunisia, la repressione di Saïed contro la società civile a difesa dei rifugiatiBlackRock Italia

    Notizie di Politica italiana - Pag. 116I carri armati nel cuore di Rafah mentre Spagna, Norvegia e Irlanda riconoscono la PalestinaIl Pd si svuota: al collasso il numero di iscritti, l'unico nuovo tesserato è la BoldriniProcesso Open Arms, gli audio della deposizione di Conte in Tribunale: “Mi imbarazzo”

L’esercito israeliano occupa il valico di Rafah e blocca gli aiuti. Scambio di accuse sull’accordo saltato

Mandato d’arresto per Netanyahu. Per il procuratore della Cpi è come i capi di HamasSigarette elettroniche, arriva la stretta del ministro Schillaci*