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Una bozza di accordo di pace fra Russia ed Ucraina in 15 puntiThecriptovalute Village quando uscì, lasciò i più tra il sorpreso e il basito. Nessuno si aspettava che M. Night Shyamalan confezionasse non un horror, come ne Il Sesto Senso, ma un vero e proprio thriller psicologico che si faceva carico di profonde e palesi metafore politiche e sociali. Sarebbe poi stata una costante del percorso del regista negli anni a venire, ma di certo questo film rimane uno dei più interessanti del genere nel XXI secolo, una perla cinematografica per fortuna rivalutata nel tempo per ciò che ha saputo offrirci.Un film che seppe descrivere l'America di George W. BushVent'anni dopo, The Village di M. Night Shyamalan rimane una delle opere cinematografiche più potenti connesse non solo al genere del thriller psicologico, ma a tutta quella cinematografia che cercò di rendersi interprete o comunque depositaria di ciò che era stato l'11 settembre, del profondissimo cambiamento che aveva generato. Un cambiamento sia culturale che politico, sociale ed intimo, che aleggiava su tutto e su tutti. Shyamalan in quel 2004 scrive, produce e dirige un film che all'epoca fu tra i più divisivi, discussi, criticati, idolatrati e infine anche da molti detestati che si fossero visti. The Village palesò fin dall'inizio un'identità politica sfacciata, ma connessa ad un sistema di scatole cinesi, false verità e depistaggi, semplicemente geniale. Ad ogni modo, esce in un periodo, gli anni successivi all'attentato alle torri gemelle, in cui l'America bene o male ha abbracciato in pieno il corso politico di George W. Bush, e anche il mercato audiovisivo si è allineato. Questo riguarda non solo e non tanto la necessità di essere uniti, ma anche la volontà di non accettare alcuna critica, alcuno sguardo rivolto verso l'interno.Si cercò di rifiutare ogni tentativo di generare un mutamento della percezione di sé stessi e del mondo circostante. Questo si rifletté ovviamente anche nella settima arte e per questo The Village ancora oggi rappresenta una sorta di ribellione artistica ad un diktat culturale. Come molti altri film del regista, tre più incostanti ma anche affascinanti della sua generazione, The Village si nutre di un'attesa palpabile, dovuta sia alle poche notizie, al gossip, ai misteri per una produzione totalmente blindata tra i boschi della Pennsylvania, sia perché vi fu di base anche, grazie al trailer, il sospetto da parte di molti che si trattasse di un horror tout court. Il che spiega anche perché parte della critica all'epoca rimase abbastanza delusa e fredda, ma nel corso degli anni non si può negare che The Village abbia conquistato la sua statura di film simbolo di quel preciso momento storico e politico. Soprattutto è diventato il film totem di quella paura, che è il vero, grande tema che Shyamalan sviluppa con una coerenza e una maestria difficilmente pareggiabili ancora oggi.L'estate ci regala Woken, un horror fantascientifico dal fascino irlandeseUn promettente esordio cinematografico quello di Alan Friel, già autore del bel corto Cake, che fa miracoli con un piccolo budget e confeziona un racconto sinistro supportato dalle ottime performance di Maxine Peake e Erin KellymanThe Village è un gioco di prestigio sensazionale, volendo anche furbo, nel senso naturalmente positivo del termine. L'illusione iniziale è quella di trovarsi all'epoca dei padri fondatori, in una comunità puritana perso nelle foreste di fine '600, infestata regolarmente da mostruosi esseri, denominati “creature innominabili”. Quella comunità è totalmente asservita ad una visione ultra religiosa, chiusa, conservatrice e tradizionalista della vita e del mondo, ed è guidata con mano sicura da Edward Walker (William Hurt). Tuttavia, il giovane Lucius Hunt (Joaquin Phoenix), figlio di Alice Hunt (Sigourney Weaver), è insofferente alle strettissime regole che dirigono la comunità e che riguardano soprattutto il divieto di avere ogni tipo di contatto con l'esterno, di attraversare il bosco, da dove pare provengano le “creature innominabili”. Nel momento in cui egli infrange il tabù ed esse si manifestano nel villaggio, la sua azione viene severamente ripresa. La gelosia che Noah (Adrien Brody) prova nei confronti di Lucius, per il legame di quest'ultimo con la non vedente Ivy Walker (Bryce Dallas Howard), giocherà un ruolo fondamentale nello sviluppa della trama.Quando infatti Noah, che soffre chiaramente di patologie mentali, accoltella Lucius e lo lascia in fin di vita, per salvarlo Ivy Walker chiederà al padre di poter attraversare il bosco e cercare aiuto. Ma prima verrà illuminata da questi circa la vera natura delle “creature innominabili”: esse altro non sono che un'invenzione, una serie di costumi eccentrici e perfettamente studiati dagli anziani del villaggio, che li hanno concepiti per tenere sotto controllo la loro stessa comunità, attraverso la paura. Una paura che si basa sul niente, ma che è stato uno strumento perfetto per mantenere lo status quo, nonché l'ordine sociale e gerarchico di quel piccolo mondo, per rendere ogni elemento esterno una nemesi. La metafora politica di The Village fu chiara a tutti già allora, di certo fu il fattore fondamentale per il quale il film fu così inviso da una certa parte di critica americana, ancora innamorata della riscoperta della propria supremazia morale. Era quest'ultima la sine qua non con cui affrontare quella guerra al terrore, che bene o male aleggiava anche in questo film.Un film sull'importanza della paura come arma psicologicaThe Village si nutre di metafore straordinarie, visive e narrative. Ivy Walker è cieca, eppure vede la verità più di tutti gli altri, in lei si muove un messaggio che affonda le radici nel mito biblico e in quello greco. Lucius è l'anticonformismo, lo spirito di ribellione anche giovanile, ma è soprattutto la volontà di conoscenza dell'essere umano frenata dal dogma, dall'ipse dixit. Poi c'è Noah. Egli rappresenta la follia nel senso più aberrante e mitologico, egli è il volto vero, reale, di un paese che non prevede alcun tipo di obiezione, infantile, intollerante. Noah morirà nel bosco, con addosso un costume di quelle creature che tanto terrorizzava il villaggio, caduto mentre cercava di fermare Ivy. The Village però, nel momento in cui ci fa comprendere che in realtà siamo nel XXI secolo, che quella comunità è fatta di uomini e donne che hanno rifiutato la modernità e hanno cercato di riconnettersi ai cosiddetti valori tradizionali, ci spiazza completamente.

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