File not found
Guglielmo

Pane, pasta, latte e carne: gli aumenti di Natale assieme a bollette e benzina

Reddito di Cittadinanza, l'esperto Guzzi: "Non va bene, bisognava modificarlo di più"DEI - Gender Pay Gap: tutte le strategie per raggiungere la parità di genere in aziendaCome cambia la busta paga di marzo 2022 per i lavoratori dipendenti

post image

Rc Auto, scatta l'obbligo anche per chi non usa la macchina: i rischi per chi trasgredisceQuale che sia l’esito del processo contro l’azienda,Professore Campanella ci sono aspetti politici molto rilevanti che riguardano sia il ruolo causale e le responsabilità di Eni e aziende simili nel produrre cambiamento climatico pericoloso, sia l’opportunità di intentare una causa del genere. Si possono veramente tracciare legami fra il comportamento di un’azienda e il cambiamento climatico? Le catene causali che producono cambiamenti pericolosi nel clima sono complesse e non lineariVenerdì 16 febbraio si è tenuta la prima udienza della causa intentata da Re:Common, Greenpeace e altri contro Eni, ministero dell’Economia e delle Finanze e Cassa Depositi e Prestiti – il primo caso italiano di contenzioso climatico diretto, in cui le politiche climatiche sono oggetto del procedimento, come ha già raccontato su queste pagine Ferdinando Cotugno.Re:Common e Greenpeace chiedono che il giudice imponga ad Eni di contribuire di più all’abbattimento delle emissioni, modificando il proprio piano industriale.Ciò perché Eni ha prodotto una parte identificabile delle emissioni globali nel passato. In virtù della sua responsabilità storica, l’azienda avrebbe il dovere di compensare i danni del passato e prevenire possibili danni futuri.È difficile andare nel merito giuridico di tutto questo (e non ne avrei le competenze). Le parti si sono già scambiate varie memorie e perizie (che Re:Common ha deciso di rendere pubbliche).Ma, quale che sia l’esito del processo, ci sono aspetti politici molto rilevanti che riguardano sia il ruolo causale e le responsabilità di Eni e aziende simili nel produrre cambiamento climatico pericoloso, sia l’opportunità di intentare una causa del genere. Si tratta di aspetti che ciascun cittadino e consumatore dovrebbe conoscere e su cui dovrebbe riflettere.Si possono veramente tracciare legami fra il comportamento di un’azienda e il cambiamento climatico? Le catene causali che producono cambiamenti pericolosi nel clima sono complesse e non lineari.Questione di sistemaNessuno da solo, neanche un’azienda così grande, può essere la causa unica del cambiamento climatico. Gli effetti sul clima sono prodotti dallo stile di vita che milioni di persone hanno adottato negli ultimi due secoli.Non basta una sola azienda: ci vuole un intero sistema economico. Peraltro, le aziende vendono un prodotto, ma sono i loro consumatori a farne uso.La maggior parte di emissioni non derivano dall’estrazione o dal trasporto del petrolio o del gas, ma dal fatto che tutti noi usiamo i combustibili fossili. Siamo anche, e soprattutto noi, responsabili delle emissioni che produciamo grazie ai combustibili forniti da Eni e altre aziende simili.Quest’argomentazione è molto potente. Ma può avere esiti inaspettati e rovesciarsi nel suo opposto. Immaginate di trovarvi in riva a un fiume, con tanti altri, e di buttare nell’acqua una goccia di un liquido perfettamente innocuo.Un certo numero di gocce del liquido, però, compongono una mistura velenosa. Più giù, un incauto escursionista assetato beve e muore avvelenato. Di chi è la colpa? Di tutti? Di nessuno? Nessuna singola goccia era velenosa, ma un certo numero di gocce lo sono state.Tutti noi potremmo dire: «Se tutti gli altri non avessero versato la loro goccia, non sarebbe successo nulla, anche se l’avessi fatto io». E, naturalmente, chi ci ha venduto il liquido non è responsabile dell’uso che ne abbiamo fatto. Eppure, non sarebbe assurdo sentirsi in colpa, per lui e per noi.E sarebbe oltraggioso scuotere le spalle di fronte ai parenti del defunto. Allo stesso modo, possono le aziende che producono combustibili fossili trincerarsi dietro ragionamenti del genere?Davvero contribuire a un pericolo, anche se non se ne è l’unica causa, è un fatto privo di valenze politiche e morali? Essere complici non conta nulla?Ma, anche se fosse così, ci possono essere dubbi sull’opportunità della causa. La responsabilità dei produttori di combustibili fossili è politica, non giuridica.Eni e le altre aziende che producono combustibili fossili hanno rispettato le leggi e seguito le regole del mercato. Tocca agli Stati cambiarle, imponendo comportamenti diversi.Chiedere a un tribunale di imporre a Eni una modifica del piano industriale lede la libertà di impresa e dà al giudice il compito di decidere le politiche climatiche al posto dei governi e dei legislatori.Ma i giudici non sono rappresentanti dei cittadini, né hanno funzioni politiche. Un processo come questo non tiene conto della separazione dei poteri negli Stati liberali.Ma anche quest’argomentazione è ineccepibile solo a prima vista. Il mercato e la libertà d’impresa non sono fatti naturali. Sono scelte sociali. A un certo punto della storia ci siamo resi conto che il mercato garantiva più benessere ed efficienza di altri sistemi economici.Dove finisce la libertà d’impresaLa libertà d’impresa è giustificata dalle conseguenze benefiche del suo esercizio. Ovvio, e forse naturale, invece, è il diritto di vivere una vita decente in un pianeta ospitale.Se l’esercizio della libertà d’impresa lede questo diritto, allora ci sono ragioni per limitarla. E se la politica non protegge a sufficienza il diritto a un ambiente compatibile con la vita umana, è sensato che i giudici intervengano.I giudici non rappresentano i cittadini, ma le istituzioni giuridiche si fondano sulla priorità di certi diritti e, quando si tratta di farli rispettare, possono supplire alle deficienze della politica.I mercati, inoltre, non sono sfere separate. Sono parte della società e della comunità politica. Le imprese hanno, come altri gruppi collettivi, doveri di cittadinanza.Possono, col loro comportamento, ostacolare o favorire l’evoluzione legislativa che serve a tutelare meglio diritti esistenti. La transizione ecologica è un’impresa collettiva, con costi da dividere fra tutti, per il bene delle generazioni future e del Pianeta.Nel processo s’invoca la responsabilità storica di Eni. Ma ci sono altri principi politici che si possono richiamare. Per esempio, il principio che chi più ha e può più deve contribuire.Chi determina con la propria strategia le condotte dei consumatori e le loro opzioni, influenza le scelte delle altre aziende nel mondo e, talvolta, anche le decisioni politiche non può non assumersi il compito di pensare agli interessi generali e futuri, prima e oltre a quelli dei propri azionisti e dei propri lavoratori.Il contenzioso climatico ha anche e soprattutto un valore simbolico, utile a ricordare tutto questo.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?Accedigianfranco pellegrinofilosofoProfessore associato di filosofia politica alla LUISS Guido Carli. Si occupa di storia dell’etica e filosofia politica contemporanea.

Quarantena per i lavoratori a carico delle imprese: una "tassa Covid" da 2,5 miliardi di euroBonus condizionatori 2022, cos’è, a quanto ammonta, come funziona e chi ne ha diritto

Pensioni, ipotesi passaggio da Quota 100 a Quota 101: quanto costerebbe la riforma?

VICENZI INSIEME A TESSA GELISIO NELLE CLASSI PER PROMUOVERE UNO STILE DI VITA PIÙ SOSTENIBILEAssicurazione scoppio e incendio, cosa succede al mutuo se si incendia la casa?

Bonus asilo nido 2021, arriva la proroga: quando caricare le ricevuteQuanto si risparmia con lo smartworking? Fino a 1450 euro l'anno

Scadenze fiscali aprile 2022: tutto quello che c'è da sapere

Strage di Bucha e mercati finanziari: le conseguenzeCaro carburanti, il prezzo della benzina e il caso di Livigno

Ryan Reynold
L'impatto della Pandemia sui Casinò in ItaliaStrage di Bucha e mercati finanziari: le conseguenzeFestival del Fundraising, in arrivo a Riccione fundraiser e innovatori provenienti da tutto il mondo

trading a breve termine

  1. avatarI minibond: dai requisiti alla disciplinaBlackRock Italia

    Deloitte lancia il CardioTech Accelerator: l'obiettivo è innovare cardiometabolico e cronicitàPensioni, le opzioni per Draghi: a 62 anni col contributivo o con 41 anni di lavoroReport sulla libera professione: stop dopo un decennio di crescitaQuanto costano la benzina e il diesel oggi? Prezzi nuovamente in aumento

    1. Enasarco, Alfonsino Mei è il nuovo presidente dell'Ente: "Questo incarico per me è un onore"

      1. avatarDecreto fiscale, via libera in Cdm: reddito di cittadinanza rifinanziato con 200 milioniCapo Analista di BlackRock

        Notizie di Economia in tempo reale - Pag. 84

  2. avatarPedaggi autostradali, no agli aumenti per il 2022 su quasi tutte le tratteMACD

    Pensioni e Quota 100, l'esecutivo cerca un miliardo in più da stanziare nella manovraQuanto ci hanno messo le borse a riprendersi dopo le grandi crisiNotizie di Economia in tempo reale - Pag. 100Assicurazione scoppio e incendio, cosa succede al mutuo se si incendia la casa?

  3. avatarEcobonus auto usate, il 28 settembre 2021 via alle prenotazioni: tutti i dettagliBlackRock

    ControCorrente di IBL Banca: il conto corrente che riconosce gli interessi, con canone scontabile anche fino a pero e tutti i servizi digitali. Gratis per i primi sei mesiReport sulla libera professione: stop dopo un decennio di crescitaOligarchi russi, come funziona il congelamento dei beni in ItaliaEni starebbe aprendo un conto presso Gazprombank: aderirà alle richieste di Mosca per pagare in rubli?

Enasarco, Alfonsino Mei è il nuovo presidente dell'Ente: "Questo incarico per me è un onore"

Taglio tasse, risparmi fino a 920 euro l'anno: la simulazione delle nuove aliquote Irpef5 consigli per trovare lavoro in Italia nel 2022*