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Luigi Di Maio chiede alle Regioni di smetterla di cambiare ideaCOMMENTA E CONDIVIDI C’è un effetto "long Covid" anche sulle donazioni. La pandemia,MACD infatti, ha lasciato il segno sulla propensione degli italiani a donare. Il primo anno deviando ingenti flussi di denaro dalle organizzazioni non profit alle istituzioni. Lo scorso anno, quindi, facendo presagire il consolidamento di alcuni cambiamenti, in parte negativi. A cominciare dalla quota di persone che dichiarano di aver donato risorse economiche che nel 2021 sono calate di ben 2,3 punti a quota 12%.Sono queste le tendenze misurate nel quinto Rapporto "Noi doniamo" dell’Istituto italiano della Donazione (IID) che sarà presentato lunedì 3 ottobre alle 11 a Roma. Il Rapporto analizza tre tipologie di donazione – quella di capacità e tempo (volontariato), la donazione economica (denaro) e quella biologica (sangue, organi, tessuti) – analizzando e rielaborando oltre ai dati istituzionali, quelli di diverse ricerche: l’Indagine sulle raccolte fondi dello stesso IID; le ricerche BVA Doxa: "Italiani solidali" su un campione di 2.000 individui; l’indagine multiscopo sulle famiglie "Aspetti della vita quotidiana condotta da Istat su un campione di 25.000 italiani e l’"Italy Giving Report" di Vita non profit magazine riguardo al valore delle donazioni da privati cittadini nell’ultimo anno fiscale disponibile (in questo caso il 2019). Proprio quest’ultimo dato, il più "vecchio", antecedente allo scoppiare della pandemia, segnalava la tendenza ad un aumento delle donazioni da individui (+2,74%) arrivate a superare i 5,6 miliardi di euro complessivi, effettuate da meno persone ma più consistenti in valore. In lieve crescita – dal 33 al 36% – secondo Bva-Doxa anche la quota dei donatori informali (coloro che, ad esempio, lasciano un’offerta in chiesa o direttamente nelle mani di una persona bisognosa) comunque ancora lontani dal 41% di prima del Covid.In questo quadro difficile – che nel 2020 aveva visto molte associazioni soffrire per il "dirottamento" delle donazioni a loro riservate verso la Protezione civile o gli ospedali – le organizzazioni non profit (Onp) registrano alcuni miglioramenti. Crescono al 33%, infatti, le Onp che migliorano la loro raccolta fondi (+12 punti sul 2020) e calano al 39% quelle che l’hanno vista peggiorare (-13 punti). Potrebbe sembrare una contraddizione rispetto al calo dei donatori, ma in realtà si tratta di un fenomeno che va consolidandosi, ovvero la crescita delle donazioni alle Onp da parte di aziende piuttosto che da singole persone. Le organizzazioni che hanno raccolto di più dalle imprese passano dal 6% del 2020 al 26% dello scorso anno.Un altro segnale negativo viene dal volontariato. La quota di persone che nel 2021 hanno donato il loro tempo e impegno, infatti, è calato di 2,5 punti rispetto al 2020 e rispetto al 9,8% della popolazione che svolgeva attività di volontariato in epoca pre-pandemica siamo scesi al 7,3%. Discorso simile per quanto riguarda la donazione di sangue e di plasma: nel 2021 a offrire il braccio sono stati 1.653.268 volontari, l’1,8% in meno rispetto al 2019. In questo caso al trend negativo decennale (-5% dal 2012), legato soprattutto a fattori demografici, si è sommata una maggiore ritrosia a frequentare ospedali e centri trasfusionali dopo l’emergenza Covid. Buoni risultati vengono segnalati invece per quanto riguarda organi e tessuti: +12% le donazioni, +9% i trapianti e saliti a 469.650 i potenziali donatori di midollo osseo iscritti al Registro italiano.Quelli del 2021 sono dati che non hanno stupito gli esperti: «Ci aspettavamo che un evento di così grande portata come il Covid lasciasse un segno profondo anche sulle donazioni – commenta il presidente dell’Istituto Italiano della Donazione Stefano Tabò –. Se i dati mostrano una contrazione, che inverte la tendenza di lieve crescita di lungo periodo dell’impegno personale, va sottolineato però che le organizzazioni del Terzo settore dimostrano una sostanziale tenuta. Questa loro capacità di reagire e di praticare anche nuove strade per non far mancare il loro apporto alle comunità di riferimento fa ben sperare». Il riferimento è anzitutto «alla crescita del sostegno alle Organizzazioni non profit dimostrato dalle aziende», come sottolinea nel Rapporto il segretario generale IID Cinzia Di Stasio. Imprenditori e manager, evidentemente, stanno maturando una maggiore responsabilità sociale destinata negli anni futuri a crescere ancora sia sul piano culturale per la maggiore sensibilità al riguardo delle nuove generazioni, sia su quello pratico grazie all’impulso delle nuove norme, europee e nazionali, sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale per le aziende.Infine, si nota nel Rapporto, «dai dati emerge un legame molto stretto tra livello di cultura dei cittadini e disponibilità a donare». Ciò sta a significare che il possedere strumenti culturali favorisce la dimensione donativa dell’essere umano. Un rafforzamento culturale generale, dunque, può far crescere il volontariato, le donazioni e migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini.
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