Gli Usa premono all’Onu per un cessate il fuoco a Gaza. L’ipotesi di una “entità” palestinese per gli aiutiIran, cinque giorni di lutto per la morte del presidente Raisi. Le reazioni dei leader internazionaliRegionali Lazio, Meloni all’evento del centrodestra per Rocca: “Dopo 10 anni siamo ancora qui”
L’affare della ricostruzione di Gaza, tra mega progetti e ostacoliIl nigeriano Joseph David mentre riceve i Sacramenti di iniziazione cristiana impartiti dall'arcivescovo di Sorrento-Castellamare di Stabia Francesco Alfano - undefined COMMENTA E CONDIVIDI Quando il coro ha intonato quel canto di benedizione,Professore Campanella che gli ricordava la sua terra e sua madre che glielo cantava sempre, è scoppiato in lacrime. Quel canto, a lui così caro, è stato il regalo che la parrocchia di San Michele Arcangelo di Pimonte, piccolo Comune del Napoletano sui Monti Lattari, ha fatto a Joseph David – migrante nigeriano di 19 anni − durante il rito di iniziazione cristiana in cui ha ricevuto i sacramenti del battesimo, dell’eucaristia e della cresima. Il giovane è arrivato a Pimonte due anni fa, accolto nella rete Sai come minore non accompagnato in un centro gestito da Carmela Somma, la prima persona che ha conosciuto e che ha voluto come madrina.Compiuti i 18 anni, Joseph sarebbe dovuto andare via. Ma è stato accolto da quella parrocchia che è stata fin dal primo momento il suo punto di riferimento: ora vive in canonica e lavora in un’officina meccanica. «Quando è arrivato qui – racconta il parroco, Antonino Lazzazzara −, Joseph cercava sempre la chiesa. Ho saputo poi che era stata la madre a raccomandargli di andare sempre in chiesa e di pregare. È stata lei, profondamente cristiana, a trasmettere la fede a suo figlio. Mi incuriosiva questo ragazzo che veniva sempre a Messa, ma non faceva la Comunione. Così un giorno l’ho inseguito. Da lì è nato un percorso molto sentito di fde. Joseph non si è limitato a ricevere i sacramenti, ma li ha chiesti con insistenza e ha seguito un cammino cristiano lungo due anni prima di essere battezzato».Un momento del rito di iniziazione cristiana nella chiesa di Sant'Arcancangelo Pimonte - undefinedLa sua storia simile a quella di tanti suoi coetaneiLa sua storia è simile a quella di tanti migranti che arrivano in Italia: partito dalla Nigeria a 15 anni, ha attraversato il deserto, è arrivato in Tunisia, si è imbarcato su uno dei barconi della speranza ed è infine sbarcato a Lampedusa. Fino a lì, con lui c’era stato suo fratello maggiore, ma dall’approdo in Italia le loro strade si sono separate. Quel fratello oggi vive a Roma, ma è venuto a Pimonte con un’altra sorella, che vive a Pescara, per partecipare al Battesimo di Joseph. Loro due non sono state le uniche persone della famiglia ad assistere a quel rito così importante per il giovane nigeriano. In qualche modo, alla cerimonia era presente anche quella madre che gli ha trasmesso la fede: la donna ha infatti potuto assistervi attraverso la diretta Facebook fatta dalla parrocchia grazie al cellulare che Joseph stesso le ha regalato apposta per questo evento. «La sua presenza – dice il parroco – ha fatto bene a tutta la comunità fin dal primo momento, abituati come siamo a dare la fede spesso per scontata. Invece, quella fede lui la chiede e ne fa un caposaldo della sua vita. Se vede due persone litigare, si intromette e dice: “Gesù dice di non fare così”. È un esempio e una provocazione per tutti noi».il rito è stato l’arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia, Francesco Alfano. «Mi è capitato – dice monsignor Alfano – diverse volte di celebrare un battesimo per adulti, ma confesso che difficilmente ho sentito in quelle occasioni la stessa partecipazione di tutta la comunità e un’intensità simile a quelle che ho sentito invece battezzando Joseph. Storie come la sua ci interrogano e ci invitano a essere più attenti a chi viene da fuori e anche a tanti altri giovani adulti che vivono in mezzo a noi. Come trasmettere la fede in un contesto sociale che è cambiato rispetto al passato, anche se forse nel Sud si sente meno questo cambiamento? Siamo chiamati a sperimentare nuove forme di evangelizzazione: è proprio quello che ci ricorda spesso il Papa».Un momento della celebrazione del giovane nigeriano Joseph David a cui hanno partecipato il fratello e la sorella - undefined
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