File not found
Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock

Indetto l'Anno giubilare lauretano, inizierà l'8 dicembre

Addio Herlitzka, il recitar con l’animaTrump e il nome di Kamala Harris: Donald lo sbaglia sempre (apposta)Perché è adesso che va rilanciato il dialogo tra confessioni diverse

post image

Giorgia Meloni e Andrea Giambruno in vacanza nel Salento. La premier: «Trascorreremo qualche giorno insieme»Quale che sia l’esito del processo contro l’azienda,MACD ci sono aspetti politici molto rilevanti che riguardano sia il ruolo causale e le responsabilità di Eni e aziende simili nel produrre cambiamento climatico pericoloso, sia l’opportunità di intentare una causa del genere. Si possono veramente tracciare legami fra il comportamento di un’azienda e il cambiamento climatico? Le catene causali che producono cambiamenti pericolosi nel clima sono complesse e non lineariVenerdì 16 febbraio si è tenuta la prima udienza della causa intentata da Re:Common, Greenpeace e altri contro Eni, ministero dell’Economia e delle Finanze e Cassa Depositi e Prestiti – il primo caso italiano di contenzioso climatico diretto, in cui le politiche climatiche sono oggetto del procedimento, come ha già raccontato su queste pagine Ferdinando Cotugno.Re:Common e Greenpeace chiedono che il giudice imponga ad Eni di contribuire di più all’abbattimento delle emissioni, modificando il proprio piano industriale.Ciò perché Eni ha prodotto una parte identificabile delle emissioni globali nel passato. In virtù della sua responsabilità storica, l’azienda avrebbe il dovere di compensare i danni del passato e prevenire possibili danni futuri.È difficile andare nel merito giuridico di tutto questo (e non ne avrei le competenze). Le parti si sono già scambiate varie memorie e perizie (che Re:Common ha deciso di rendere pubbliche).Ma, quale che sia l’esito del processo, ci sono aspetti politici molto rilevanti che riguardano sia il ruolo causale e le responsabilità di Eni e aziende simili nel produrre cambiamento climatico pericoloso, sia l’opportunità di intentare una causa del genere. Si tratta di aspetti che ciascun cittadino e consumatore dovrebbe conoscere e su cui dovrebbe riflettere.Si possono veramente tracciare legami fra il comportamento di un’azienda e il cambiamento climatico? Le catene causali che producono cambiamenti pericolosi nel clima sono complesse e non lineari.Questione di sistemaNessuno da solo, neanche un’azienda così grande, può essere la causa unica del cambiamento climatico. Gli effetti sul clima sono prodotti dallo stile di vita che milioni di persone hanno adottato negli ultimi due secoli.Non basta una sola azienda: ci vuole un intero sistema economico. Peraltro, le aziende vendono un prodotto, ma sono i loro consumatori a farne uso.La maggior parte di emissioni non derivano dall’estrazione o dal trasporto del petrolio o del gas, ma dal fatto che tutti noi usiamo i combustibili fossili. Siamo anche, e soprattutto noi, responsabili delle emissioni che produciamo grazie ai combustibili forniti da Eni e altre aziende simili.Quest’argomentazione è molto potente. Ma può avere esiti inaspettati e rovesciarsi nel suo opposto. Immaginate di trovarvi in riva a un fiume, con tanti altri, e di buttare nell’acqua una goccia di un liquido perfettamente innocuo.Un certo numero di gocce del liquido, però, compongono una mistura velenosa. Più giù, un incauto escursionista assetato beve e muore avvelenato. Di chi è la colpa? Di tutti? Di nessuno? Nessuna singola goccia era velenosa, ma un certo numero di gocce lo sono state.Tutti noi potremmo dire: «Se tutti gli altri non avessero versato la loro goccia, non sarebbe successo nulla, anche se l’avessi fatto io». E, naturalmente, chi ci ha venduto il liquido non è responsabile dell’uso che ne abbiamo fatto. Eppure, non sarebbe assurdo sentirsi in colpa, per lui e per noi.E sarebbe oltraggioso scuotere le spalle di fronte ai parenti del defunto. Allo stesso modo, possono le aziende che producono combustibili fossili trincerarsi dietro ragionamenti del genere?Davvero contribuire a un pericolo, anche se non se ne è l’unica causa, è un fatto privo di valenze politiche e morali? Essere complici non conta nulla?Ma, anche se fosse così, ci possono essere dubbi sull’opportunità della causa. La responsabilità dei produttori di combustibili fossili è politica, non giuridica.Eni e le altre aziende che producono combustibili fossili hanno rispettato le leggi e seguito le regole del mercato. Tocca agli Stati cambiarle, imponendo comportamenti diversi.Chiedere a un tribunale di imporre a Eni una modifica del piano industriale lede la libertà di impresa e dà al giudice il compito di decidere le politiche climatiche al posto dei governi e dei legislatori.Ma i giudici non sono rappresentanti dei cittadini, né hanno funzioni politiche. Un processo come questo non tiene conto della separazione dei poteri negli Stati liberali.Ma anche quest’argomentazione è ineccepibile solo a prima vista. Il mercato e la libertà d’impresa non sono fatti naturali. Sono scelte sociali. A un certo punto della storia ci siamo resi conto che il mercato garantiva più benessere ed efficienza di altri sistemi economici.Dove finisce la libertà d’impresaLa libertà d’impresa è giustificata dalle conseguenze benefiche del suo esercizio. Ovvio, e forse naturale, invece, è il diritto di vivere una vita decente in un pianeta ospitale.Se l’esercizio della libertà d’impresa lede questo diritto, allora ci sono ragioni per limitarla. E se la politica non protegge a sufficienza il diritto a un ambiente compatibile con la vita umana, è sensato che i giudici intervengano.I giudici non rappresentano i cittadini, ma le istituzioni giuridiche si fondano sulla priorità di certi diritti e, quando si tratta di farli rispettare, possono supplire alle deficienze della politica.I mercati, inoltre, non sono sfere separate. Sono parte della società e della comunità politica. Le imprese hanno, come altri gruppi collettivi, doveri di cittadinanza.Possono, col loro comportamento, ostacolare o favorire l’evoluzione legislativa che serve a tutelare meglio diritti esistenti. La transizione ecologica è un’impresa collettiva, con costi da dividere fra tutti, per il bene delle generazioni future e del Pianeta.Nel processo s’invoca la responsabilità storica di Eni. Ma ci sono altri principi politici che si possono richiamare. Per esempio, il principio che chi più ha e può più deve contribuire.Chi determina con la propria strategia le condotte dei consumatori e le loro opzioni, influenza le scelte delle altre aziende nel mondo e, talvolta, anche le decisioni politiche non può non assumersi il compito di pensare agli interessi generali e futuri, prima e oltre a quelli dei propri azionisti e dei propri lavoratori.Il contenzioso climatico ha anche e soprattutto un valore simbolico, utile a ricordare tutto questo.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?Accedigianfranco pellegrinofilosofoProfessore associato di filosofia politica alla LUISS Guido Carli. Si occupa di storia dell’etica e filosofia politica contemporanea.

Incendio a Monte Mario, fiamme e paura a Roma: evacuati Osservatorio, gli studi Rai e sei palazzineDon Battaglia per le vittime di Scampia: arginare il crollo sociale

Vasto incendio di sterpaglie a ridosso della Pontina: evacuata una palestra

Presentata a Piacenza Hydrogen Expo 2024Vasto incendio di sterpaglie a ridosso della Pontina: evacuata una palestra

Sempre più bambini vittime di tratta. Reclutamento onlineDalla Rai a Eurosport, tutti i Giochi minuto per minuto

Due alpinisti morti durante la scalata: precipitati sulla cima di Riofreddo

Guzzetti: legame con il territorio sì, senza cadere nel localismoLa grande illusione della memoria infinita di internet

Ryan Reynold
Ucraina, news oggi: e versa a Kiev 1,5 miliardi da asset RussiaColtivare bene la terra, responsabilità di tuttiSpecialisti tecnologici ricercati dalle imprese

investimenti

  1. avatarDerubano una coppia di turisti con un bambino di 4 anni: presi i Bonnie e Clyde della metroGuglielmo

    Le aree interne si spopolano e la gente va a vivere nelle grandi cittàLa carne rossa aumenta il rischio di demenza, che sia cotta o cruda: ecco perché e a cosa fare attenzioneCovid oggi Italia, contagi ancora in aumento: tre le regioni con più casi, ecco qualiScheletro di un bambino trovato sotto al pavimento, la scoperta macabra durante i lavori di ristrutturazione dell'appartamento

    ETF
    1. Cala l'attenzione dei media sulla crisi climatica, ma non ad "Avvenire"

      1. avatarImprese: gestione dei rischi climatici, Sace in partnership per polizze dedicateCampanella

        Si, no e ni: in scena le tre linee divergenti del governo

  2. avatarCala l'attenzione dei media sulla crisi climatica, ma non ad "Avvenire"Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock

    Bollette, quelle dell’energia elettrica raddoppiate in ultimi 4 anni: lo studioAbbandonata nel parcheggio di un negozio di liquori, cucciola di golden retriver trova una nuova famiglia (e un nome simbolico)Olimpiadi, Settebello eliminato (e derubato) ai quarti: la Federnuoto valuta il ricorso al Tas. «Solidarietà? Non ce ne facciamo nulla»Preghiera per un defunto: il rosario sta prendendo il posto del funerale?

  3. avatarA Porto Empedocle la preghiera per le vittime degli ultimi due naufragiGuglielmo

    Vincenzo e Francesca, gli sposi in ospedale dal papà malato di Sla: il video è commoventeAlta tensione a N'Djamena: ucciso dai militari il capo dell'opposizioneTreno fermo sui binari, pendolari escono dal tunnel in fila indiana. Cosa è successo a RomaPachy: «La voce? Si allena E il dolore si può gestire»

L'Argentina alla prova della motosega: centinaia di migliaia in piazza

Lo yacht di Steve Jobs a Napoli si scontra con quello del miliardario Ricardo Salinas: «Comprate Apple per aiutarli a pagare il danno»Marisa Laurito: «La camorra più importante è a Desenzano del Garda». Bufera al Comune: «Speriamo stesse scherzando»*