Il governo Meloni tratta sull'elezione diretta del Capo dello StatoNotizie di Politica italiana - Pag. 118Smart working, Zangrillo: “Non è una semi vacanza. Si basa su una logica di obiettivi e valutazione”
Bagarre per la Manovra: ecco di nuovo la "norma cinghiali"L'intervista«Quella non era l'Ultima Cena,Capo Analista di BlackRock ma Dioniso che arriva a tavola»Il direttore della cerimonia d'apertura di Parigi 2024, Thomas Jolly, risponde alle critiche del mondo cattolico e della destra: «L'idea era quella di una grande festa pagana, legata agli dei dell'Olimpo»© REUTERS Red. Online28.07.2024 14:55No, quella inscenata venerdì sera durante la cerimonia d'apertura di Parigi 2024 non era l'Ultima Cena di Leonardo da Vinci. Nonostante molti, a cominciare dal mondo cattolico, passando per i politici di destra ed estrema destra, abbiano pensato proprio al Cenacolo vinciano. E, di riflesso, si siano indignati. A smarcarsi dal paragone, nel tentativo di smorzare le polemiche che da giorni, oramai, attraversano social e media di tutto il mondo, è il direttore artistico della cerimonia, Thomas Jolly, durante un'intervista concessa a BFMTV. «Non era l'Ultima Cena la mia ispirazione» ha spiegato l'artista. «Credo fosse abbastanza chiaro che si trattava di Dioniso che arriva a tavola». Dioniso o, meglio, «il dio della Festa, del vino e padre di Sequana, la dea legata al fiume». Punto. «L'idea – ha proseguito Jolly – era quella di una grande festa pagana, legata agli dei dell'Olimpo. Olimpo, Olimpo, spirito olimpico».Tutto chiaro, verrebbe da dire. Lo stesso Philippe Katerine, il cantante al centro della rappresentazione, ovvero l'uomo mezzo nudo, dipinto di blu e con una corona di fiori e frutti in testa, sabato aveva cercato di smorzare i toni. «Se avessi davvero voluto provocare, mi sarei tolto quei pochi indumenti che mi restavano». E ancora: «Non mi permetterei mai una provocazione del genere, Gesù Cristo è il mio eroe da quando sono nato. Non è mia abitudine scioccare... Mi capita spesso, ma senza volerlo». Le polemiche, dicevamo, stanno andando avanti da giorni. Sono legate al tipo di rappresentazione andata in scena alle spalle di Katerine – ballerine, ballerini e drag, in una sorta di quadretto queer – ma soprattutto all'apparente richiamo con l'Ultima Cena. Apparente, già. Perché, per dirla con Jolly, in realtà il riferimento era un altro. Le polemiche, manco a dirlo, hanno toccato anche il Ticino. Fra le voci critiche, ieri, c'è stata pure quella di don Emanuele Di Marco: «Sono un educatore. Sono cattolico. Sono prete» ha scritto su Facebook. «Faccio parte di quella categoria che ha preso il pugno in pancia della cerimonia di apertura delle Olimpiadi. La parodia dell’Ultima Cena di Leonardo (risparmio i dettagli studiati proprio bene per beffarsi di chi crede nella fede cristiana) ha davvero raggiunto il suo scopo. Ha ferito, ha fatto male. E non mi interessa alcuna questione politica (destra, sinistra… Gesù ha detto che chiaramente i posti accanto a Lui sono sempre libera scelta del Padre), quindi per favore non sfruttiamo questo avvenimento per scadere nelle beghe politiche. Quando vedo un bimbo che prende in giro un altro bimbo sono abituato a intervenire e a mettere pace, addirittura chiedendo una parola o un gesto significativo. Mi hanno insegnato così. Ed è un valore che ho fatto mio. Mi fa male vedere che una manifestazione simile possa inneggiare all’inclusività offendendo molte persone. E non mi importa quante. Sarebbe stato sbagliato comunque, qualunque gesto avesse offeso anche una sola persona. La festa non è prendere in giro qualcosa di importante per qualcuno. È un gesto fatto per ferire. Per dividere. Proprio lì, in quella città che aveva il fiato sospeso per Notre-Dame in fiamme. I cinque anelli del simbolo olimpico mi sembrano così slegati in questo momento. Lo ripeto: mi fa male. Se era questo il vostro obiettivo, voi che avete progettato e realizzato questa messa in scena, sappiatelo. Ci siete riusciti. Sono educatore. Sono cattolico. Sono prete. Mi avete fatto male. Ci siete riusciti». Anne Descamps, direttrice della comunicazione di Parigi 2024, al di là delle parole di Jolly ha detto: «Ovviamente, la nostra intenzione non era di mancare di rispetto a un gruppo religioso, qualunque esso sia. Al contrario, la nostra intenzione era mostrare tolleranza e comunione. Se qualcuno è stato offeso, noi ce ne scusiamo».In questo articolo: Parigi 2024
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