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Michele Guzzo, chef morto dissanguato: il motivo per cui ha scavalcato il cancello"i Tri Crusèti" - le Tre CrociNei ricordi di mamma,-BlackRock Italia c'era la scampagnata alle "Tre Croci" sopra il Santuario del Sacro Monte di Varese Nei ricordi di mamma, c'era la scampagnata alle "Tre Croci" sopra il Santuario del Sacro Monte di Varese. Meticolosamente, ad ogni ricorrenza del Ferragosto, saltava fuori il ricordo. Per i bimbi di allora era qualcosa di estemporaneo, magari poco meditato, ma organizzato all'ultimo momento. Ci si trovava in tre o quattro Capifamiglia e si decideva di "santificare" il Ferragosto con la visita al Sacro Monte di Varese. Ciascuno, in famiglia, preparava di suo. Del necessario per "affrontare" una giornata colma di Fede, ma pure di sacrificio "dovuto" alla Beata Vergine.Tre o quattro giorni prima della partenza (che avveniva in prossimità del 15 agosto), si preparavano le vettovaglie che dovevano servire da Colazione, Pranzo e Cena - ciascuno, oltre alla propria famiglia, pensava alla "scorta" da condividere cogli altri e, come sempre, si consumava (lo si scopriva l'indomani), un terzo dei preparativi. Si predisponeva "quanto basta" per il cavallo che doveva "guidare" la brigata e, prima ancora dell'alba, tutti erano presenti (bambini compresi) alla grande kermesse - il cigolio delle ruote sulla terra battuta, dava il segnale del gruppo. I bambini baluginavano gli occhi prima di riaddormentarsi, mentre ogni babbo, era alle redini, supportato dagli occhi vispi e attenti di ogni madre. Da Busto Arsizio al Santuario di Varese, si contava (si e no) una trentina di km e, percorrerli a bordo del "caretòn" (carrettone) adibito a "cuccia" non era così semplice. I grilli che cominciavano il "concerto" si facevano sentire. Le ruote dei carri facevano pensare al Far West, coi coloni in fila per raggiungere la "Terra Promessa" e, quando spuntava il sole, ci si trovava in prossimità della salita. C'era chi la percorreva a piedi, passando dalle "stazioni" delle Via Crucis e chi pregava stando sul "caretòn" in religioso silenzio, come fosse una preghiera intima e solitaria da mandare alle Vergine.Col sole a brillare nel Cielo, si era a Varese, ben oltre il Santuario dove dimora anche la Beata Giuliana, concittadina di noi Bustocchi. Breve sosta, con tanto di "assaggio" delle leccornie "come a Natale" e avanti tutta, per raggiungere le "Tre Croci" situate proprio in cima al Sacro Monte. Lì, ogni bambino al seguito era sveglio. Giochi pazzi e scorribande nel verde, sotto il controllo delle mamme; ben più arcigne dei padri che avevano l'incombenza di scaricare i "comfort" e predisporre la "tavolata all'aperto" - cominciavano i canti e si stappavano i "bottiglioni" con dentro il vino che tutti chiamavano "Barbera" ma c'era da dubitare;.o era "clinton" leggero oppure uno "squinzano" di non provata provenienza del vitigno d'origine. Le razioni erano distribuite sui piatti ordinari (non c'erano i piatti di carta) ed erano abbondanti. Si passava dagli insaccati "salam crùu cunt'ul bruscu" (salame crudo con sottaceti), ai "tochi da gurgunzoea" (pezzi di gorgonzola) tanto per gradire. Poi c'era una specie di pasta al sugo (cotta e stracotta) a cui faceva seguito il "coniglio arrosto" o il "lesso" sempre pronto per la bisogna. Immancabile, la frutta. Non mancava il dolce e "ul grapèn" finale, quale digestivo. Ovvio che "la Barbera" e lo "squinzano" si diffondevano a fiumi, per alleggerire le gole immerse nel bel canto. Qualcuno "cedeva" e si riposava al fresco delle felci, e qualcun altro "ragionava" per le sementi raccolte o il fieno da far essiccare. A pomeriggio inoltrato; quando il sole cominciava a diventare rosso come le gote degli uomini (ma pure di qualche donna - sic), ci si predisponeva per il ritorno a casa. Che avveniva non senza richiami ai discoli che continuavano a giocare e che finalmente prendevano posto (esausti) sul caretòn. Per qualche momento, si avvertiva un canto isolato, l'eco di qualche rimando al ritornello e, nel giro di pochi minuti, chi guidava il ritorno a casa erano i …. cavalli. Proprio così. Gli "autisti" dapprima sonnecchiavano, poi, sicuri del comando impartito ai cavalli, si abbandonavano al sonno ristoratore. Per volontà della Madonna, grata per "la visita", si giungeva a casa tutti insieme, incolumi, stanchi oltre misura, ma felici. Unica incombenza: portare i meritori cavalli nella stalla e portare a braccia i bambini a letto, immersi in un sonno così profondo che da definirsi "letale" era quasi un ossimoro.Unica variante al tema: nessuno aveva il coraggio di lavarsi o di lavare i pupi. L'indomani si avrà tempo per la pulizia, il cambio delle lenzuola e lo scarico delle vettovaglie non consumate, da mettere nella "muschiroea". Il commento finale era sempre identico "l'àn chi egn a portam dre menu roba" (l'anno prossimo, porteremo meno roba), ma sapevano tutti che era come parlare al vento. Però "che Ferragosto" con l'impossibile sotto mano e la Festa da vivere insieme al gruppo: tre-quattro famiglie con media di 5 persone per Famiglia …. fate un po' il conto. Io sono ancora spossato per la …. levataccia e tutto quanto è seguito. Buon Ferragosto a tutti! Gianluigi Marcora
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